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Consorzio, 9 aziende escono: «Non condividiamo le scelte»

TORRAZZA COSTE. Fine anno turbolenta per il Consorzio tutela vini Oltrepo Pavese, con nove aziende che hanno deciso di abbandonare l’ente in polemica con alcune scelte gestionali prese dal nuovo Cda. «Una decisione sofferta, ma non più prorogabile», affermano le cantine dimissionarie: Luciano Brega, Vinicola Decordi, Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Maggi Francesco, Mondonico, Orlandi Marco, Prago Vini e Spumanti, Vercesi Nando e Maurizio. Tra questi ci sono quattro dei cinque imbottigliatori (Renato Guarini, Quirico Decordi, Federico Defilippi, Valeria Vercesi), che si erano dimessi dal Cda l’estate scorsa, ma anche l’ex presidente Gilda Fugazza.

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«Siamo stati costretti a farlo anche per non apparire corresponsabili di scelte da cui ci dissociamo radicalmente – spiegano -. Alcuni esempi sono le mancate attuazioni di delibere assembleari, ad oggi affossate, che fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta ministeriale sulle Igt e di non procedere con il disciplinare della Docg. Inoltre, ormai da mesi è stata azzerata la promozione su prodotti ritenuti “minori”, ma che in realtà sono quelli su cui oggi vive l’intero territorio».

Le aziende fuoriuscite non si sentono più rappresentate «da un Consorzio che sta cercando in tutti i modi di modificare lo statuto, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al Cda a discapito dei soci grandi e piccoli», concludono.

Secondo il Consorzio, invece, queste uscite «non incidono sulla solidità e la coesione del nostro progetto». «Alle nove aziende che hanno presentato domanda di recesso hanno corrisposto altrettante richieste di adesione, mantenendo stabile il numero di associati, che oggi raggiunge il livello più alto degli ultimi anni – afferma il Cda, presieduto da Francesca Seralvo –. Tali speculazioni risultano ancor più inopportune e fuori luogo, considerato che il territorio è finalmente unito attorno a un progetto di rinascita, condiviso da chi opera con reale interesse per il benessere collettivo. Il progetto di rilancio non sarà in alcun modo condizionato da questi eventi».

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L’uscita delle cantine, che secondo le stesse rappresentano oltre il 27% dei voti in assemblea, potrebbe mettere a rischio l’erga omnes (vedi box a fianco). Ma sugli eventuali effetti sui requisiti di operatività del Consorzio, il Cda precisa: «Ogni valutazione sarà effettuata in conformità alle richieste del Ministero dell’Agricoltura alla fine dell’attuale incarico, previsto per giugno 2025».

Prova a riportare la pace l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessandro Beduschi, sottolineando come la qualità del prodotto debba essere al centro della strategia territoriale, senza però trascurare l’importanza del vino sfuso, dentro un sistema bilanciato: «Regione Lombardia ritiene fondamentale che il territorio resti unito, perché la frammentazione in battaglie per difendere interessi personali rischia di indebolire un sistema dalle enormi potenzialità, che finalmente crede in un progetto di rilancio incentrato sulla qualità – commenta Beduschi -. Con 13mila ettari vitati c’è spazio per tutti: imbottigliatori e produttori devono lavorare insieme verso un modello che remuneri equamente tutta la filiera». —

Oliviero Maggi

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