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Storie di basket 2024-25: addio Alessandro Crovetti, un grande reggiano, un lusso per la città e il basket. “Quei doppi misti con Maria Licia Ferrarini

Addio Alessandro Crovetti, un lusso per Reggio Emilia e per il basket. “Quei doppi misti con Maria Licia Ferrarini”

Buonasera da Modena, dal palaPanini, dalla diretta senza inquadrare il parquet e neppure le tribune per l’ultimo allenamento stagionale di Valsa group, 8ª in Italia.

Navigavamo, online, alla ricerca di ToBe Regia, la trasmissione di Telereggio sul calcio, che ieri sera ci è sfuggita. Volevamo affacciarci, come a Teletricolore, ma è diventato tardi, a tavola, per filmare l’uscita degli ospiti di Basketime, di Alessandro Caraffi, ovvero Pietro Chierici, Francesco Pioppi, firma de Il Resto del Carlino da Reggio – anche di calcio. Avremmo salutato volentieri, in video, uno dei nostri molestati, la leggenda Matteo Nasciuti, detto Nacciu, in estate sposo in seconde nozze della bellissima Carlotta Bonvicini, che l’accompagna da anni a Pallacanestro, al Bigi.

Che grande dolore nel leggere della dipartita di Alessandro Crovetti, un pugno allo stomaco. Dovremmo essere, a quest’ora, in viaggio per Bologna, per lo store della Fortitudo, in via Riva Reno, rinunciamo. Troppo dolore, troppa mestizia.

Sandro, Sandro. Non so se fosse malato, l’unica cosa non era magro, ecco. Ironico, gran personaggio.

Meritava il calcio, era un lusso per Reggio Emilia e per la pallacanestro.

Qua non ripercorreremo il curriculum ma l’uomo. E’ partito da viale Monte Grappa, prima sede di Reggiana, a nostra memoria, ed è finito da presidente di Lega. Coetaneo e, forse, ispiratore di un altro grande reggiano, Maurizio Bezzecchi. Diversi eppure simili, anche noi.

Sandro, Sandro. Ma com’è potuto accadere.

Con Sandro avevamo raccontato, anche qui, l’addio a Ercole Spallanzani, padre di Gaia, un affaccio a Reggiana calcio e poi colonna di Pallacanestro. Ne avevamo raccontato la storia nel nostro youtube perso, ci avremmo riprovato. Avremmo filmato volentieri i suoi ricordi visivi, andandolo a trovare a casa. Come per Gian Matteo Sidoli.

Ad Alessandro Crovetti va subito intitolato qualcosa, magari la palestra di via Makallè, lui editore e anche direttore di radio Reggio.

Noi siamo di Pieve Modolena, anche Silvia Gilioli, e con Crovetti ricordavamo Emilio Rinaldini, a cui è dedicata la palestra della scuola media Antonio Fontanesi.

Era la Reggio Emilia dei pionieri dell’etere, Angelo Mariani, leggendario padre di Mattia, direttore di Telereggio, con cui condividemmo tanto a Carlino Reggio, 40 mesi indimenticabili, per noi, dal luglio 1990 al 30 novembre 1993. 

E poi Laerte Guidetti, altro a cui proporremo un’intitolazione, della biblioteca del suo paese, il collinare Vezzano sul Crostolo.

Crovetti è stato, tanto, fa parte della generazione di bei pensatori, a tutto tondo. Lorenzo Sani, Angelo Costa e Daniele Barilli, de Il Resto del Carlino, dei Luigi Manfredi e Leopoldo Melli, il padre di Nicolò, dei Fabrizio Montanari (splendida la sua grande arancia, su Telereggio, un terzo di secolo fa) e dei Tiziano Soresina, poi redattore a Gazzetta di Reggio.

Sandro, saremo ai funerali, in lacrime. Un abbraccio alla famiglia, anche da Silvia.

 

 

Leggo Gazzetta di Reggio, un ricordo “normale” di Nicolò Valli, nostro amico. Il Carlino ancora non è online, mentre scrivo. Reggionline, Francesco Ferrari, voce lenta, contrita. Reggio Sera, neanche una riga. Reggio Report, Paolo Comastri. Non ci posso credere, un pugno allo stomaco. Mamma mia. Mesi fa mi ha raccontato una situazione analoga un grande amico.

Ho i brividi. Non aggiungo altro.

Era difficile trovare qualcuno che volesse male a Sandro.

Rammento Gianni Zappi, l’allenatore della prima serie A2, e, prima, Doriano Chierici.

Mamma mia, che tragedia. Infinita. Quanto sto, quanto stiamo male. E io a scherzare, come sempre, accanto all’evento. Davide Draghi mi ha giustamente rimproverato: “L’ultima persona che volevo vedere stasera sei tu”. E io a chiedermi cos’altro avevo commesso di così grave. Boh.

Non potevo immaginare. Stavo andando a Bologna, avevo dimenticato la partita con i magiari, sono tornato indietro apposta, per raccontarli. Non potevo sapere. Sì, certo, in una giornata così avrei dovuto evitare. Ma chi poteva immaginare? Mamma mia.

“Come stai?”, mi chiedeva Sandro.

E io a discettare di collaborazioni finite e anche gratis infinite, di troppe cose che non vanno, di sorridere alla vita per non pensare. 

Mamma mia, Sandro. E ho troppo rispetto, non voglio crederci, non voglio dirlo.

Avrei voluto un maestro come lui, un amico del genere. Quando persi l’accredito con Tuttosport, ottobre 2018, collaborazione finita, dopo 25 anni, chiesi aiuto a lui, a primavera, almeno riebbi l’accredito, non Tuttosport. Che per me era vita. Un anno più tardi sarebbe finita con Il Giornale. Nella primavera del 2018, mi fermai con Il Messaggero, solo per il basket. Da agosto, 2023, in generale.

E per me il giornalismo è l’unica cosa che conta. E’ la vita stessa. Ah, Sandro, che enorme dolore. Ma com’è possibile. Io a interrogarmi di malattie, di tanto. Magari un verdetto medico, chissà. A 56 anni Sandro si era fermato con il lavoro, anche se non era in pensione. Io è come mi fossi fermato a 47, in realtà pubblico più che mai, lo sapete. Insomma, in maniera diversa, avevo preso Sandro a involontario modello. Godermi la vita. Viaggiava, incontrava persone, con la splendida moglie, che in realtà ho visto rarissimamente e non saprei riconoscere.

 

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