Sondaggi shock per Macron: l’86% vuole un nuovo premier, il 38% sogna Le Pen presidente
Il termometro politico in Francia segna febbre alta, e il paziente è Emmanuel Macron. Con il primo Consiglio dei ministri del governo Bayrou appena concluso, un sondaggio Odoxa-Backbone per Le Figaro tratteggia uno scenario inquietante: il 71% dei francesi considera «preoccupante» il presidente, mentre l’86% ritiene che dovrà nominare un nuovo primo ministro nel 2025. A sorprendere di più però è la percentuale relativa ai suoi stessi sostenitori: ben il 72% la pensa come tutti gli altri.
I cittadini non si fidano più di Macron
«Sono persuaso di poter evitare la censura», dichiarava con sicurezza il primo ministro Bayrou lo scorso 23 dicembre, poche ore dopo aver annunciato la composizione del suo governo. Ma la convinzione del leader sembra lontana dal sentimento popolare. Con un’Assemblea nazionale frammentata in tre blocchi, governare appare più che mai un’impresa titanica. La stessa mossa di Macron di rivolgersi direttamente ai cittadini, promettendo di farli decidere su «questioni fondamentali» nel 2025, ha sollevato più dubbi che entusiasmi. Secondo il 58% degli intervistati, il presidente potrebbe ricorrere a referendum – uno strumento da lui spesso evocato ma mai concretizzato. I cittadini non gli credono più.
Dimissioni? Per il 61% dei francesi, sì
Come uscire da questa impasse? Per il 61% dei francesi la risposta è chiara: le dimissioni di Macron. Una percentuale in crescita di 7 punti rispetto a settembre, che mostra un consenso trasversale, eccezion fatta per i suoi amici di partito (90% favorevoli al completamento del mandato). Eppure, nonostante gli appelli sempre più pressanti, Macron ha già chiarito durante il discorso del 5 dicembre che non ha alcuna intenzione di lasciare l’Eliseo prima del 2027.
Tra referendum e dissoluzione: il rischio di un salto nel vuoto
“Decidere“: una parola chiave che Macron ha lasciato in sospeso durante i suoi auguri presidenziali, ma che non ha dissipato le speculazioni su un possibile referendum o addirittura uno scioglimento dell’Assemblea, consentita dalla Costituzione a partire da luglio. Se il referendum resta un’opzione «ad alto rischio», come avverte il costituzionalista Benjamin Morel, sciogliere il Parlamento divide il Paese: il 50% degli intervistati è favorevole, con punte del 64% tra i simpatizzanti del Rassemblement National e del 63% tra gli Insoumis radicali di Mélenchon.
Secondo Morel, però, entrambe le opzioni rappresentano trappole politiche. «Qualsiasi fosse il tema, il referendum si trasformerebbe in un plebiscito su Macron» spiega, sottolineando come il presidente rischierebbe di ritrovarsi «senza governo, senza bilancio e con un’elezione presidenziale anticipata».
Marine Le Pen avanza, la sinistra si frammenta
Nel frattempo, Marine Le Pen si consolida come favorita per le presidenziali del 2027. Secondo un sondaggio Ifop-Fiducial per Le Figaro Magazine e Sud Radio, la leader del Rassemblement National otterrebbe il 36% dei voti contro Édouard Philippe (25%) e il 38% contro Gabriel Attal (delfino di Macron al 20%), segnando un record personale.
La sinistra, invece, continua a pagare il prezzo della frammentazione. Jean-Luc Mélenchon si attesta tra il 9% e il 10%, mentre Fabien Roussel e Marine Tondelier raccolgono risultati modesti (5-6%). La prospettiva di un campo unito appare lontana, e ogni leader sembra più concentrato a salvare il proprio orticello che a costruire un’alternativa credibile.
Nessuna qualità per Macron: 6 francesi su 10 lo ritengono autoritario
Una crisi di immagine senza precedenti per l’inquilino dell’Eliseo che raggiunge livelli definiti «catastrofici». Il 65% lo accusa perfino di non essere attaccato ai valori democratici e il 62% lo giudica autoritario. «Non gli viene riconosciuta alcuna qualità, gli si attribuiscono tutti i difetti», afferma Céline Bracq, direttrice di Odoxa. Chissà se Monsieur le President potrà ancora dire “la France c’est Moi” o sarà relegato a un malinconico “La France et Moi”? Per ora, i francesi sembrano avere già emesso il loro verdetto.
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