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Yasmine, 11 anni, unica sopravvissuta al naufragio: salvata dalle sue grida nel buio. Ma restano molte incognite

Aggrappata alla vita, che per lei era materializzata in “due salvagenti improvvisati fatti di tubi di pneumatici riempiti d’aria e un giubbotto di salvataggio”. Persa in mezzo al mare, nel gelo dell’acqua, unica superstite su 45 persone. Senza madre, padre, il fratello disperso nelle profondità del Mediterraneo. Di Yasmine, 11enne della Sierra Leone sopravvissuta all’ennesimo disperato naufragio di chi attraversa il mare sperando, l’unica immagine è un telo termico dorato dietro al quale emerge un’ombra di lei, assistita dai soccorritori a bordo del veliero Trotamar III, della Ong tedesca Compasscollective, che l’hanno tratta in salvo al largo di Lampedusa. “È stato un miracolo aver sentito la sua voce in alto mare e col motore dell’imbarcazione acceso”, ha detto lo skipper Matthias Wiedenlubbert, come riporta il Corriere della Sera. “Ha detto di essere rimasta in acqua per tre giorni vicino ad altre persone che poi sono scomparse tra le onde – continuano i soccorritori – Non aveva con sé acqua o cibo ed era ipotermica, ma reattiva e orientata”. E Ina Friene, ufficiale sul veliero che l’ha tratta in salvo, su Repubblica sottolinea: “Se me l’avessero raccontato, avrei stentato a crederci”. Erano circa le 3.20 di notte, quando l’equipaggio ha sentito delle urla disperate. Sono quelle che li hanno guidati nella notte per salvarla, orientandosi nel “buio pesto”. “Non andavamo a tutta macchina, ma il motore comunque fa rumore. Appena lo abbiamo spento, tutti abbiamo sentito gridare disperatamente. È stato automatico, subito abbiamo messo in acqua il gommone”, racconta Friene. Un faro l’ha illuminata, l’hanno portata a bordo. “Era troppo stanca, confusa, provata per parlare. Era gelata, tremava”, “in mare è facile morire, bastano pochi minuti”. E ha raccontato “di essere stata in acqua due giorni” (a differenza dei tre dichiarati da Wiedenlubbert, ndr). “La sua temperatura corporea non superava i 35 gradi” e una volta portata al sicuro, è crollata in un sonno. Profondissimo. Intanto il Trotamar III è pronto a ripartire da Lampedusa, dopo essere stato convocato dalla Guardia costiera in merito al soccorso della piccola. “Abbiamo raccontato – fanno sapere dalla Ong – come abbiamo trovato la piccola e il momento del salvataggio, ribadendo quanto già detto ieri”.

Le incognite – Quanto sia rimasta in acqua, in realtà, al momento non è chiaro: i racconti che ha fatto, dopo il salvataggio dell’equipaggio del Trotamar III della ong CompassCollective, sembrano non tornare con i dati oggettivi derivanti dal referto medico stilato dai sanitari del poliambulatorio. Yasmine non è risultata essere in stato di ipotermia e dopo qualche ora ha lasciato il Pte ed è stata trasferita all’hotspot di contrada Imbriacola. “La bambina non era in stato di ipotermia, ma in buone condizioni. Era un po’ disidratata. Dopo 4 ore circa ha lasciato l’ospedale”, ha spiegato il dirigente medico Francesco D’Arca. Se le sue condizioni fossero state più gravi e fosse stata in stato d’ipotermia, dopo due o tre giorni in mare su due camere d’aria, sarebbe stata trasferita subito con l’elisoccorso in un ospedale di Palermo.

L’acqua del Mediterraneo al momento ha una temperatura che arriva al massimo a 18 gradi. Secondo alcuni medici la bambina non poteva sopravvivere più di 15 ore. Da tenere presente – fa notare un investigatore a Lampedusa – che il mare era in tempesta con onde alte anche più di tre metri. Yasmine era sotto choc e i medici parlano di “confusione temporale”: potrebbe non essersi resa conto del reale tempo trascorso in acqua e il passare delle ore potrebbe esserle sembrato un’eternità. La procura di Agrigento – che per le indagini si sta avvalendo della guardia costiera e della squadra mobile agrigentina, vuole fare chiarezza sul naufragio della barca con 45 persone, tra cui Yasmine, come ha raccontato l’equipaggio della barca a vela dopo aver parlato con la bambina. L’inchiesta dovrà basarsi anche sugli esiti dei monitoraggi fatti dalle motovedette di guardia costiera e guardia di finanza nell’area dove sarebbe avvenuto il naufragio del barchino partito da Sfax. Non sarebbero saltate fuori, fino al calar del sole di ieri, tracce o indizi (scarpe, vestiti, bidoni di gasolio) di tragedie del mare. Le ricerche proseguono.

Boccia: “Perché la Guardia Costiera non sapeva nulla?” – Intanto il capogruppo del Pd Francesco Boccia ha preso la parola in Senato per chiedere che il governo venga a riferire sul suo caso, “che è l’immagine della nostra vergogna”, la “bambina unica sopravvissuta di una strage in mare”. “Yasmine è una bambina di 11 anni che viene dalla Sierra Leone, un paese tutto tranne che sicuro. E stava arrivando con altri 44 esseri umani”, ricorda Boccia che invita a difendere quell’umanità che dovrebbe essere uno dei valori fondanti “di ogni Paese civile”. “Dovremmo ringraziare quei volontari che considerano mai giusto non tendere una mano alle persone che hanno bisogno di aiuto”, prosegue Boccia che parla di “una rete di solidarietà che si sta smembrando a colpi di decreti ingiusti e disumani”. Il senatore Dem chiede quindi al governo “come mai ci sia stata una strage in mare così, a soli 10 miglia dalla costa di Lampedusa” e “come mai la Guardia Costiera non ne sapesse nulla e non sia intervenuta per salvare” Yasmine e le altre 44 persone.

Il timore di ulteriori naufragi – Intanto, ieri, in una nota, Mediterranea Saving Humans segnalava che “almeno altri tre naufragi potrebbero essersi verificati nei giorni scorsi lungo la rotta tra le coste tunisine e Lampedusa: dal 2 dicembre infatti Alarm Phone ha segnalato prima la sparizione di due barche rispettivamente partite con 45 persone a bordo il 27 novembre e con 75 persone il 30 novembre dalla Tunisia; poi il 4 dicembre ha segnalato un’ulteriore imbarcazione con a bordo altre 45 persone dispersa dal 30 novembre. Alarm Phone ha immediatamente comunicato tutte le informazioni in suo possesso alle Autorità competenti nell’area, cioè ai centri di soccorso di Tunisia, Malta e Italia, ma nessun riscontro è stato da loro fornito. Lungo la rotta dalla Tunisia a Lampedusa – prosegue la ong – ha imperversato nei giorni scorsi una vera e propria tempesta per questa ragione chiediamo che le Autorità Italiane, insieme a maltesi e tunisini, lancino immediatamente un’operazione di ricerca a vasto raggio per rintracciare possibili superstiti. Vite in pericolo in mare non possono essere in alcun modo abbandonate”.

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