Il giallo dei cucchiaini scomparsi: erano tra i reperti di casa Poggi
GARLASCO. Dopo il delitto di Chiara Poggi furono trovati, nella casa di via Pascoli, tra la cucina e il soggiorno, tre cucchiaini sporchi. Due erano nel lavello, uno sul divano dove la vittima era solita guardare la tv. Solo questo terzo cucchiaino fu esaminato: aveva il Dna della vittima. Gli altri due, invece, non furono analizzati e non risultano essere più presenti tra i reperti sequestrati sulla scena del crimine.
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Il numero dei cucchiaini sembra suggerire la presenza di più persone in casa quella mattina del 13 agosto 2007 ma le posate non sono più a disposizione degli inquirenti per essere sottoposte ad accertamenti. Anche il cucchiaino trovato sul divano e di cui si parla nella relazione dei Ris del 2007 non risulta essere presente negli scatoloni che i periti Denise Albani e Domenico Marchegiani, incaricati dalla giudice Daniela Garlaschelli, stanno esaminando nell’incidente probatorio disposto nell’ambito dell’inchiesta bis riaperta dalla Procura di Pavia sul delitto di Garlasco, che vede indagato Andrea Sempio.
Il mistero della colazione
Tra i reperti che sono invece a disposizione delle analisi ci sono i resti della colazione di quella mattina, prelevati dalla pattumiera: due vasetti vuoti di Fruttolo, un brick di thè freddo, un contenitore vuoto di biscotti e un piattino di plastica. Che siano rifiuti recenti lo dimostrerebbe il fatto che erano pochi all’interno della pattumiera, e che quindi il sacchetto era stato cambiato non da molto tempo.
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I cucchiaini potrebbero essere stati utilizzati per mangiare il Fruttolo, ma perché tre? C’è poi un altro mistero: Chiara era allergica ai latticini, secondo una consulenza medico legale fatta fare dopo il delitto. I rifiuti della colazione, comunque, restano ancora di interesse all’interno della nuova indagine. Durante la seconda tappa dell’incidente probatorio sarebbe emersa anche una traccia sull’etichetta del brick di tè freddo.
Traccia che ha creato il dubbio, non chiarito, che potesse essere un'impronta. A occhio nudo e attraverso un’apposita torcia, in sostanza, non sono stati rilevati contatti papillari su quei rifiuti, ma alla fine degli esami è stata evidenziata la necessità di fare più avanti accertamenti specifici, a cui, però, la difesa di Andrea Sempio (Angela Taccia e Massimo Lovati) ha annunciato che continuerà ad opporsi.
La battaglia sulle impronte
Già nell’udienza di maggio, davanti alla gip di Pavia Daniela Garlaschelli, infatti, i legali del nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi dell’agosto 2007, avevano fatto presente che l’incidente probatorio, disposto dalla giudice su istanza dei pm, prevede analisi genetiche e non dattiloscopiche.
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Una questione sollevata anche l’altro ieri, verso la fine della lunga giornata nei laboratori della Polizia scientifica a Milano, dall’avvocata Angela Taccia, quando nel verbale si sarebbe voluto indicare la necessità di analisi con polveri specifiche per «esaltare» e individuare - dopo le ispezioni a vista negative - eventuali impronte sui reperti. La linea difensiva è quella dell'opposizione a questi accertamenti, perché semmai la Procura dovrà chiedere e ottenere un altro incidente probatorio dattiloscopico, con tanto di relativi confronti delle impronte semmai trovate. Sempre da quanto si è saputo, la fase delle campionature non ha riguardato né il frammento del tappetino del bagno, né il cucchiaino, entrambi indicati nell’elenco dei reperti da analizzare.