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Migranti, Mantovano ad Atreju: “I centri in Albania restano come li abbiamo immaginati”

“Per una parte significativa della vita ho fatto il magistrato e spero di non essere sospettato di pregiudizio nei confronti della magistratura. Esiste però un problema che attraversa tutti gli ordinamenti democratici: ossia i limiti della giurisdizione“. Alfredo Mantovano, sottosegretario di Stato alla presidenza del consiglio dei ministri, è intervenuto al dibattito su ‘La via italiana per la sicurezza nelle democrazie occidentali’ ad Atreju. Una serie di temi che mandano in tilt la sinistra. E rispondendo a una domanda sulla decisione della Corte penale internazionale e i mandati di arresto emessi ad esempio nei confronti del premier israeliano, ha aggiunto: “Questa questione va inquadrata ponendo punti interrogativi. Nel momento in cui la giurisdizione interviene in un conflitto internazionale in corso, con decisioni che hanno ricadute concrete, diventa un soggetto attivo del conflitto: senza avere responsabilità politica, mandato politico ma producendo degli effetti”. Insomma, il sottosegretario richiama alla dimensione della complessità, delle ricadute che tali decisioni comportano e del pragmatismo.

Moderato da Claudio Cerasa, direttore del Foglio, al dibattito hanno preso parte il sottosegretario agli Interni, Wanda Ferro, Lorenzo Guerini del Pd, il costituzionalista Sabino Cassese, Nunzia Ciardi dell’agenzia per la cybersicurezza. “Sappiamo che il diritto internazionale è soprattuto consuetudinario- ha proseguito Mantovano- fatto anche di relazioni bilaterali e di patti bilaterali. Come si concilia una decisione del genere con la consuetudine a livello internazionale di riconoscere immunità a capi di Stato e di governo in carica?”. Pertanto “la ricaduta più grossa si ha proprio sull‘operatività concreta: se uno dei Paesi che aderisce alla convenzione dell’Aja, quello di cui siamo orgogliosamente cittadini, volesse prendere un’iniziativa di pace sul fronte ucraino o del Mo ci sarebbero problemi nell’ospitare i soggetti coinvolti nel conflitto perché ha anche il dovere di dare esecuzione a queste decisioni”.

“Le associazioni dei magistrati hanno una reazione di lesa maestà quando si parla dei limiti della giurisdizione”

“Decisioni giurisdizionali che hanno interessato contesti internazionali come ad esempio quelle dei centri in Albania “hanno affermato il principio secondo cui la scienza privata di un giudice ha un grado di attendibilità superiore ad una complessa procedura che interessa più ministeri circa l’identificazione dei Paesi sicuri”. Il discorso si è esteso quindi alla decisione della magistratura sui migranti in Albania. Spiega Mantovano che serve un’intesa, senza pepetuare elementi di divisione tra politica e magistratura. “Dico che rappresenta un problema e questo problema deve trovare terreno serio di confronto anzitutto con la magistratura – ha continuato -. Il rammarico che mi sento di esprimere è che ogni qualvolta si parla della questione dei limiti della giurisdizione, la reazione, non dei singoli magistrati ma delle loro associazioni rappresentative, è una reazione da lesa maestà. Quando invece sarebbe molto utile il loro contributo di approfondimento positivo: per cercare insieme di affrontare una questione che oggi, per gli ordinamenti occidentali, è cruciale e che può rappresentare un grave limite non solo dei poteri ma degli ordinamenti nel loro insieme”.  Poi con molta chiarezza il sottosegretario risponde: “Quello dei centri in Albania e’ ancora un discorso in corso d’opera e certamente si realizzeranno per come sono stati immaginati”. 

Cybersicurezza

Un altro punto focale di discussione è stata la dicurezza dei dati personali. “Io penso che chi gestisce i dati, ed è una platea vastissima, non ha consapevolezza del valore fondamentale e importantissimo che in quei dati risiede”. Lo ha detto Lorenzo Guerini replicando a una domanda sui dossieraggi. Ha aggiunto che “non c’è consapevolezza dell’importanza del dato e della sua estrema sensibilità. Questo a livello inconsapevole, poi ci sono gradini consapevoli: perché avere la disponibilità dei dati è un elemento di rafforzamento delle posizioni di potere o di ricerca di potenziali posizioni di potere, di condizionamento dei processi sociali, politici ed economici – ha concluso – e su questo tema dobbiamo essere molto attenti sia in termini di sicurezza delle banche dati sia di strumenti con cui perseguiamo reati di questo genere”.

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