Pop in time: gli intagli d’arte di Luca Terribili
Nel cuore di Roma, in una via carica di storia e di creatività, ma anche di artigianato, come via Margutta, c’è un luogo che ha saputo fondere in modo unico cibo, arte e coscienza ecologica: il Margutta Veggy Food & Art di Tina e Claudio Vannini.
Non è solo un ristorante vegetariano raffinato, ma anche uno spazio espositivo che da anni promuove artisti emergenti sensibili al vivere sostenibile e alla ricerca di linguaggi visivi autentici. In questo spazio l’arte molto spesso incontra l’artigianato e si trasforma in linguaggio artistico contemporaneo. “Nel mondo dell’arte è importante anche sostenere artisti sconosciuti, per dare loro spazio. Molti di essi si rimettono in gioco proprio con l’arte, perché l’arte nutre, è il cibo dell’anima” ci racconta Tina Vannini, che sottolinea questo concetto più esteso di qualità di nutrimento, che va dal cibo all’arte.
In questo contesto prende vita la prima mostra personale di Luca Terribili, Pop in Time – Intagli iconici, curata da Tina Vannini e Flaminia Gallo, un percorso immersivo tra orologi scolpiti, icone pop e città simbolo, in cui il legno diventa una mappa emotiva, uno strumento narrativo che parla di tempo, memoria e identità urbana.
Orologi che rappresentano una città, in cui il tempo e lo spazio si fondono, opere che raffigurano celebri figure pop, icone del mondo dello sport. Colore e forme che diventano strumenti per fermare il tempo, per rendere eterni personaggi iconici, per descrivere identità urbane raccontando di un’arte che non dimentica la sua origine artigiana.
Abbiamo incontrato l’artista per scoprire cosa si cela dietro le sue opere dal forte impatto visivo e da dove nasce il desiderio di trasformare la materia in racconto.
Come nasce la tua passione e per il legno e quando si è trasformata in arte?
La passione per il legno è quasi una tradizione famigliare. Mio padre, ingegnere, lavorava questo materiale per hobby nei momenti di libertà dagli impegni professionali e a casa si respiravano sempre gli odori di queste essenze profumate provenienti dal suo laboratorio. Mi è stato trasferito così l’amore verso questo materiale e anch’io mi sono sempre prodigato nella costruzione di oggetti, sfruttando le infinite possibilità di trasformazione del legno. All’inizio ho realizzato oggetti utili: attrezzature per i miei hobby, lampadari e lampade da tavolo, scatole di contenimento, ecc. Poi, stimolato dalla curiosità di azzardare la realizzazione di oggetti che fossero non solo utili ma anche belli, ho provato a cimentarmi nella realizzazione di manufatti più elaborati, studiando tecniche di assemblaggio di elementi lignei bidimensionali e a comporre strutture più complesse a tre dimensioni che avessero un impatto visivo rilevante e di rottura soprattutto se collocati su grandi pareti domestiche. Infine, anche ispirato da altri artisti contemporanei, ho provato a riprodurre lo stesso effetto di rottura, effetto che io chiamo ‘macchia di colore’, realizzando pannelli ad intarsio di legno colorati con colori acrilici.
Il legno è la tua materia prediletta, non solo come supporto ma come parte viva del messaggio. Che rapporto hai con questo materiale? E in che modo influenza il tuo modo di pensare e costruire le opere?
Il legno è un materiale caldo e naturale che si presenta nelle sue molteplici essenze in forme e sfumature diversissime. È un materiale che con gli strumenti giusti risulta relativamente facile da lavorare e trasformare, anche in contesti domestici o in piccoli laboratori.
Ma, soprattutto, il legno è un materiale che riesce a stimolare diverse sensazioni in chi lo lavora, ma anche in chi lo guarda.
Prima tra tutte una percezione tattile, che si avverte toccando un oggetto realizzato con questo materiale, se lavorato con le giuste accortezze. E poi il calore e il suo profumo.
Tagliando, scolpendo, levigando il legno ci si trova sempre avvolti da un profumo intenso.
Credo che queste sensazioni gradevoli si percepiscano anche semplicemente ammirando un bell’oggetto ligneo. In questo caso più che di ‘profumo’, almeno come siamo abituati a intenderlo, parlerei di sensazioni piacevolmente avvolgenti.
Sei un ingegnere e hai lavorato per anni in contesti completamente diversi, ma sembra che l’arte ti attraversi comunque in profondità. Come si incastra la tua pratica creativa con la razionalità della tua formazione?
Sono un ingegnere e come tale ho acquisito con gli studi e negli anni un’impostazione mentale schematica e razionale. Qualcuno dice che noi ingegneri non riusciamo a guardare oltre il limite delle nostre formule e forse, qualche volta, questo è anche vero!
