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Addio all’ex sindaco Giovanni Maggia

Ivrea

È morto ieri pomeriggio all’età di 77 anni Giovanni Maggia, docente universitario, sindaco di Ivrea, massimo studioso della storia Olivetti, segretario generale della Fondazione Olivetti. Maggia era ricoverato in una struttura a Tina di Vestignè per un periodo di riabilitazione dopo un intervento chirurgico. Il legame di Giovanni Maggia e della sua famiglia è sempre stato strettamente legato a Ivrea. Suo padre Ottorino fu medico, consigliere comunale e presidente della Croce rossa, incarico quest’ultimo che lo stesso Giovanni ricoprì negli anni Duemila con grande orgoglio.

Aveva 48 anni quando venne eletto sindaco di Ivrea. Era il 1994 quando l’allora consiglio comunale, in seguito alle inchieste di tangentopoli, si dimise. Fu quello il periodo delle figure della società civile prestate alla politica e a Ivrea l’attenzione dei partiti di centro sinistra, che avevano perso credibilità, si concentrò proprio su Giovanni Maggia, stimato docente di storia economica all’Università di Scienze politiche di Torino. Dopo un periodo di commissariamento, gli eporediesi andarono al voto il 4 dicembre; Maggia fu eletto due settimane dopo al ballottaggio contro Alberto Tognoli (Alleanza nazionale). A sostenere Maggia c’erano il Pds, il Ppi, Rifondazione comunista, Verdi, socialisti e una lista civica. La sua giunta venne varata all’oscuro dei partiti e il primo consiglio comunale venne convocato domenica 9 gennaio del 1995. Al suo fianco c’erano Pugliese, Teppa, Zanotti, Griesi, Della Pietra e Palermo. Due anni dopo un rimpasto portò in giunta Michelizza e De Witt.

Fuori dalle logiche dei partiti, estremamente rigoroso, Maggia portò nel modo di amministrare alcune nuove idee. Prima tra tutte quella di considerare il territorio nel suo insieme, capace di progettare e fare massa critica. Nacque così il primo patto territoriale del Nord Italia: un documento di programmazione che fu finanziato in maniera cospicua (17 miliardi delle vecchie lire) e sottoscritto da 121 Comuni. Di quella amministrazione, tra le più proficue, resta la riapertura del teatro Giacosa dopo oltre un decennio di chiusura, il Maam e gli interventi risolutivi su un acquedotto colabrodo che aveva portato in città le autobotti dei vigili del fuoco. A questi risultati si aggiungono i finanziamenti ricevuti per il polo universitario e lo stadio della canoa.

Uomo estremamente affabile, amava chiacchierare con le persone e viveva la città girandola esclusivamente a piedi. Estremamente colto e dotato di grande dialettica, non era inconsueto incontrarlo a notte fonda intento a chiacchierare, raccontare aneddoti, disquisire di libri, letteratura e della sua infinita passione per la Francia.

Il Maggia studioso lega il suo nome alla storia dell’Olivetti. Amico personale sin dall’infanzia di Laura Olivetti, figlia di Adriano, ha sempre inteso conoscere la storia dell’azienda attraverso i documenti. Documenti che ha contribuito in maniera sostanziale a esaminare, catalogare, scoprire e far conoscere. Basti pensare che quando lui si era laureato con il professor Franco Momigliano sulla storia dell’Olivetti tra il 1919 e il 1939 aveva potuto utilizzare solo fonti secondarie.

In un’intervista pubblicata dalla Fondazione Adriano Olivetti, Maggia ricostruisce la nascita dell’Archivio Olivetti e la sua passione per la ricerca storica. Raccontava di aver esplorato «moltissimi archivi perché talvolta in alcuni documenti uscivano tracce di pubblicazioni che mi consentivano di girare l’Italia per fare questa bibliografia che è stata realizzata in modo induttivo, cioè esplorando a tappeto tutte fonti oggi largamente conosciute ma che all’epoca erano abbastanza ignote».

Giovanni Maggia lascia la moglie, Gabriella Pinter e la figlia Luisa.

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