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Foto di abusi su minori, 27enne di Mestre agli arresti domiciliari

Nel suo telefonino, la Polizia postale aveva trovato centinaia di foto pedopornografiche. Così, due settimane fa, un 27enne mestrino era finito agli arresti domiciliari, nell’ambito di un’operazione di contrasto al mercato più oscuro e violento degli abusi sui minori, che anima uno dei tanti rivoli illegali ed oscuri del Dark Web.

Un’indagine coordinata dalla Procura di Venezia e che ha portato a 28 arresti in tutt’Italia: dagli studenti di 16 anni ai pensionati di 73, dagli operai ai manager. Due gli arrestati in provincia di Venezia.

Tra questi il giovane uomo mestrino difeso dall’avvocato Zannier, che venerdì ha presentato al Tribunale della Libertà un ricorso per chiedere che il suo cliente venga autorizzato a tornare al lavoro.

La pubblico ministero Alessia Tavarnesi - titolare dell’indagine - ha dato parere favorevole all’attenuazione della misura, dopo che il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza ha convalidato l’arresto in flagranza.

Il giovane faceva parte di chat e aveva messo “like” a fotografie di abusi su minori. Non ha scambiato immagini (il che aggraverebbe ulteriormente la sua posizione), ma nel suo cellulare sono state trovate molte immagini, che hanno fatto scattare l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico, punibile con una pena fino a 3 anni di reclusione.

L’uomo ha detto di aver guardato le fotografie per “curiosità”, non sapendo che si sarebbero scaricate nel suo cellulare. La difesa ha sostenuto che non sussiste alcun pericolo di fuga.

I giudici del Riesame si sono riservati di decidere sulla sua richiesta, rinviando la sentenza all’arrivo del nuovo anno: l’uomo passerà così anche il Capodanno agli arresti domiciliari, con l’obbligo di non usare lo smartphone.

L’indagine del Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni - coordinata dalla Procura di Venezia - ha scoperchiato, una volta di più, la devastante violenza che vede vittime i minori (spesso bambini) abusati sessualmente e le cui immagini vengono scambiate sul web.

Oltre cinquanta le perquisizioni a carico di altrettanti indagati in 38 diverse province italiane, da Nord a Sud, ad ogni livello di anagrafe, istruzione, situazione economica. In 28, si diceva, sono stati arrestati, mentre altri 23 sono gli uomini denunciati in stato di libertà.

Gli agenti di Venezia hanno indagato per sei mesi, sotto copertura, monitorando su Telegram 130 canali frequentati da pedofili di tutto il mondo, che scambiavano migliaia di immagini e filmati di abusi su bambini.

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