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Alexander, storia del suicidio di un ragazzo deportato in Russia da un orfanotrofio ucraino

Alexander era stato strappato dai russi da un orfanotrofio della regione di Kherson, in Ucraina. In Russia, ad Akhatanizovskaya, un villaggio del Krasnodar, il ragazzo si è tolto la vita. Il gesto tragico è avvenuto a gennaio dell’anno che volge alla fine, ma la notizia è stata svelata solo ora. Della tragica fine di Alexander racconta oggi la pubblicazione “Important Stories”. Si tratta di un caso che era stato nascosto.

Alexander Yakushchenko si è tolto la vita all’età di 18 anni e sette mesi, impiccandosi a pochi chilometri dalla casa della nuova famiglia affidataria. Il suo corpo è stato trovato da alcune persone che andavano al lavoro di prima mattina. Accanto al corpo del ragazzo è stato trovato un telefono smontato, dal quale erano stati cancellati tutti i dati. Il medico legale ha riferito ai genitori adottivi che, all’ultimo momento, il ragazzo aveva presumibilmente tentato di liberarsi dal cappio.

Alexander Yakushchenko, come detto, era originario della regione di Kherson. Le autorità tutelari ucraine lo avevano tolto alla madre, Elena Yakushchenko, nel 2016. Fino all’autunno del 2022, Alexander era cresciuto in un orfanotrofio di tipo familiare nel villaggio di Tokarevka, vicino a Kherson.

Uno degli alunni dell’orfanotrofio, Sergei Manchenko, amico di Alexander, ha raccontato delle “condizioni più dure” vissute dai bambini. Durante l’occupazione russa, la direttrice dell’orfanotrofio aveva collaborato con le autorità russe. La Russia l’aveva nominata capo anche di due altri orfanotrofi in villaggi vicini.

Dopo che le truppe ucraine hanno liberato la regione di Kherson, la responsabile dell’orfanotrofio aveva preferito trasferirsi in Russia, portando con sé alcuni dei minori dell’istituto, compreso Alexander.

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