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Venezuela, il comunista Maduro mette una taglia di 100.000 dollari sull’oppositore González. La denuncia di Fidanza

Nel Venezuela di Nicolás Maduro, la caccia all’opposizione non conosce tregua. Il governo del presidente ha annunciato una taglia di 100.000 dollari per chiunque fornisca informazioni utili a rintracciare Edmundo González Urrutia, leader in esilio considerato il vero vincitore delle contestate elezioni presidenziali del 28 luglio scorso.

Un bollettino in stile wanted è apparso sui social della polizia venezuelana: la foto di González e le istruzioni per contattare le autorità. «Si offre una ricompensa di 100.000 dollari a chiunque fornisca informazioni sulla sua posizione», recita il post su Instagram. Una cifra rivista al ribasso rispetto ai 500.000 dollari inizialmente promessi, poi corretti, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El País.

Dall’esilio alla resistenza: la sfida di González

Fuggito a Madrid lo scorso settembre, l’ex candidato e diplomatico era entrato nelle mire del governo con accuse pesanti: cospirazione, riciclaggio di denaro, falsificazione di documenti. Reati che, per l’opposizione, sono strumenti politici volti a eliminare un avversario scomodo. Dopo essersi rifugiato nell’ambasciata spagnola a Caracas, il leader dell’opposizione ha scelto l’esilio in Europa per continuare la sua battaglia contro un regime che ha trasformato la repressione in prassi quotidiana.

Tuttavia, le accuse non sembrano intimidire González, che ha promesso un ritorno in patria prima di venerdì prossimo, giorno in cui Maduro intende inaugurare il suo terzo mandato consecutivo. «Non c’è dittatura che possa resistere alla forza del popolo», ha dichiarato in un recente comunicato.

Elezioni senza numeri

La controversa vittoria di Maduro, ex pupillo del defunto Hugo Chávez, si è consumata tra ombre e omissioni. A differenza delle precedenti elezioni, il Consiglio nazionale elettorale, fedele al presidente, non ha pubblicato i dettagli sui voti. L’opposizione ha denunciato brogli, diffondendo dati provenienti dall’80% dei seggi che indicavano González come vincitore. La risposta del regime è stata immediata: oltre 2.200 arresti tra manifestanti e oppositori nelle settimane successive al voto.

Ma il popolo non ha intenzione di tacere

Maria Corina Machado, esclusa dalla corsa presidenziale lo scorso anno, ha chiamato i venezuelani a scendere nuovamente in piazza il 10 gennaio. Un appello che rischia di trasformarsi in una nuova prova di forza tra democrazia e e dittatura comunista.

Dall’Italia si è fatto sentire anche Carlo Fidanza: «Il 10 gennaio il dittatore Maduro, sconfitto alle elezioni e odiato dal suo popolo, cercherà di autoproclamarsi ancora presidente. Quel giorno la leader dell’opposizione Maria Corina Machado ha invitato tutti i venezuelani in piazza per difendere ancora una volta la democrazia e la libertà, sfidando divieti e repressione». E aggiunge, «a loro va il nostro più caloroso abbraccio! LIBERTAD!».

Gli occhi del mondo su Caracas

Nel frattempo, González si prepara a un tour internazionale che lo porterà in Argentina, dove incontrerà il presidente Javier Milei. Buenos Aires, da tempo critica verso il regime venezuelano, ha già accolto membri dell’opposizione nella propria ambasciata a Caracas, offrendo un rifugio sicuro a chi è perseguitato dal governo.

Sul piano internazionale, il Dipartimento di Stato americano ha ribadito la sua posizione: «È chiaro agli Stati Uniti e alle nazioni democratiche che González è il presidente eletto del Venezuela», ha dichiarato lo scorso novembre. Eppure, il ritorno a Caracas si preannuncia tutt’altro che semplice. Nella sua trasmissione televisiva, il ministro degli Interni Diosdado Cabello ha ironizzato sul futuro del leader in esilio mostrando un “regalo” per González: una scatola trasparente circondata da palloncini e contenente manette.

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