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Violenze e abusi nella casa di riposo di San Donà: la Procura chiede pene per 38 anni

Violenze e abusi nella casa di riposo di San Donà:


la Procura chiede pene per 38 anni

foto da Quotidiani locali

La Procura chiede condanne a 38 anni, complessivi, di carcere nei confronti di cinque imputati per aver provocato all’interno della casa di riposo “Monumento ai caduti di tutte le guerre” di San Donà «uno stato di prostrazione e soggezione derivante da una condizione di stress e timore incompatibile con le ordinarie condizioni di vita». E non solo nei confronti dei pazienti vittime di violenze e minacce. Ma anche per quei pazienti che assistevano agli episodi, o ne venivano a conoscenza.

I quali, dunque, temevano di «divenire essi stessi destinatari delle condotte violente».

Sono le conclusioni a cui è arrivata la Procura di Venezia nell’inchiesta sulla casa di riposo degli orrori. Ieri, in aula bunker, era il turno della requisitoria del pubblico ministero Andrea Petroni, titolare dell’inchiesta, iniziata dopo le segnalazioni nel dicembre 2022, che ha scoperchiato i gravissimi fatti accaduti per anni all’interno della casa di riposo. Siamo in sede di giudizio abbreviato, quindi le richieste di pena (e le eventuali condanne) godono dello sconto di un terzo previsto dal rito alternativo.

Nello specifico, le richieste di condanna più alte sono quelle avanzate nei confronti di Davide Barresi (12 anni). L’ex operatore socio sanitario della casa di riposo “Caduti di tutte le guerre”, è accusato di ripetute, inenarrabili violenze sessuali nei confronti di sette anziane ospiti, che nulla hanno potuto fare per difendersi.

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Dieci anni e otto mesi la richiesta di pena per Fabio Danieli; 8 anni e 8 mesi per Maria Grazia Badalamenti; tre anni e quattro mesi per Anna Pollazzon; 3 anni e quattro mesi per Mergie Rosiglioni.

Su questi ultimi, con modalità diverse, pesa anche l’aggravante di aver «prodotto, per l’effetto delle condotte violente e maltrattanti poste in essere ai danni di una paziente, il decesso per insufficienza cardio-respiratoria quale conseguenza delle plurime fratture a lei prodotte, delle plurime percosse e delle ripetute vessazioni psicologiche».

Nei giorni scorsi, su questo specifico capo d’accusa, erano arrivate le prime conferme dalla perizia legale “indipendente” disposta dalla giudice per le udienze preliminari Benedetta Vitolo, seguita alla perizia disposta dalla Procura. In base ai riscontri, ci sarebbe stato nesso causale tra la morte di un’anziana e la presenza di fratture al costato, insieme ad altre lesioni.

Un risultato che dunque avvalora la tesi della Procura di Venezia e che porterebbe così ad aggravare la posizione degli imputati. In particolare, secondo questo secondo accertamento, le fratture costali e le vessazioni psicologiche subìte hanno «determinato un piano inclinato verso il decesso». Tra i risultati riscontrati, anche un’insufficienza respiratoria in un soggetto fragile e «sottoposto a stress».

Spetterà dunque al tribunale valutare i profili di responsabilità operatori socio sanitari, accusati dalla Procura – a vario titolo – di maltrattamenti, angherie, «atti di violenza e sopraffazione sia fisica sia psicologica, consistiti in ingiurie, minacce, nonché veri e propri atti di violenza e sopraffazione, sia fisica sia psicologica, consistiti in ingiurie, minacce, nonché veri e propri atti di violenza, quali pugni e schiaffi che determinano l’instaurazione di un clima di disagio e sopraffazione, incompatibili con le normali condizioni di vita quotidiana e in grado di cagionare un grave stato di sofferenza fisica e morale». Vittime – secondo la ricostruzione della procura – decine di anziani ospiti del “reparto viola”.

Tra le parti civili che si sono costituite ci sono la Regione, l’Usl 4 Veneto Orientale (che ha chiesto 50 mila euro a ciascuno dei cinque imputati), l’Isvo (chiesti 500 mila euro). Il comune di San Donà ha chiesto invece un risarcimento pari a 2 euro a cittadino.

La difesa dell’anziana deceduta ha chiesto invece un risarcimento fino a un massimo di 800 mila euro. Sotto accusa erano finite anche altre quattro operatrici (hanno già tutte avanzato richiesta di patteggiamento), la cui posizione è però limitata all’accusa di minacce: Tiziana Re, di San Donà, è imputata di un solo episodio di minacce e percosse (uno schiaffo) ad un’anziana, (ha richiesto la messa in prova); Maria Rosa De Piccoli, di Noventa di Piave (ha patteggiato in fase di indagini); Genny Trevisiol, di San Donà e Rita Esposito, di Musile, del reato di minacce ai danni di un paziente.

Dopo il turno di Procura e parti civili, il prossimo 29 gennaio la parola passerà alle difese. Poi sarà il turno della sentenza.

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