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Un Natale sull’orlo del conflitto nucleare: grazie a leader mondiali mediocri e pure pericolosi

Alla vigilia del Natale il pianeta mai come di questi tempi è attraversato dal rischio di un conflitto mondiale che può essere anche nucleare.

La guerra in Ucraina, in attesa dell’insediamento di Trump, vive una fase molto delicata e cruenta: i russi, che avanzano sempre di più nonostante le centinaia di migliaia di morti tra i soldati, stanno bombardamento infrastrutture strategiche come quelle energetiche che creano problemi enormi alla popolazione civile anche nella capitale Kiev, quindi lontano dai luoghi contesi. Toni e contenuti del linguaggio di Putin, tutt’altro che indebolito, sempre più inquietanti. Gli ucraini non solo hanno avuto l’autorizzazione da Usa e Nato di utilizzare i missili a lungo raggio in territorio russo, ma hanno consolidato le azioni terroristiche anche a Mosca, da ultimo con l’uccisione, con un monopattino riempito di esplosivo, del generale russo Kirillov, responsabile del settore militare nucleare della Federazione Russa.

L’Europa è sempre più destabilizzata sul piano politico: sull’orlo della guerra civile in Georgia, l’estrema destra che avanza nei paesi più forti, la Francia senza governo, in Germania crolla Scholz e si va alle urne. In Corea del Sud, uno Stato super alleato degli Usa, va in scena un tentativo di colpo di Stato con proclamazione della legge marziale, che viene fatto passare come un colpo di testa del capo di stato coreano. Gli americani fanno sapere di non saperne nulla. In Siria crolla la dittatura dispotica e disumana della famiglia Assad, al potere per mezzo secolo, alleata di Mosca e Teheran, e avviene la liberazione, piuttosto agevole, ad opera delle forze di opposizione, guidate dal comandante jiadista Abu Mohammed al-Jolani, proveniente dalla cellula siriana di al Qaeda, considerato dagli Usa e dagli occidentali un pericoloso terrorista internazionale sulla cui testa pendeva una taglia di 10 milioni di dollari.

Dopo aver liberato Damasco, con il sostegno degli israeliani, il terrorista ritenuto pericolosissimo passa in Occidente per un nuovo democratico liberatore. La categoria del terrorista che muta a seconda della convenienza. Con la Turchia che consolida l’opa sulla Siria in chiave anti curda e per gestire il controllo dei flussi migratori.

Ma il vero vincitore è Israele che avanza inesorabilmente nel progetto sionista di realizzazione della grande Israele: distruzione della Palestina e del suo popolo, colonizzazione a tappeto e realizzazione di una specie di provincia autonoma gestita da palestinesi, quelli rimasti, sotto il rigido dominio dello stato ebraico. Controllo militare del sud del Libano e influenza politica sull’intero paese dei cedri. Allargamento dell’occupazione in Siria, dall’altura del Golan verso altri territori, bombardando pesantemente le infrastrutture siriane e il comparto militare. Colpire fortemente Hezbollah per ridimensionare la forza sciita e il peso dell’Iran nella regione mediorientale. Nel silenzio di Egitto, Giordania e altri paesi della Lega Araba.

Sul fronte Usa-Cina gli americani sventolano minacciosi la bandiera di Taiwan tanto per non farci mancare niente e provocare una crisi pericolosissima in estremo oriente contro la Cina, la più forte potenza mondiale. In un quadro globale così instabile, con leader mondiali mediocri e alcuni pure pericolosi, anche un incidente può provocare le condizioni per un olocausto nucleare.

L’unica notizia che potrebbe essere positiva è quella che sta crollando il mondo fondato sui due blocchi di superpotenze: Usa da una parte e Russia dall’altra. La nascita del Brics testimonia che il mondo è multipolare e soprattutto che l’Occidente non può essere il depositario della verità e della esportazione della democrazia nel mondo. Usa, Ue, Nato, Israele, e paesi sotto il controllo di queste entità, mostrano i muscoli ma anche le cicatrici di un liberismo e capitalismo che sono un fallimento ed anche un pericolo per la vita del pianeta. Di fronte all’incapacità dell’Onu di guidare fasi di transizione così complesse, si devono trovare nuovi equilibri che si debbono fondare sull’idea di un mondo multilaterale, con più popoli e religioni, equo e giusto sul piano sociale ed economico, unito nello sviluppo e nella ricerca, soprattutto contro sete e fame nel mondo, per la cura delle malattie e la prevenzione delle epidemie, contro i cambiamenti climatici a difesa della nostra bellissima terra.

Sembra un’utopia, forse solo i popoli possono e debbono iniziare a giocare la partita dell’umanità.

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