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ATP Next Gen Finals, i protagonisti: Arthur Fils si presenta da favorito ai nastri di partenza

Dicembre 2020, siamo a Plantation, una città  situata nella contea di Broward, in Florida. Il contesto sono i campi in terra verde del Frank Veltri Tennis Center, dove si sta ospitando l’annuale Orange Bowl, uno dei più prestigiosi tornei di tennis Under 18 al mondo. A vincere quell’edizione è un francese sottile, dal volto quasi scavato, ma con una sicurezza nello sguardo inusuale per un ragazzino imberbe come lui.

GLI INIZI E IL SUCCESSO ALL’ORANGE BOWL – Arthur Fils ha appena 16 anni, sta fissando l’albo d’oro del torneo, il suo nome succede a quello di mostri sacri come: Roger Federer, Andy Roddick, Dominic Thiem e tanti altri. A sorpresa è stato lui a trionfare, nello scetticismo generale, con due anni d’anticipo sui coetanei più forti e da numero 166 del ranking under 18. È stato il quarto francese a riuscirci dopo Guy Forget (1982), Gianni Mina (2009) e Hugo Gaston (2017).

In origine un’esperienza juniores dove non ha spiccato per brillantezza, frequentando i tornei di grado inferiore e senza lasciare il segno. Poi, dopo il rientro dall’emergenza COVID, il cambio di passo. E’ arrivato il primo titolo Itf – in un Grado 4 a Eindhoven – in seguito il 3° turno al debutto nel Roland Garros Under 18, prima dell’impresa all’Orange Bowl. Nel torneo ha esordito salvando un match-point al primo turno allo statunitense Michael Zheng, poi è andata sempre meglio fino al successo in finale: in tre set su Peter Fajta, ungherese numero uno del tabellone.

Il figlio del popolo è nato nel sobborgo di Saint-Michel-Sur-Orge nel giugno del 2004. È lì che ha iniziato a giocare all’età di 5 anni con papà Jean-Emmanuel, che gli ha trasmesso il gene della competitività. Fin da quando era ragazzino il giovane Arthur aveva il tennis come ossessione: metteva la sveglia di notte per seguire gli incontri dell’Australian Open, come ogni appassionato che si rispetti. Oggi ci sono bambini francesi che mettono la sveglia come faceva lui al tempo, ma per seguire i suoi di incontri.

Fils fa parte di una cantera di talenti transalpini in cerca della propria strada: Luca Van Assche, Harold Mayot, Arthur Cazaux, Timo Legout, Hugo Gaston. Ma nessuno prima di lui sembrava pronto per raccogliere l’eredità dei Gasquet, Tsonga o Monfils, a loro volto schiacciati sotto quella di Yannick Noah, ultimo campione Slam a Parigi nel 1983. “Siamo tanti giovani tutti competitivi – ha detto Fils –, e questo è molto positivo. Ci sproniamo a vicenda, e quando vediamo un giocatore ottenere certi risultati sentiamo di poterli raggiungere anche noi”.  

Torniamo adesso a quel dicembre 2020. Dopo il primo successo importante della carriera all’Orange Bowl, il giovane transalpino prende fiducia e ha fretta di crescere. Passa un mese, siamo nel 2021, e a 16 anni Fils ottiene il suo primo punto ATP in gennaio. Poi al Roland Garros di quell’anno, al debutto nelle qualificazioni di uno Slam, regola l’ex Top 20 Bernard Tomic. Nel tabellone junior è arrivato in finale in singolare e ha trionfato in doppio, in coppia con Mpetshi Perricard, ne risentiremo parlare.

Risale al 2022 il suo debutto nel tabellone principale di un torneo ATP, e ovviamente non poteva che essere al Masters 1000 di Parigi-Bercy. Fils supera le qualificazioni battendo Fabio Fognini al turno decisivo, ma per uno scherzo del destino perde proprio contro il ligure, ripescato come lucky loser, all’esordio nel main draw.

Nel 2023 arriva il primo titolo della carriera ATP, al Challenger di Oeiras, dove elimina tra gli altri Ričardas Berankis e supera in finale Joris De Loore in due set. A febbraio è nel tabellone di Montpeiller con una wildcard. Qua supera al primo turno Richard Gasquet, vincendo così il primo match in un torneo ATP. Ma Fils si supera sconfiggendo l’allora numero 24 ATP Roberto Bautista Agut e Quentin Halys, prima di essere sconfitto in semifinale dal futuro vincitore del torneo, Jannik Sinner, per 7-5 6-2.

La prima vittoria in un 1000 arriva a Roma (Juan Manuel Cerundolo). Mentre il primo titolo ATP arriva ancora una volta in casa, a Lione, battendo in finale l’altro Cerundolo 6-1 7-5. Il successo gli permette di entrare in top 100 al 63esimo posto. A fine anno perde la finale delle Next Gen ATP Finals contro il serbo Hamad Medjedovic.

