Argentina, salta anche la privatizzazione dell’azienda energetica Ypf. Mercoledì lo sciopero generale
Ennesimo dietro front del presidente argentino Javier Milei. Archiviate, almeno per ora, l’abolizione della banca centrale e la piena dollarizzazione dell’economia ora salta anche la privatizzazione di Ypf (una specie di Eni argentina, ndr), uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale. Lo stop alla vendita emerge dalla nuova bozza della legge Omnibus, il mega-decreto sulla deregulation contenente 600 articoli, che la Casa Rosada ha modificato, sulla base dei negoziati della scorsa settimana, ed ha inviato al Congresso, con l’obiettivo di arrivare ad un accordo per giovedì. La scorsa settimana il ministro dell’Economia Luis Caputo, ha lasciato intendere che il governo non ha ancora del tutto abbandonato l’idea di chiudere in futuro la Banca centrale e di portare avanti anche il progetto di dollarizzazione del sistema monetario ma è tutto rimandato a un incerto domani. Tra gli altri punti all’ordine del giorno della Casa Rosada ci sono drastici tagli alla spesa pubblica e l’aumento delle tasse sui lavoratori a basso reddito, al fine di azzerare il deficit pubblico.
Nell’incertezza la provincia di La Rioja ha approvato l’emissione di una propria “quasi-moneta”, in alternativa alla valuta nazionale, il peso, per il pagamento di una parte degli stipendi dei dipendenti pubblici. Il progetto del governatore Ricardo Quintela, dell’opposizione peronista, arriva dopo i tagli agli stanziamenti federali alle province. Da Davos, dove ha partecipato al Forum economico Milei ha deriso la decisione di La Rioja. Dalla Svizzera il presidente ha anche affermato che l’agenda ambientale e quella di genere sono invenzioni dei socialisti a fronte del fallimento del loro modello collettivista.
Mercoledì è intanto in programma il primo sciopero generale dell’era Milei, i malumori sono già tanti e, nonostante la legislazione iper restrittiva sulle manifestazioni varata dal presidente, la partecipazione si annuncia imponente. Il governo ha anche avviato una campagna per scoraggiare la partecipazione. Il ministro della Giustizia, Mariano Cúneo Libarona, ha dichiarato che intende avviare una causa se lo sciopero non avrà basi legali. Secondo Libarona, la segreteria del Lavoro potrebbe dichiarare illegale la paralisi e i suoi organizzatori potrebbero essere citati in giudizio per “danni e perdite”. Da parte sua, il ministero della Sicurezza, guidato da Patricia Bullrich, ha dichiarato, in un post sui social, di aver creato un numero di telefono per ricevere le denunce di imprenditori, commercianti e lavoratori che si sentano costretti a partecipare allo sciopero. La Cisl “condivide e sostiene in maniera convinta lo sciopero che le tre centrali sindacali confederali Cgt, Cta-t, Cta-a dell’Argentina hanno indetto per la giornata di mercoledì 24 gennaio”. Lo sottolinea sui propri profili social il sindacato italiano.
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