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Cardinale tra gaffe e parole che fanno male al Milan

Si trattava di un paper accademico e non di un'intervista "aperta", che Gerry Cardinale non ha mai concesso a nessuno nei primi due anni da proprietario del Milan: anche così si spiegano le rigide norme di pubblicazione e il tono con cui il patron rossonero si è approcciato alla descrizione del modello di business. Ed era inizio settembre, non oggi, quando ancora a Casa Milan poteva esserci la convinzione di aver messo in piedi un progetto sportivo competitivo e non una squadra che dovrà sudare per conquistare un posto nella prossima Champions League. Al centro, lei e il proprietario, di una durissima contestazione con invito a vendere.

Insomma, era un altro mondo e in quello di oggi è probabile che Cardinale e gli altri - Furlani, Scaroni, Moncada, Cocirio, Oettle, Stefanelli, Moreno, Pulisic e l'immancabile Ibrahimovic - avrebbero scelto argomentazioni differenti se calati nel clima di un Natale depresso come raramente nel recente passato. Fine degli alibi e delle spiegazioni. Il resto del contenuto delle 24 pagine messe in vendita dalla business school al prezzo di 11 dollari e 95 centesimi sembra fatto apposta per farsi nemici e crearsi problemi e, in estrema sintesi, per farsi del male da soli.

Da qui il pensiero condiviso da milioni di innamorati milanisti: davvero non se ne poteva fare a meno? Di tanto, se non di tutto. Ad esempio di magnificare le doti dei dirigenti nella scelta dei profili su cui puntare i propri investimenti, adesso che sotto Casa Milan c'è la fila di chi vorrebbe sapere chi ha deciso di mettere 15 milioni di euro su Emerson Royal, 19,5 più 9 di bonus su Chuckwueze e altri 21 su Musah o una quindicina su Okafor. Oppure citare i New York Yankees come benchmark, visto che non vincono dal 2009.

O, ancora, spiegare di essersi convinto ad affidare il progetto alle mani di Giorgio Furlani che è bravissimo, ma "dove è carente è che non è un Ceo". Cioè esattamente il suo ruolo al Milan. E per questo aver creato un "ufficio del Ceo" che magari funzionerà o magari no. Tra l'altro dimenticandosi di ricordare come nel processo di risanamento dei conti proseguito dopo l'opera di Elliott sia stato cruciale e decisivo un fatto totalmente anomalo nella storia del calcio italiano: la penalizzazione della Juventus nel 2023 senza la quale sarebbero venuti meno i ricavi della Champions League che sono una delle architravi di tutto. E che, per inciso, al momento mancheranno anche l'anno prossimo essendo il Milan ottavo in classifica con necessità di cambiare passo.

Chi gliel'ha fatto fare di lanciare una stoccata al Comune di Milano ("Mi piacerebbe vedere la costruzione di uno stadio moderno con 70.000 posti, ma non stiamo ricevendo molto aiuto dal Comune per ottenere le approvazioni urbanistiche nella nostra posizione preferita") tre giorni dopo l'annuncio del manager di riferimento che proprio l'area di San Siro è ormai l'opzione preferita? O di accusare i giornali di inventarsi tutto? Gli stessi che hanno pubblicato la versione sul rifinanziamento del vendor loan in cui non si chiede conto di quale sia diventata la reale valutazione del Milan, di sicuro molto superiore al miliardo e 200 milioni iniziali?

Era proprio necessario che Ibrahimovic, finito anche lui al centro della contestazione, parlasse di se stesso dicendo "Io sono Zlatan e il mio ruolo è essere Zlatan" argomentando di "essere vicino alla squadra ma non troppo", cioè esattamente quello di cui lo accusano tutti in questo momento? E così avanti con tanto di gaffe che sarebbe utile venisse riparata non con le solite veline mandate in circolo ma chiarendosi direttamente magari con i colleghi, anche made in Usa, di Oaktree (che fino a prova contraria è pure molto più grande di RedBird alla voce patrimonio).

Ha detto Cardinale che non vuole vincere scudetti come l'ultimo dell'Inter che poi è andata in bancarotta. Ovviamente l'Inter non è fallita, continua a giocare - pure meglio del Milan - e pure a migliorare il bilancio, semplicemente usando una strategia diversa da quella di Cardinale. Chi non ha ripagato il debito è stato Zhang, che ne è il proprietario, esattamente come Cardinale lo è del Milan e a sua volta ha in testa un prestito che ha spostato al 2028. Nessuno si sogna di metterlo in conto al Milan. Al di là del fatto che le parole hanno un peso, come dovrebbero prenderla i dirigenti dell'Inter che con Scaroni e Furlani lavorano gomito a gomito in Lega o sul dossier stadio, o gli stessi manager di Oaktree che dal 2021 supportano un club cui ora un importante uomo d'affari statunitense ha appiccicato (per errore, sia chiaro) l'etichetta di fallito?

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