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«Noi non ascoltati, ora fuori dal Parco»: Ronco fissa la scelta con una delibera

«Noi non ascoltati, ora fuori dal Parco»: Ronco fissa la scelta con una delibera

foto da Quotidiani locali

RONCO CANAVESE

La volontà di uscire dal Parco nazionale Gran Paradiso la giunta comunale l'aveva già espressa un mese fa, adesso è confermata anche da una recente deliberazione del consiglio comunale. Per tutelare gli interessi del Comune e della popolazione, infatti, l'amministrazione comunale intende auto-estromettersi dal Parco nazionale con la parte di territorio che attualmente vi è inclusa e creare, invece, un'area protetta locale finalizzata alla conservazione ambientale e allo sviluppo sostenibile della comunità.

Una decisione che era stata presa già a inizio dicembre, all'indomani della nomina, su indicazione della sola Regione Piemonte, di Mauro Durbano, vicesindaco di Ceresole Reale, come candidato a presidente dell'ente parco. «Sono venute meno la cooperazione e l'intesa poste a fondamento della tutela e della gestione delle aree protette secondo la legge quadro del 1991 - rileva il sindaco di Ronco Lorenzo Giacomino -. La procedura per la nomina non è stata rispettata e gli enti locali sono stati ignorati».

La procedura prevede l'intesa tra i presidenti delle Regioni Piemonte e Valle d'Aosta su tre nomi da proporre al ministro dell'Ambiente, il quale, poi, firma il decreto di nomina. Intesa che questa volta proprio non c'è stata secondo il Comune di Ronco, tanto che la nomina è stata contestata da dieci dei tredici Comuni del parco e da due Unioni montane, i quali ora si preoccupano anche della prossima designazione dei consiglieri dell'ente. «Questa amministrazione - si legge nella delibera - ritiene le procedure in corso sulle nomine del prossimo Consiglio direttivo, ivi compresa quella del presidente, sconvenienti per la proficua governance della prima area protetta italiana, in quanto guidata da sole logiche di partito e priva degli istituzionali caratteri di rappresentanza e terzietà».

Non tutti in consiglio comunale, però, hanno approvato la deliberazione: si è astenuta la capogruppo di minoranza Roberta Recrosio e, dopo un'accesa discussione, ha votato contro il consigliere di maggioranza Maurizio Savin. «Con questa deliberazione non vi sarà l'immediata fuoriuscita dal parco - ha dichiarato il sindaco -. Intanto, con essa comunichiamo formalmente agli enti sovra-ordinati che non esiste un’area protetta senza la comunità che la abita e dunque non può esistere un processo di definizione della governance che non tenga conto degli enti locali».

Quale sarà l'esito del provvedimento preso dall'amministrazione comunale non è ancora possibile prevederlo, forse nulla cambierà o forse potrebbe mettere in moto un processo di revisione dello status attuale. Del resto, vi è un caso che dimostra che tutto è possibile, quello del Parco nazionale dello Stelvio. Nel 2016 questa grande area protetta è stata in pratica divisa in tre con il passaggio delle funzioni di gestione e tutela dei territori protetti di rispettiva competenza dallo Stato alle Province autonome di Trento e di Bolzano e alla Regione Lombardia, rimanendo comunque un unico parco grazie ad un Comitato di coordinamento e di indirizzo di cui quegli stessi enti fanno parte.

Il Parco, comunque, è un ente nazionale e i Comuni non hanno legalmente diritto di voto o poteri decisionali nella nomina del presidente del Parco del Gran Paradiso.

Il presidente del Parco del Gran Paradiso Mauro Durbano, all’indomani dell’ufficialità, ha confermato la volontà di lavorare in sinergia con tutti i territori dell’ente e risponde così alla presa di posizione di Ronco: «Non mi sento di commentare in alcun modo un atto del genere».

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