Alla fine è arrivata la pioggia, ma in Sicilia è sempre crisi idrica
Nemmeno due settimane fa Panorama aveva raccontato la terribile crisi idrica che colpiva i cittadini della Sicilia centrale (Enna e Caltanissetta), costretti al razionamento di un bene primario essenziale come l’acqua. La colpa era stata data alla siccità e al cambiamento climatico, ma dopo i rovesci di pioggia di inizio dicembre il problema persiste. Questo perché il vero tema è quello della malagestione umana.
Il razionamento dell’acqua permane dunque, e con esso la crisi. Lunedì il Consiglio dei Ministri ha approvato lo stanziamento di 28 milioni e 100mila euro per la Regione siciliana, utili a far fronte all’emergenza idrica che sta colpendo l’isola, “un’integrazione – ha affermato il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci – che si rende necessaria per l’attuazione degli interventi urgenti volti a far fronte al grave deficit idrico in atto nel territorio dell’Isola e per il quale, lo scorso maggio, abbiamo dichiarato lo stato di emergenza di 12 mesi, oltre allo stanziamento di 20 milioni di euro”.
Che la situazione fosse grave lo si era già capito il 30 novembre, quando alcuni sindaci dell’ennese, assieme a molti cittadini arrabbiato, avevano fatto irruzione nella diga di Ancipa, il bacino di acqua potabile più grande della zona, per chiudere l’approvvigionamento verso Caltanissetta.
Il gesto eclatante segnava lo scoppio di una sorta di “guerra per l’acqua” fra provincie, uno spettacolo certamente indegno di un Paese che si dice del primo mondo. Il 2 dicembre il sindaco di Caltanissetta, Walter Tesauro (FdI), si era recato alla prefettura di Enna per sollecitare il rapido ripristino della fornitura idrica dal bacino di Ancipa in direzione Caltanissetta.
La missione ha avuto esito positivo, con il Comune che in una nota diffusa lo stesso giorno ha affermato: “Grazie anche al costante intervento del Presidente di Regione, Renato Schifani, è stato possibile superare l’impasse causata dall’azione di forza ingiustificabile dei rappresentanti istituzionali dei comuni ennesi. L’occupazione della diga Ancipa e il conseguente blocco dell’erogazione idrica verso Caltanissetta e San Cataldo avevano infatti portato oltre 80.000 cittadini a essere privati di un bene primario come l’acqua, aggravando una situazione già complessa”. Guerra tra poveri insomma.
La situazione sembrava migliorata anche grazie alle piogge di inizio dicembre, che hanno fatto alzare notevolmente il livello del bacino di Ancipa e sembravano dare finalmente sollievo alle aree “assetate”, nella nota diffusa dall’Autorità di bacino della Sicilia si legge: “Continua a crescere il livello idrometrico dell’invaso Ancipa che ha toccato in pochi giorni un incremento complessivo di 8 metri, con un volume di circa 900 mila metri cubi di acqua. Un risultato che rappresenta una boccata d’ossigeno per l’Isola, alle prese con una crisi idrica senza precedenti”.
A spegnere ogni speranza di vedere abolito il razionamento dell’acqua ci ha pensato Salvo Cocina, capo della Protezione civile siciliana, che nei giorni scorsi ha definito l’apporto idrico delle piogge insufficiente a modificare il razionamento attualmente in atto. Aggiungendo che anche un aumento delle precipitazioni non andrà a modificare le attuali turnazioni nell’erogazione dell’acqua. Con buona pace di chi pensava che il problema risiedesse solamente nella siccità. L’obiettivo è infatti quello di accumulare scorte per la prossima stagione calda, quando la situazione potrebbe diventare veramente catastrofica.
La politica, però, si muove per chiedere una revisione dello sfiancante razionamento a cui da mesi sono sottoposti gli ennesi e i nisseni. Giovedì, in un vertice tenutosi all’Assemblea regionale siciliana, il Presidente del Consiglio comunale di Caltanissetta, Gianluca Bruzzaniti (FdI), ha richiesto forniture di acqua dall’Ancipa per ridurre il periodo di turnazione: “Abbiamo finalmente collegato i nuovi pozzi, che attualmente ci permettono di mantenere una turnazione idrica ogni 6 giorni. Tuttavia, con il contributo della diga Ancipa, potremmo ridurre i tempi di approvvigionamento per i cittadini”. Non saranno felici a Enna.
Per comprendere la gravità della situazione basta cercare le tabelle di razionamento dei Comuni. Per l’ennese, il sito di Acquaenna SCPA (gestore locale del servizio idrico integrato), prevede la distribuzione ogni 4 giorni per Nicosia e ogni 5 per Enna, Troina e Gagliano Castelferrato. Non se la passa meglio Caltanissetta, il programma di distribuzione di Caltacqua prevede infatti attese di 6 giorni fra un’erogazione e l’altra, nonostante il completamento dei lavori di collegamento con altri pozzi.
Giova ricordare che durante ogni erogazione una parte dell’acqua va persa nelle condutture. Secondo Fondo Ambiente, dei 500 chilometri di acquedotti presenti in Italia il 60% circa è stato posato più di 30 anni fa, con il 25% della rete che ha un’età superiore ai 50 anni.
Eppure, qualcosa a Caltanissetta è già stato fatto, o meglio, verrà fatto. Lo scorso 18 novembre il Consiglio regionale ha erogato 4 milioni e 200mila euro per il rinnovamento della rete idrica nissena, vetusta e affetta da continue perdite. Intervento, questo, che dovrebbe essere la norma e non un’eccezione. In una regione che perde il 51,6% della sua acqua durante la distribuzione (dati Istat) la speranza è che i 28 milioni stanziati dal governo vengano usati per questo semplice ma utilissimo scopo. Intervenire là dove possibile e risolvere un problema endemico di malagestione è molto più proficuo che guardar le stelle e dar la colpa al cambiamento climatico.