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Cosi’ l’Isis puo’ approfittare del caos siriano

L'attuale situazione in Siria è perfetta per la definitiva rinascita dello Stato islamico non solo nel paese ma in tutto il Medio Oriente tuttavia, la situazione rimane complessa. L'assenza del regime di Assad offrirà quasi certamente all'ISIS maggiore libertà di movimento e manovra all'interno del paese. Tuttavia, è proprio l'oppressione esercitata dal regime di Assad ad aver alimentato gran parte delle proteste siriane, rappresentando così un'importante leva di reclutamento per l'ISIS. Con la fuga di Bashar Al Assad, il gruppo potrebbe incontrare maggiori difficoltà nel reclutamento e per questo dovrà fare leva su altri fattori di malcontento ancora presenti, come il settarismo, le enormi disuguaglianze socioeconomiche, le tensioni latenti tra tribù, clan e milizie siriane che rischiano di essere ulteriormente esacerbate.

Secondo dati non classificati, gli attacchi dell'ISIS in Siria sono triplicati rispetto all'anno scorso, raggiungendo circa 700 episodi nel 2024. Oltre alla crescita numerica, le offensive del gruppo si sono evolute in termini di sofisticazione e letalità, estendendosi anche su un 'area geografica più ampia. Nonostante lo stato ridimensionato, l'ISIS conserva una considerevole capacità di guerra, che gli consente di riorganizzarsi, reclutare nuovi membri e preparare nuove offensive. Gli obiettivi più vulnerabili restano le prigioni e i campi di detenzione nel nord-est della Siria, attualmente sotto la sorveglianza delle Forze Democratiche Siriane (SDF) una milizia curda alleata degli Stati Uniti che gestisce con innumerevoli difficoltà i campi profughi siriani ad esempio quello di Al-Hol, nel nord-est della Siria dove secondo l’UNICEF vivono non meno di 70.000 persone e la stima è che il 90% di loro siano donne e bambini.

L'ISIS che per sua natura è opportunista, sta osservando attentamente le SDF, in particolare da quando sono scoppiati gli scontri tra l'Esercito nazionale siriano (SNA) sostenuto dalla Turchia e le SDF. I curdi sono stati attaccati sia a Kobani che a Manbij, colpiti dai micidiali droni turchi e altre risorse militari. Nella Siria settentrionale, un cessate il fuoco tra l'SNA e i curdi è precario e la grande preoccupazione è che i curdi perdano la città di Kobane, importante sia geograficamente che simbolicamente. Le SDF stanno anche affrontando grandi sfide a Deir ez-Zor, con proteste contro il loro governo e a Raqqa già capitale dello Stato islamico, e al-Hasakah da parte degli arabi sunniti. Se gli scontri dovessero proseguire e il presidente turco Recep Tayyip Erdogan decidesse di spingere l'esercito turco a creare una zona cuscinetto o a combattere contro le forze curde, la lotta contro l'ISIS ne risentirebbe pesantemente. Lo spostamento delle truppe curde dalla sorveglianza delle prigioni e dei centri di detenzione potrebbe offrire all'ISIS l'occasione di riorganizzarsi e colpire, come già accaduto con l'evasione dalla prigione di al-Hasakah nel gennaio 2022, in linea con la loro campagna e in linea con la campagna "Breaking the Walls" dell'ISIS. Ci sono oltre 9.500 militanti dell'ISIS detenuti in oltre 20 strutture separate delle SDF in tutta la Siria. Ciò si aggiunge ai 42.000 familiari associati, donne e bambini, in campi come al-Hol e al-Roj .

Nel breve e medio termine, l'ISIS probabilmente continuerà ad aumentare esponenzialmente le proprie operazioni senza tralasciare le strutture dell’organizzazione. L'organizzazione potrebbe inoltre sfruttare le tensioni interne a HTS per attirare estremisti insoddisfatti dell'approccio più moderato e pragmatico adottato dal gruppo. I ranghi di HTS includono ancora jihadisti provenienti dalla Cecenia, dai Balcani e dall'Asia centrale, insieme a un centinaio di combattenti stranieri, tra cui europei. Nonostante HTS abbia espulso numerosi militanti radicalizzati nel corso degli anni, non tutti hanno accettato la nuova linea politica del gruppo. È dunque probabile che queste crepe interne offrano ulteriori opportunità all'ISIS per rafforzare la propria presenza e influenza. Il principale ostacolo alle ambizioni dell'ISIS in Siria è rappresentato da uno Stato stabile e coeso, guidato da un'unica autorità capace di esercitare il controllo esclusivo sull'uso della forza all'interno di confini sovrani ben definiti. Tuttavia, considerando la frammentazione del paese, con i curdi che controllano de facto il Nordest, la tensione costante tra arabi e curdi e l'instabilità del governo HTS, la prospettiva di una Siria unita e pacificata appare alquanto remota. In questo contesto, l'ISIS potrebbe continuare a espandersi, sottolineando ulteriormente la necessità di interventi decisivi da parte degli Stati Uniti per contrastare il gruppo. Un esempio è rappresentato dagli attacchi aerei americani condotti nelle scorse settimane contro posizioni dell'ISIS nella Siria centrale, che hanno colpito 75 obiettivi distinti. Inoltre, lo scorso 16 dicembre, il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) ha annunciato nuovi raid mirati, dichiarando in un comunicato che «gli attacchi contro leader, membri e strutture dell'ISIS fanno parte della missione continua per interrompere, indebolire e sconfiggere il gruppo terroristico. L'obiettivo è impedire che l'ISIS conduca operazioni internazionali e sfrutti opportunità per riorganizzarsi nella Siria centrale». Come accade spesso, una rinascita dell'ISIS in qualsiasi regione del mondo può rafforzare ulteriormente la rete globale del gruppo. In molti modi, considerando le varie filiali, affiliati e gruppi legati al franchising dello Stato Islamico, l'insieme appare più potente dei singoli componenti. Un ritorno dell'ISIS in Siria occuperebbe un ruolo centrale nella propaganda del gruppo, che verrebbe amplificata da un vasto ecosistema di piattaforme mediatiche, alcune ufficiali e molte altre non ufficiali. Questo amplifica ulteriormente la portata del messaggio, radicalizzando e ispirando nuovi sostenitori e seguaci.

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