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Buon Natale con il Fatto!

Cari amici del Fatto,

questa è la lettera numero 16 con gli auguri di un buon Natale e di un buon anno nuovo da trascorrere insieme. Dopo il 15° compleanno, ci stiamo avviando a passo di carica verso la maggiore età. E lo facciamo con la fiducia che da molti mesi ci dà il segno “più” nei dati sulla diffusione del nostro giornale per vendite di copie individuali, digitali e abbonamenti, in un panorama editoriale che definire critico è dire poco.

Quel “più” è merito vostro, perché è solo a voi lettori e abbonati che il Fatto deve la sua buona salute: mentre i grandi editori pietiscono col cappello in mano nuove provvidenze dal governo, diffondendo fake news su tagli tanto sanguinosi quanto inesistenti ai fondi pubblici all’editoria (che Palazzo Chigi ha appena aumentato del 10%), noi il sostegno lo chiediamo alla comunità di chi ci legge, che per fortuna non fa che allargarsi. E ci ripaga degli effetti collaterali della nostra libertà senza padroni: gli insulti, le calunnie, le querele e le cause civili temerarie, il sabotaggio di molti grandi investitori pubblicitari.

Anche il 2024 è stato per noi un anno ricco di scoop. Gli scandali di Sgarbi, che hanno portato alle sue dimissioni da sottosegretario (un buon auspicio per altri membri del governo), quello della casa del ministro Crosetto, le imprese di Fassino con i profumi al duty free di Fiumicino, le novità delle inchieste sulla Santanché, le gesta di Renzi&Carrai, gli sviluppi inediti dell’affaire Sangiuliano-Boccia, le faide sull’eredità Agnelli e il caso Tavares, le nostre inchieste sulla “beneficenza” pelosa di Chiara Ferragni e altri Vip e influencer fortunatamente sempre meno influenti.

E poi la nostra battaglia (sempre meno solitaria, per fortuna) contro tutte le guerre: dall’Ucraina, dove purtroppo si stanno avverando tutte le nostre previsioni e analisi, peraltro facilissime da formulare per chi non fosse accecato o incatenato dalla propaganda; al Medio Oriente, dove siamo stati pressoché i soli nel panorama della stampa italiana a chiamare con il loro nome i crimini contro l’umanità del governo e dell’esercito di Israele contro i palestinesi di Gaza e della Cisgiordania (che stiamo aiutando con la nostra Fondazione umanitaria tramite Medici Senza Frontiere), ma anche contro tutti gli Stati circostanti fino alla Siria.

Anche sulle “post-democrazie” occidentali siamo stati facili profeti. Dinanzi alle penose condizioni di Joe Biden, abbiamo domandato per mesi chi comandasse davvero negli Usa, finché la forza dei fatti ha costretto anche i suoi fan al di qua e al di là dell’Oceano ad arrendersi all’evidenza, troppo tardi per arginare la reazione della maggioranza degli americani, che ha premiato Trump. Quanto alla fu Europa, abbiamo ripetuto fino alla noia che continuare a sottrarre enormi risorse alle politiche sociali e ambientali per dirottarle sugli armamenti e nascondere il tutto sotto un sudario di propaganda e di censura avrebbe impoverito il nostro continente, spingendolo per disperazione verso l’estremismo di destra. E, ora che l’ineluttabile accade, non si trova di meglio che abolire le elezioni (in Romania), negare a chi le vince il diritto di governare (in Georgia), ribaltare i risultati delle urne con maneggi di palazzo (in Francia). Come se le democrazie potessero combattere Putin e gli altri autocrati imitandoli.

In Italia ci opponiamo al governo Meloni non per un pregiudizio ideologico, ma per i danni che fa. A cominciare dalle schiforme istituzionali che ancora una volta, come già il centrosinistra col Titolo V nel 2001, poi B.&C. con la Devolution nel 2006, poi Renzi nel 2006, mirano a scassinare la Costituzione. Sull’Autonomia differenziata abbiamo contribuito, nel nostro piccolo, al grande successo rappresentato dalla sentenza della Consulta che ha svuotato la legge Calderoli: ora, se il 13 gennaio la Cassazione darà il via libera al referendum abrogativo, ci batteremo per portare più gente possibile ai seggi affinché si raggiunga il quorum e si possa radere al suolo per sempre l’insano progetto. Poi toccherà ai referendum costituzionali sul premierato e sulla separazione delle carriere dei magistrati, che non richiedono quorum e potrebbero diventare la tomba di questo governo, come lo fu nel 2016 quello sulla schiforma Renzi-Boschi-Verdini.

La prima battaglia del 2025 sarà contro la legge Bavaglio, appena entrata in vigore. Continueremo a pubblicare le ordinanze cautelari dei giudici testualmente, fra virgolette, per informare voi lettori con la massima precisione e compiutezza, sfidando quel divieto illiberale e vergognoso e facendoci processare per “delitto di cronaca”: così i giudici potranno disapplicare la norma liberticida perché contraria alla Costituzione e alla giurisprudenza europea, oppure impugnarla dinanzi alla Consulta e alle Corti comunitarie affinché non ne resti traccia alcuna nel nostro ordinamento. Molti di voi ci scrivono: “Come facciamo ad aiutarvi in questa battaglia?”. Alcuni ci inviano banconote da 10, 50, 100 euro. Altri vorrebbero lanciare raccolte fondi per nostre spese legali. Ma il sostegno migliore è acquistare il Fatto ogni giorno in edicola, oppure abbonare se stessi e altri all’edizione cartacea con la formula coupon o a quella digitale per scaricarla sui device. Un gesto semplice e veloce, ma anche un regalo intelligente che permette di evitare con un clic la frenetica rincorsa nei negozi.

Noi vi ripagheremo con l’unica moneta di cui disponiamo: notizie, analisi, commenti e satira, i frutti della nostra professionalità, libertà e passione.

Non possiamo promettervi un anno di buone notizie, ma di buona informazione sì. Anche quest’anno, a chi si regala o regala ad amici e parenti un abbonamento annuale, offriamo un forte sconto pensato per queste feste. Con un unico abbonamento scontato a 119,99 euro (anziché 189,99) potrete:

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Se avete consigli, idee, suggerimenti, rilievi, critiche e dissensi, scriveteci come sempre (1500 caratteri al massimo) a Il Fatto Quotidiano, via di Sant’Erasmo 2, 00184 – Roma, a segreteria@ilfattoquotidiano.it o a lettere@ilfattoquotidiano.it, indicando il nome del giornalista a cui vi rivolgete. Noi cercheremo di rispondere a tutti e di pubblicare i contributi più originali e interessanti nella pagina “Lo dico al Fatto”.

Un grazie particolare a tutti coloro che continuano ad acquistare il Fatto Quotidiano recandosi ogni giorno in edicola, dando a noi il sostegno più prezioso e supportando anche gli edicolanti, impegnati in un mestiere sempre più difficile e più meritorio: che democrazia sarebbe, la nostra, senza edicole aperte e quotidiani liberi e indipendenti?

Ancora grazie a tutti. E, a nome nostro e delle nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno con il Fatto Quotidiano!

Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Peter Gomez e Cinzia Monteverdi

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