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2025, lo squallore dell’Occidente che rinnegò Democrazia e Illuminismo

Fine anno, tempo di bilanci oltrepassando la quotidianità. E ancora una volta lo sguardo a campo lungo mette in tutta evidenza l’avvenuto – spietato – smantellamento di quel vasto patrimonio di valori e istituzioni che avevano reso più umano il mondo chiamato Occidente; che un testimone mai fazioso – Ralf Dahrendorf – definì “ricco, civile e illuminato”. L’assetto più generoso che la nostra specie abbia mai conosciuto. E perso. Ossia quella democrazia ridotta ormai a cumulo di macerie. Devastazione compiuta attraverso l’uso luciferino delle parole, come disarmo totale della volontà atta a tutelarne senso e significato. Dimenticati e screditati. Del resto chi scrive lo constata settimanalmente leggendo gran parte dei commenti pubblicati in questo blog; ispirati dalla furia di sbarazzare preziose acquisizioni concettuali, svilite dall’avversa propaganda a piagnucolose memorie di un passato morto e sepolto.

Nel 2025 agli sgoccioli, passo a visitare i loculi delle idee martirizzate prendendo spunto da una vecchia metafora di un grande politologo americano – Robert Dahl – e dal più recente commento di un apprezzato filosofo italiano: Remo Bodei.

Scrive Dahl, “la democrazia è ormai una catasta di vecchi mobili”. Osserva Bodei, analizzando la matrice di quell’immenso accantonamento dissipatore: il sistematico manipolare desideri e inclinazioni di chi “puote ciò che si vuole”. Libertà e giudizio. Per cui – si domanda – “non finiremo per diventare eterodiretti e non avremmo bisogno di aumentare la nostra vigilanza nei confronti di questi cavalli di Troia mentali?”. Mentre si allunga l’inventario di beni preziosi svalutati e svenduti: che ne è del potere ispezionabile, come principio? Il Leviatano messo sotto controllo; che già Montesquieu proponeva di ottenere attraverso la separazione dei poteri come reciproco bilanciamento, quando ormai l’esecutivo diventa l’unico dominus in campo in base all’ossessione di un’efficienza aziendale; ormai risulta cancellato il principio di inclusione quale fondamento della cittadinanza, bersaglio della pluridecennale guerra etnica sottotraccia scatenata dal privilegio contro i non-abbienti; prime vittime del conflitto in atto, lo Stato Sociale e l’occupazione, nel passaggio alla cessione dei servizi privatizzati ed erogati a pagamento, la stagione post-industriale 4.0, del decentramento produttivo sottopagato e della automatizzazione killer del lavoro vivo.

Il tutto giustificato e promosso innestando nella mente collettiva veri bugs informatici funzionali allo scopo. Ad esempio i cascami raccolti come reliquie del Neoliberismo alla Hayek e Friedman: a partire dalla superiore efficienza del capitale privato rispetto al pubblico, quando la natura impaziente del primo lo orienta a ritorni sul breve di tipo speculativo, quando i progetti ad ampio respiro si confanno al secondo (dal ruolo di Iri ed Eni nel nostro miracolo economico alla recente ascesa dell’economia cinese). Da qui il passo è breve per la sacralizzazione della ricchezza, se per i calvinisti weberiani segno della grazia divina, per i nuovi tecno-miliardari conferma di superiorità genetica.

Ondata di cinismo che sta virando a bellicismo permanente; per cui se Immanuel Kant promuoveva l’idea della Pace perpetua, i circoli lobbistici che operano a Bruxelles e gli spregiudicati impresari dell’affarismo tipo Cingolani, alla guida dell’armeria Leonardo, perseguono il sogno di una Guerra Senza Fine. Il tutto condito da vere truffe linguistiche. Come negli anni 90’ “giustizialismo” servì per criminalizzare i giudici, oggi “populismo” è diventato sinonimo di demagogia, non critica di élites corrotte.

Declinazioni varie dell’imbarbarimento lanciato contro un unico bersaglio: la libertà uguale sostituita dalla possessività. Mentre veleggia verso l’oscurantismo una società che rinnega il suo pre-requisito irrinunciabile: la solidarietà disincantata. Ossia il combinato disposto di un regime – la Democrazia – che trae forza dall’impianto valoriale promosso da un pensiero di riferimento: l’Illuminismo, come empatia costituente. Un intero sistema-Mondo attaccato dalle squadracce intenzionate a spazzarlo via come vincolo e antemurale alla determinazione di rifare il mondo secondo immensi appetiti e minimali dotazioni culturali.

Donald Trump, nel declino dell’eccezionalismo americano, e Giorgia Meloni, in arrampicata dalle periferie capitoline. E l’anno che finisce ha portato alla luce l’uso sordido che i governanti fanno del proprio potere: la fine di un primato, come scriveva Karl Polanyi: “l’eredità occidentale ebraico-cristiana era la rivendicazione di uno stile di vita di validità universale. Tuttavia non si trattava di un dialogo, bensì di un invadente monologo”.

L'articolo 2025, lo squallore dell’Occidente che rinnegò Democrazia e Illuminismo proviene da Il Fatto Quotidiano.

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