World News in Italian

Alleghe piange Theriault.  Guidò le civette alla vittoria dell’Alpenliga

In alto le stecche per Paul Theriault. Ieri mattina Alleghe si è svegliata con la brutta notizia della morte di un allenatore storico delle civette, quello che portò una squadra di hockey di un paesino di poco meno di un migliaio di abitanti a vincere un trofeo internazionale come l’Alpen Liga. Era il dicembre 1992 e quella squadra compì davvero un miracolo battendo in semifinale i ricchissimi Devils Milano di Berlusconi e in finale il Bolzano dei fuoriclasse russi Vostrikov e Maslennikov.

Theriault aveva 74 anni ed era di Sault Sainte Marie, nell’Ontario. In agordino allenò per tre stagioni, tornando sulla panchina delle civette anche nei primi anni 2000. In Italia guidò il Varese alla vittoria della Federation Cup. Poi approdò anche all’Asiago, ma senza fortuna.

Fra le molte squadre allenate in Nord America va sicuramente citata l’esperienza ai Buffalo Sabres in NHL.

Lo ricorda commosso Paolo De Biasio, una bandiera alleghese, uno dei giocatori locali che negli anni 90 hanno convissuto con degli stranieri di ottima qualità trovando molto spazio.

«Era duro, ma posso senz’altro dire che è stato uno dei migliori allenatori che io abbia mai avuto. Sapeva tirare fuori il massimo sia dai grandi giocatori, e ad Alleghe ne sono passati tanti, che da altri meno dotati come potevo essere io. Lo ricordo benissimo la sera di Villach, era davvero contento».

Ma era proprio un sergente di ferro come tutti dicono?

«Non aveva compromessi e teneva sempre tutti sulle spine. Fissava dei mini obiettivi prima di ogni ciclo di partite. Noi davamo il numero di punti che potevamo fare e lui ne diceva un altro. Alzava sempre l’asticella. Chi vinceva queste mini sfide, e noi in quel 1992 ne abbiamo vinte molte, aveva la cena pagata per se e per le famiglie».

Proprio nell’anno di Villach, Paul Theriault ebbe il grande merito di far crescere in maniera esponenziale un talento come Lino De Toni...

«Lino aveva 17 anni nell’anno di Villach, ma il coach lo impiegò molto, facendolo diventare una nostra arma in più. Imparò molto da lui, come tutti gli altri giocatori».

Siete rimasti in contatto?

«Onestamente io non l’ho più sentito ultimamente, ma ad Alleghe era venuto in visita il figlio un po’ di tempo fa».

Un aneddoto che ricordi di lui...

«Mi fa sorridere ripensare alle mini sfide di velocità e resistenza sul ghiaccio. Io avevo trent’anni e mi metteva contro un fulmine come Mario Chitarroni e un giovanissimo Carlo Lorenzi. Dovevamo correre dodici minuti sul ghiaccio in una sorta di test di Cooper e potete immaginare come io perdessi ogni volta. Quindi pagavo la multa. Ma quei pochi soldi andavano in una cassa comune e poi ce li bevevamo insieme. Erano bei tempi».

Читайте на 123ru.net