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Esplosione di Calenzano, i pm: “Chiara inosservanza delle procedure”. Perquisite alcune sedi Eni e ditta Sergen

Una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico “in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste“, e “le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco”. È la procura di Prato, come anticipato da Repubblica, che indica un primo punto dell’inchiesta sull’esplosione avvenuta lunedì 9 dicembre nel deposito Eni di Calenzano (Firenze) e che ha causato cinque morti e ventisei feriti, tre dei quali ancora ricoverati in ospedale in gravi condizioni. Dai primi rilievi tecnici disposti non è stato trovato esplosivo, quindi, viene escluso che l’esplosione sia da attribuire a un possibile sabotaggio.

L’indagine e le perizie La procura di Prato conferma di aver aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo, crollo doloso di costruzioni o altri disastri e rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro. Perquisizioni sono state effettuate in più sedi italiane di Eni, non solo negli uffici del deposito dove c’è stato lo scoppio. Le perquisizioni sono state mirate ad acquisire documenti sulla gestione del sito, e anche sull’incarico alla ditta esterna che si occupava della manutenzione straordinaria e sullo stato degli apparati dove c’è stata l’esplosione. La procura ha dato incarico per effettuare più perizi, Oltre a quella, già resa nota, a due tecnici esplosivisti, le altre sono state affidate a tre medici legali per le autopsie e gli altri accertamenti sulle salme in modo da stabilire la causa della morte. Un’altra a due genetisti forensi per i confronti di Dna e il rilievo delle impronte digitali, laddove necessario, sui resti. Tra loro c’è un esperto antropologo.

Perquisita la ditta Sergen – Su disposizione del procuratore Luca Tescaroli, i carabinieri hanno perquisito il deposito in cui è avvenuta la tragedia e la Sergen di Potenza, ditta incaricata di lavori di manutenzione nell’impianto di Calenzano e per cui lavoravano i due tecnici Gerardo Pepe e Franco Cirelli, morti insieme ai tre autisti Vincenzo Martinelli, Carmelo Corso e Davide Baronti. a ditta Sergen “stava eseguendo dei lavori di manutenzione nei pressi dell’area destinata al carico del carburante: in particolare avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni” e “la circostanza che fosse in atto un’attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse al disastro”. La Sergen Srl, in una dichiarazione all’Ansa, ha espresso “profondo cordoglio per la morte dei due lavoratori lucani, Franco Cirelli e Gerardo Pepe, avvenuta nell’esplosione del Calenzano, ed è vicina alle loro famiglie ed a quelle di tutte le persone rimaste coinvolte nell’incidente”. L’Azienda “pienamente fiduciosa nell’operato della Magistratura, ha prestato e presterà collaborazione all’Autorità giudiziaria per l’accertamento dei fatti”.

La manutenzione straordinaria – Al deposito era in corso una manutenzione straordinaria, resasi necessaria su apparati che ne avrebbero necessitato da anni. Le presunte inadempienze nella fase della manutenzione straordinaria alle pensiline numero 5 e numero 6 è uno dei fronti di lavoro della procura di Prato. Agli inquirenti risulterebbe che, sul luogo dove veniva eseguita la manutenzione straordinaria, ci fosse un guasto che causava un malfunzionamento da alcuni anni. Un operatore ha segnalato alle ore 10, 21 minuti e 30 secondi un’anomalia nell’area pensiline di carico, “tant’è che si è allontanato e si è messo in salvo la vita” dall’imminente stato di pericolo. L’intero deposito è stato posto sotto sequestro dalla procura di Prato per svolgere le indagini tecniche necessarie per stabilire le cause dello scoppio alle pensiline di carico.

Eni ha chiesto di intervenire per smaltire correttamente acque potenzialmente inquinanti, ma tutta l’attività di approvvigionamento, stoccaggio e distribuzione carburanti “deve restare ferma” fino a che sarà necessario. Sempre Repubblica riferisce anche che due mesi fa Vincenzo Martinelli, autista morto nell’esplosione insieme ai colleghi Carmelo Corso e Davide Baronti, parlava di “continue anomalie riscontrate sulla base di carico” in una lettera alla sua azienda Bt trasporti per replicare all’apertura di un procedimento disciplinare a suo carico per essersi rifiutato di completare un viaggio.

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