Al sindaco piace una Napoli piena: si drinkeggia, si balla, cadono calcinacci. La città è in svendita
Credevo che fossero finiti da un pezzo i tempi della propaganda politically (un)correct. Invece il Comune di Napoli snocciola numeri che ci potremmo giocare alla tombola del femminiello, scostumatissima ma divertentissima. Quasi quanto il fallico Pulcinella griffato Pesce in Piazza Municipio, accostato nei giorni scorsi a un’installazione di una grande vulva realizzata da uno street artist, poi rimossa perché priva di autorizzazione. Si è giustificata l’artista, era per la parità dei sessi.
Intanto Teresa Armato, l’assessora al Turismo, armata di buone intenzioni e previsioni, dal suo osservatorio privilegiato divulga previsioni stellari: “Tra Natale e Epifania sono attesi 380mila turisti. Troveranno la città pronta ad accoglierli perché abbiamo rafforzato i servizi dall’igiene alla mobilità pubblica alla sicurezza e in strada ci saranno 25 ragazzi tutor del turismo”. Solo 25 ragazzi? Per 380mila visitatori è come distribuire 25 caramelle a Pyongyang nella Corea del Nord, lo stadio più grande del mondo da 150mila posti (pardon, ce ne vorrebbero due di stadi). Ma per Kim Jong-un, che ha anticipato il taglio di capelli alla Geolier, la propaganda è una cosa seria.
“Feste, farina e forca” erano le tre F con cui Ferdinando di Borbone sosteneva di riuscire a governare Napoli. Il sindaco Gaetano Manfredi lo fa con sagre da paese, bufala festival, il bal dell’Aia di Coldiretti in piazza Municipio e concerti spacca/tutto (compresi pilastri di cemento armato) in piazza del Plebiscito davanti a Palazzo Reale. Ultimo la Finalissima di X Factor. La città messa a terra e a fuoco (anche dai fuochi d’artificio sparati dal cupolone della basilica regia) ma lui ricandida la Piazza per l’anno prossimo.
A lui piace la città molto piena e ricca, dice. La forca, metaforicamente intendo, è la costante aggressione che subisce il centro storico di Napoli, patrimonio dell’Umanità, da parte di biechi interessi. Viva la mala movida, ragazzi, si balla, si drinkeggia, ci si ubriaca e cade pure qualche calcinaccio dai balconi in testa ai turisti. Il vicolame è diventato un’enorme tavolata, siamo tutti cuoppi unti, fritti e rifritti. Ma soprattutto c’è il mancato controllo sul tariffario che offrono i bassi dei Quartieri Spagnoli: 30 euro a letto compreso di spritz. A questi prezzi la città è in svendita al turismo straccione e basso spendente.
Un gruppo di host di case della zona distinta Chiaia/Plebiscito/Piazza de Martiri, agli antipodi socialmente e culturalmente dei QS, ha formato una chat “Quelli di Chiaia…” per condivisioni e soluzioni. Ogni giorno si aggiunge qualcuno. Quest’anno gli host hanno denunciato Booking perché un bug del sistema ha oscurato tutte le case del quartiere bien di Napoli per il mese di luglio e agosto.
Del gruppo – al quale hanno aderito Umberto Cocchia, Alessandra Puca, Pasquale De Luca… e molti altri professionisti, che nella vita fanno altro, ma sono finiti nell’imbuto delle locazioni brevi e nel labirinto burocratico di cus, cir e cin. – Marco May si fa portavoce interpretando il malcontento generale: “Troppo spesso, ci troviamo dinanzi a dati relativi alle percentuali di occupazione, previsionali e dati per ‘certi’ da parte dell’amministrazione comunale che stridono con quelli che sono i nostri dati reali. La città vive una doppia dinamica ricettiva: da una parte il centro storico, caratterizzato da tantissime strutture al limite dell’abitabilità, zero permessi, a prezzi stracciati; e dall’ altra il centro cittadino, dove ovviamente i costi di gestione sono diversi e di conseguenza. Ad oggi moltissime camere sono invendute in periodi di altissima stagione, come natale e Capodanno”.
Paolo Serpone ha iniziato 25 anni fa, prima degli altri, gestisce una ventina di case vacanze: “Le ho abbassate a 30 ero a persona. Sono ancora sfitte”.
Per chiudere in bellezza, si fa per dire, concertone sempre a Piazza Plebiscito, per l’ultimo dell’anno. Uno solo? Macché, esageriamo. Saranno i “Quattro giorni di Capodanno”, finanziati dalle tasse di soggiorno che nell’anno del giubileo diventeranno 4,50 a capoccia. Marta Di Persia, anche lei prestata all’imprenditoria di un buon livello delle locazioni brevi, non fa sconti a questa amministrazione: “Se l’occupazione si limitasse a una o due serate di punta con richiamo di turismo internazionale e spendaccione allora sarei a favore. Diversamente (come abbiamo, ahimè, già visto per gli interminabili 14 giorni di Gigi D’Alessio) si tratta di inaccettabile usurpazione dannosa alla nostra città”.
Manfredi se ne frega, lui Napoli la vuole piena, pienissima che scoppia. La pazienza dei napoletani è scoppiata da un pezzo.
Januaria Piromallo è autrice di “Napoli, ti odio!… Sveglia, ci prendono per il culo” (Guida Editori). Illustrazioni di Kamalei von Meister
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