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Gaza: Khaled Nabhan, simbolo di dolore e resilienza, ucciso in un bombardamento israeliano

Il 29 novembre 2023, alle 2 del mattino, tra le rovine di Deir el-Balah, Khaled Nabhan stringeva tra le braccia il corpo senza vita della nipotina di tre anni, Reem.

Un attacco aereo israeliano aveva ucciso Reem e suo fratello Tarek, di cinque anni, i due figli più piccoli della sua primogenita, Maysa.

Baciando dolcemente gli occhi chiusi della nipotina, Nabhan le aveva sussurrato che era la “Ruh al-ruh” (anima della mia anima). Quel momento straziante, catturato in video, aveva trasformato il 54enne in un simbolo della sofferenza di Gaza.

Nel corso dell’anno successivo, altri video avevano mostrato Khaled mentre affrontava il suo lutto e aiutava chiunque potesse, diventando inconsapevolmente un’icona della resilienza di Gaza.

Poi, poco più di un anno dopo, intorno a mezzogiorno di lunedì, un nuovo bombardamento israeliano ha colpito il campo profughi di Nuseirat, uccidendo Khaled Nabhan.

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