Questa razionalità mi ha accompagnato per tutta la mia vita personale e professionale. Ho condotto importanti cantieri stradali e, successivamente, ho avuto incarichi tecnici in diverse società multinazionali.
Nonostante questo, in fondo alla mia testa, tra le cellule ben allineate in schemi geometrici, qualcosa d’irrazionale e fantasioso c’é sempre stato. Sono sempre stato incuriosito dallo studio delle forme degli oggetti e dalle tecniche di accostamento dei colori finalizzate ad evidenziare particolari, con il solo ausilio delle differenze cromatiche.
Così, qualche anno fa, approfittando di cambiamenti ed opportunità avvenute in campo lavorativo, ho deciso di far emergere questa mia propensione sopita, appassionandomi col tempo al mondo dell’arte.
Quanto è cambiato il tuo modo di lavorare negli anni? Guardando alle tue prime opere, quali passaggi ritieni fondamentali nel tuo percorso artistico? C’è qualcuno a cui ti sei ispirato, almeno inizialmente?
Il mio accostamento al modo dell’arte è avvenuto gradualmente passando prima per lo studio di lavori tridimensionali ed arrivando successivamente alla realizzazione di opere costruite con intarsi colorati in acrilico.
Il materiale alla base dei miei lavori è sempre stato il legno.
Il mio percorso creativo è iniziato scimmiottando due grandi artisti che, allora come oggi, stimo profondamente, Ferdinando Codognotto e Ugo Nespolo.
Col tempo ho però sviluppato un mio modo personale di lavorare, sempre basato su tecniche di aggregazione di frammenti lignei, ma studiando disposizioni diverse da quelle utilizzate nei miei primi lavori.
Nelle mie ultime opere i frammenti di legno colorati non si compongono più in puzzles astratti formati da forme compenetrate tra loro, ma sono assemblati in modo da comporre situazioni o personaggi iconici del nostro tempo sorpresi in atteggiamenti tipici della loro ‘iconicità’.
La colorazione, seppure monocromatica, dei singoli pezzi è studiata per creare luci ed ombre nelle pieghe degli oggetti raffigurati o nelle espressioni dei soggetti, con l’intento di far uscire dal pannello tutte le peculiarità proprie del soggetto raffigurato.
Tra le opere esposte in questa mostra questo aspetto è visibile soprattutto in ‘Bailaora’, composta con l’intento di far emergere tutta la carica sensuale che una ballerina di flamenco deve esprimere, ‘Rafael’ e ‘Jannic’, alla ricerca della massima espressione di grinta dopo un colpo vincente e la mitica ‘piega’ di Valentino Rossi con la sua 46, per esprimere tutta la passione di questo grande campione.
Ogni tua opera sembra un racconto: volti iconici, colori intensi, dettagli che rimandano a memorie collettive. Quando crei, segui una progettualità precisa o ti lasci guidare dall’intuizione? Come nasce un’opera?
Normalmente mi lascio guidare dall’intuizione magari innamorandomi di immagini contenenti forme di oggetti o soggetti particolarmente stimolanti. In questo caso cerco di fare mie queste immagini ridisegnandole e adattandole alle esigenze dettate dalla tecnica d’intarsio che mi è più congeniale.
Per quanto riguarda le opere della mostra “POP IN TIME”, le scelte dei soggetti sono state pilotate dal tema dell’esposizione che abbiamo scelto di perseguire insieme a Tina Vannini, organizzatrice dell’evento.
La scelta è stata di partire da otto città, presentate su altrettanti orologi artistici da muro raffiguranti oggetti iconici di quei lughi. Ogni orologio doveva indicare l’orario della città rappresentata.
Inoltre, associate ad ogni città, sono state realizzate altre 16 opere dedicate rispettivamente ad un personaggio e ad un oggetto/simbolo iconico per ogni città o nazione.
Pertanto, pur avendo avuto ampio margine di scelta, la selezione dei soggetti è stata adattata alle esigenze di non andare “fuori tema” mostra.
Una mostra che unisce la tradizione dell’artigianato con la modernità delle forme, un viaggio fra colori, spazio e tempo, identità urbane e personalità fermate in un gesto, in un movimento, in uno sguardo, che la duttilità del legno riesce a far emergere in tutta la sua plasticità.
‘POPINTIME’ – di Luca Terribili
Il Margutta Veggy Food & Art Via Margutta 118 – Roma
dal 20 giugno al 22 settembre
di Stefania Taruffi
The post Pop in time: gli intagli d’arte di Luca Terribili first appeared on Itali@ Magazine Arte, Cultura, Musica, Scienza & Ambiente.