Corruzione, libero l’imprenditore ma i carabinieri ancora agli arresti
PAVIA. Il clima natalizio non ferma le indagini della procura sul filone “Clean 2”, con al centro le accuse di corruzione e stalking.
Restano agli arresti l’ufficiale dell’Arma in congedo Maurizio Pappalardo (ancora ai domiciliari), e il carabiniere forestale Antonio Scoppetta (che è stato trasferito nei giorni scorsi dal carcere di Opera a San Vittore), mentre l’imprenditore edile Carlo Boiocchi ha ottenuto la revoca dei domiciliari, come chiesto dall’avvocata Orietta Stella, e ora ha solo l’obbligo di firma tre volte a settimane.
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A Pappalardo, che non può incontrare nessuno ad eccezione di un familiare e del suo medico, è stata concessa dalla giudice Maria Cristina Lapi la visita in casa dello psicologo, dopo una relazione sanitaria. E questo nonostante il parere negativo del magistrato Alberto Palermo, che aveva negato l’ingresso dello psicologo per ragioni di indagine. Che l’inchiesta sia ancora in una fase delicata lo dimostra anche il “no” al dissequestro dei telefonini degli indagati: la procura sta ancora facendo la copia forense dei cellulari, sia quelli degli indagati che di altre persone non coinvolte direttamente nell’inchiesta.
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Quali accuse
Pappalardo (difeso dagli avvocati Maria Teresa Zampogna e Franz Sarno) e Scoppetta (avvocato Giuseppe Madeo) condividono, in maniera speculare, le accuse di corruzione (per lo scambio tra informazioni riservate su procedimenti penali a partire dal 2016 e regalìe di varia natura) e di stalking (per le persecuzioni ai danni della ex fidanzata di Pappalardo, che aveva deciso di interrompere nel 2019 la relazione).
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Ma Scoppetta (che ha lavorato per anni alla polizia giudiziaria in procura) è accusato anche di corruzione, insieme al costruttore Carlo Boiocchi, anche per un altro filone di indagine, legato a una villa di lusso a San Genesio che sarebbe stata acquistata dal carabiniere forestale a un prezzo di favore (300mila euro invece del doppio) in cambio dell’assenza di controlli nel cantiere. Solo per Scoppetta la giudice aveva disposto il carcere (che la procura chiedeva anche per Boiocchi), ritenendo che fosse questa la misura più idonea a scongiurare il rischio di reiterazione del reato e inquinamento delle prove.
Anche il Tribunale del Riesame, nelle scorse settimane, aveva condiviso questo ragionamento e respinto la richiesta di scarcerazione (così anche per Pappalardo). Le motivazioni devono ancora essere depositate ma da quanto si è saputo i giudici di Milano sono entrati sia nel merito delle esigenze cautelari che dei «gravi indizi».
L’abuso edilizio
Il filone di inchiesta sulla villa di San Genesio ha dato vita anche alla contestazione di abuso edilizio per altri indagati. L’intervento è quello tra via Veneto e via Vicenza, dove è stata realizzata anche la villa comprata da Scoppetta. Quell’intervento, per gli inquirenti, sarebbe stato realizzato in assenza di tutti i permessi sull’aumento della superficie. Per questa ipotesi di reato sono indagati anche il sindaco di San Genesio, Enrico Tessera, l’ex sindaco Cristiano Migliavacca, la responsabile dell’Ufficio tecnico di San Genesio Nausica Donato, e Gianluca Di Bartolo, amministratore della Civiling Lab, subentrata nell’eseguire le opere.
Un anno fa il blitz
Un anno fa, il 27 novembre, il blitz della finanza negli uffici di Asm Pavia e il sequestro della scuola di San Genesio svelarono l’ipotesi di un “sistema Pavia”, basato su appalti irregolari e l’utilizzo di risorse pubbliche a fini privati. Un sistema «illecito diffuso», lo definirono i magistrati. Quel blitz portò a più filoni di indagine: un primo fronte, denominato “Clean 1”, è stato chiuso alla fine di novembre con 15 indagati per varie accuse, tra peculato, turbativa d’asta e violazione di segreto d’ufficio, e ora la procura dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.