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Una vita per il diritto: è morto a 90 anni l’avvocato Luigi Berardi

Fino all’ultimo non ha mai abbandonato la sua grande passione , il diritto. E pur se da alcuni anni in pensione, la coltivava continuando a leggere atti e verbali ma anche nel confronto costante con il figlio, Alberto.

Un figlio che, quella passione, ha ereditato trasformandola in una doppia professione, quella di legale e docente universitario nella facoltà padovana di Giurisprudenza.

È mancato l’avvocato Luigi Berardi, 90 anni (ne avrebbe compiuti 91 il prossimo 4 aprile), per anni civilista nello studio dell’avvocato Francesco De Castello, cui è intitolata la Camera penale di Padova. Un avvocato, Luigi Berardi, con una peculiarità: era completamente cieco dalla nascita.

E nonostante quel “problema”, non trovò limiti alla sua realizzazione professionale in un’epoca molto diversa da quella attuale quando quella caratteristica metteva ai margini molte persone.

«Mio padre fece il liceo classico Tito Livio e studiò a Giurisprudenza memorizzando le lezioni e le registrazioni dei libri letti dai compagni di università» ricorda con commozione e orgoglio il professor Alberto, «L’ultima conversazione mercoledì sera: mi chiese se era stata depositata la motivazione della sentenza d’appello di un grave fatto di cronaca che sto seguendo, desiderava leggerla». La sua è una storia di esempio, di determinazione e di speranza.

Proveniva da una famiglia di agricoltori di Ruvo di Puglia, nel Barese, ed era privo degli occhi: per lui il buio era la quotidianità. Il padre, un uomo con una visione del futuro, comprendendo le potenzialità del figlio decise di mandarlo all’istituto Configliachi di Padova, l’unica struttura in Italia che negli anni ’40 offriva la possibilità di studiare a chi era affetto da cecità.

Luigi Berardi fece il liceo, si laureò dedicandosi alla professione di civilista e all’insegnamento nell’istituto padovano “Calvi” fino al 1985, poi svolgendo solo l’attività di avvocato fino a pochi anni fa.

«Mio padre scriveva gli atti a una velocità impressionante con la sua Olivetti 32, atti che faceva correggere alla segretaria. Quanto al resto lavorava con la memoria anche grazie all’aiuto di chi gli stava accanto» ricordsa ancora il figlio.

Fondamentale nella sua vita la moglie Luciana Trevisan, che gli è rimasta accanto fino all’ultimo con i figli, oltre ad Alberto, Silvia, funzionario al Ministero del lavoro, e Daniele, attore. Il funerale sarà celebrato mercoledì prossimo a Padova nella chiesa di Santa Rita alle 10.30; quindi la salma verrà tumulata nel cimitero Maggiore.

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