E arriviamo così al 2024: quest’anno il Figlio di Francia ha vinto i due titoli più importanti della sua carriera: l’ATP 500 di Amburgo e quello di Tokyo, battendo rispettivamente in finale Alexander Zverev ed il connazionale Ugo Humbert. Dopo il successo sul tedesco all’Hamburg Open Fils ottiene il suo best ranking alla 20esima posizione.

Ha il potenziale per diventare il più forte di tutti” ha ammesso Zverev dopo la finale in cui è uscito sconfitto 6-3 3-6 7-6 dopo oltre tre ore e mezza di match.  Una finale in cui Fils ha neutralizzato 21 palle break su 22, e in cui, sul punteggio di 5-5 al terzo, con palla break per Zverev, si inventa un servizio da sotto per annullarla.

Una svolta importante nei recenti successi di Fils riguarda il suo staff tecnico. Per fare il salto di qualità necessario ad ambire all’eccellenza, il nativo di Metz ha rivoluzionato il vecchio staff, affidandosi al solo Sebastien Grosjean e a Lapo Becherini, in qualità di preparatore fisico. Giusto un mese fa, dopo la sconfitta al primo turno del Roland Garros (contro il nostro Arnaldi, sua bestia nera), ha lasciato Bruguera ed è rimasto con il solo Grosjean. 

Il piano mentale delle partite è un altro aspetto su cui Fils ha lavorato molto, dato che in passato tendeva ad auto-distruggersi, come ha spiegato all’Equipe il suo ex coach Potier. Le emozioni negative lo condizionavano eccessivamente nel rendimento in campo. Ma grazie alla collaborazione con Francisca Dauzet, ex mental coach di Daniil Medvedev, le cose sono migliorate non poco. “Ho lavorato con lei dall’inizio dell’anno e sta andando molto bene. Mi sta aiutando a gestire i momenti importanti durante le partite, a respirare, a mantenere le idee chiare e a restare concentratoha spiegato Fils lo scorso anno.

Nel 2023 Fils affermò: “Posso fare progressi in ogni aspetto. Posso servire meglio, rispondere meglio, essere più solido, ho ancora molto lavoro da fare” . Dal punto di vista atletico, ha aggiunto,mi piace correre, muovermi velocemente in campo. Ma sento che questa è una mia qualità naturale”.

Un identikit sia mentale che tecnico che lo accomuna ad un grande campione, che è anche il suo punto di riferimento; “Adoravo Roger Federer, anche se crescendo ho apprezzato sempre di più il modo di giocare e di lottare di Nadal” ha spiegato Fils.

Il dritto – come nel caso di Nadal – è sicuramente il suo colpo naturale. In termini di velocità è ben sopra la media ATP, ma oltre alla potenza il colpo di Fils è anche intriso di una quantità micidiale di effetto. Il diritto di Arthur è un perfetto bland di velocità e spin, che unità alla sua propensione per il rischio e la giocata ad effetto lo rendono un’arma temibilissima.  Come sottolineato da Federico Bertelli in media il 27% dei colleghi del circuito ATP 500 e 1000 spedisce la palla entro una zona che sta a un metro dalle linee; bene Fils lo fa in media il 35% delle volte.

Certo non è tutto rose e fiori: infatti Fils tende ancora a non fidarsi troppo del suo rovescio, e questo è un problema. Quando può si gira sempre sul dritto, e quando ci riesce è semplicemente devastante. Nel 37% dei casi in cui gioca un dritto anomalo lo trasforma in un vincente, un errore dell’avversario o una situazione di controllo nello scambio.

I suoi miglioramenti passano necessariamente dallo sviluppo del suo rovescio, spesso cercato dai suoi avversari. La capacità di cambiare ritmo e palla con lo slice, unito ad una maggior confidenza con il colpo in top, può essere il grimaldello che gli permetterà di entrare definitivamente nella top 10 del tennis mondiale.

Fils si presenta a Jeddah, per le Next Gen ATP Finals, da testa di serie numero uno del gruppo blu. E’ il naturale favorito, non solo per la finale dello scorso anno, ma anche perché i risultati in stagione non mentono. E’ stato il migliore per rendimento e costanza: due titoli 500, l’ingresso in Top 20, l’ottavo a Wimbledon. Sulle sue spalle il peso di una generazione di talenti francesi smarritasi nel manierismo dei suoi gesti (Gasquet), nella precarietà fisica (Tsonga), e nella costanza di rendimento (Monfils).

Fils è il figlio del popolo, una Marianne in salsa maschile a capo della nuova generazione francese, pronta a guidarla verso nuovi trionfi. E magari, visto che sognare non costa nulla, verso l’agognato Slam parigino. Un francese che trionfa nello Slam di casa: nella terra di Voltaire lo aspettano da più di quarant’anni.

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