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Ex Necchi, capannoni tutelati: Supernova fa ricorso per poterli abbattere

PAVIA. Supernova, la società proprietaria dell’ex area Necchi presenta ricorso al Tar contro la decisione della Commissione regionale per il patrimonio culturale della Lombardia di dichiarare «di particolare interesse culturale» i capannoni progettati circa 60 anni fa dall’architetto milanese Marco Zanuso. Strutture che Supernova, di cui sono presidente e amministratore delegato il commercialista di Bolzano Heinz Peter Hager e l’imprenditore Paolo Signoretti, entrambi agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria partita da Trento, intendeva demolire per completare la bonifica dell’area di 112mila metri quadrati abbandonata da oltre vent’anni.

Nel ricorso, che è stato presentato contro il ministero della Cultura, il Segretariato regionale per la Lombardia, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia Sondrio, si chiede l’annullamento del decreto della Commissione che ha, di fatto, vincolato un bene definito «di interesse culturale particolarmente importante» dalla Soprintendenza.

I motivi del ricorso

Per la società, l’immobile è in forte stato di degrado ed è caratterizzato dalla presenza di un significativo quantitativo di amianto e di fibre artificiali vetrose. Inoltre la mancata demolizione non consentirebbe di procedere alla bonifica totale dell’area, come peraltro richiesto dagli enti di controllo, tra cui Arpa. La società ha quindi chiesto di ridurre il vincolo su quattro campate dell’edificio per salvaguardare il risanamento ambientale della zona.

«Le valutazioni effettuate – si legge nel ricorso - hanno permesso di comprendere che una parte contenuta dell’immobile può essere messa in sicurezza, garantendo in questo modo l’esecuzione delle indagini in profondità, non rese possibili invece dalla dimensione in estensione dell’attuale complesso».

Proposta cassata dalla Soprintendenza «che, anteponendo l’esigenza di un vincolo totale sull’immobile, ha rifiutato di trovare quella necessaria sintesi tra l’interesse ambientale e la salute pubblica», scrivono i legali di Supernova, aggiungendo: «Ulteriori approfondimenti ambientali sulle matrici di suolo e della falda risultano di fatto incompatibili con la conservazione totale dell’opera di Zanuso. Sono anche stati effettuati (su richiesta della Soprintendenza) puntuali indagini che hanno rilevato possibili rischi che per la staticità della struttura, in caso di scavo per le operazioni di bonifica. Si potrebbe infatti produrre un marcato peggioramento delle condizioni di stabilità dei plinti (elementi che hanno funzioni di basamento), coinvolgendo quindi staticamente l’edificio, sia dal punto di vista strutturale, sia soprattutto dal punto di vista geotecnico».

Il vincolo

Il ricorso della proprietà dell’ex Necchi, di cui è anche stato informato l’ufficio Urbanistica del Comune, guidato da Giovanni Biolzi, arriva dopo che la Soprintendenza aveva chiesto di modificare il progetto originario che prevedeva la demolizione dell’edificio, struttura in cemento armato, pensata da Zanuso, famoso architetto, designer e urbanista, e realizzata una sessantina di anni fa con tecniche architettoniche ed ingegneristiche all’avanguardia, prevedendo una copertura autoportante per eliminare la presenza di colonne. A chiedere di salvare l’immobile era stato l’ingegnere Vittorio Vaccari, presidente dell’associazione Il Bel San Michele, che, lo scorso aprile, si era rivolto alla proprietà sottolineando la necessità di valorizzarlo come esempio di archeologia industriale. A maggio la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio aveva notificato alla società l’avvio del procedimento di «dichiarazione dell’interesse culturale particolarmente importante». Poi la decisione di vincolare il bene.

Stefania Prato

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