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L’uomo dei miracoli

AS ROMA NEWS – C’è riuscito ancora una volta. Sono bastate cinque partite per trasformare la Roma, scrive l’edizione odierna de Il Messaggero (S. Carina). Sia chiaro, cambiarla non vuol dire lanciarla verso una folle rincorsa Champions in campionato o proiettarla con certezza verso un ruolo di assoluta protagonista in Europa League o Coppa Italia (dove tra l’altro deve ancora debuttare) nella seconda parte della stagione.

Trasformarla significa semplicemente ricompattare un ambiente dilaniato e smarrito da una gestione a dir poco bizzarra che aveva fatto si che in città iniziasse la caccia al colpevole, quando i responsabili erano altrove, sollevati dai loro incarichi o impauriti dalle responsabilità. Trasformarla vuol dire inoltre ricostruire psicologicamente un gruppo, rasserenarlo, far capire ad una ventina di ragazzi ben pagati che c’è di peggio nella vita che andare a giocare a pallone in uno dei centri sportivi più efficienti d’Europa per poi rappresentare una squadra che si porta dietro milioni di appassionati.

Quello che sta succedendo alla Roma è incredibile. Non siamo ancora ai livelli di quanto accadde 14 anni fa anche perché i giganti come Totti, De Rossi, Toni, Riise, Taddei, Pizarro, Mexes, Vucinic, Burdisso e Juan questa squadra non li ha. Ma il solco tracciato da Ranieri in queste prime settimane gli somiglia molto. Prendete ad esempio Paredes e Hummels. Nel migliore dei casi, un mese fa erano considerati due “bolliti”. Claudio ci ha parlato e li ha rilanciati. Mettendo in conto errori, condizioni atletiche approssimative ed essendo, nel caso del tedesco, aiutato anche da un pizzico di buona sorte (il riferimento è al gol al 91′ a Londra dopo una prestazione da peggiore in campo che seguiva l’errore in marcatura su Lukaku a Napoli). Ora Leo e Mats sono due perni della squadra.

Stesso dicasi per Ndicka. Spostato centrale da Juric, l’ivoriano ha iniziato ad inanellare errori su errori: Venezia, Fiorentina, Verona. È bastato affiancargli il tedesco e riportarlo a sinistra per far ritrovare serenità e efficienza a lui e alla difesa. E Pellegrini? Era inutile continuare mandarlo al macello. Per cosa? Per farlo spernacchiare e insultare con la conseguenza di deprimerlo più di quanto non lo fosse? Claudio lo ha preso da parte e gli ha spiegato come la pensava: “Devi fermarti“. Lorenzo, pur masticando amaro, si è fidato. E l’altra sera al di là del gol e della buona prestazione ha ritrovato il sorriso.

Ma Thinkerman non si ferma. Ha rischiato così con Abdulhamid, trovando il momento giusto per provarlo, anche in questo caso sdrammatizzando l’errore contro il Lecce. E Saud, che soltanto un paio di mesi prima girovagava di notte a Piazza Zama pensando invece di essere davanti ad un ristorante del centro di Roma, ha dimostrato di avere delle qualità. (…)

Fonte: Il Messaggero

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