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Nel «caso» del Teatro di Roma lo specchio dei mali dell'Italia e della politica



Per spiegare l’Italia e la politica da oggi potremo usare semplicemente la storia del Teatro di Roma. Vicenda che racchiude tutto il peggio, del peggio, di quello che è la politica ed un po’ siamo tutti noi. I Fatti.

6 giorni fa scoppia la polemica per la nomina a Direttore Generale di Luca De Fusco. «La destra al governo, nazionale e regionale che sia, ha sempre e solo la stessa ossessione: occupare poltrone» ha gridato Elly Schlein, che, ha rincarato la dose: «Abbiamo superato il livello di allarme…».

Subito è arrivata la difesa del Ministro della Cultura, Sangiuliano con le solite frasi di rito: «È una scelta meritoria…». Non bastasse il povero De Fusco è stato costretto a spiegare di non essere di destra e che al massimo, in gioventù, ha avuto una minima militanza politica con il fu Partito Socialista.

La sensazione per noi che viviamo fuori e lontano dal Grande Raccordo Anulare è che fin dall’inizio si sia trattato di un vociare con poco senso, per due ordini di motivi. Il primo è che il Teatro di Roma, importante, sia chiaro, è comunque uno delle centinaia di altrettanto importanti teatri sparsi in ogni grande città d’Italia ma di certo non può essere al centro del dibattito politico per una semplice questione numerica (tanto per dire, nell’ultimo bilancio pubblicato sul sito e relativo al 2022 si parla di un totale di 218 mila spettatori in 12 mesi… In pratica l’insieme degli spettatori di tre partite casalinghe dell’Inter). Secondo, da che mondo (moderno) è mondo in Italia i partiti si dividono poltrone, di ogni tipo. L’abbiamo capito, visto e ce ne siamo fatti una ragione; l’importante è che di destra o di sinistra la poltrona venga data a persone capaci, cosa che non sempre accade.

Ma andiamo avanti.

Le polemiche sono durate 6 giorni, fino alla soluzione del problema e che avrebbe fatto impallidire persino Salomone o il più democristiano dei democristiani: si raddoppiano le poltrone.

Avete capito bene. Il sindaco di Roma, Gualtieri (Pd) ed i vertici di Regione e Ministero hanno trovato la quadra: aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più, era il titolo di un famosissimo musical teatrale di Garinei e Giovannini degli anni ’70. E così si è trovato il modo di salvare il posto di De Fusco e del suo predecessore (nominato dalla sinistra) inventando un altro ruolo di cui non si capiscono bene competenze ed utilità se non quella di accontentare le due parti contrapposte della nostra politica.

Siamo così passati dalla spartizione delle poltrone al raddoppio ed all’invenzione delle stesse.

La fantasia italiana ha trionfato ancora una volta, la creatività che tanto bene fa alla moda, al design, al food, è vitale anche per la politica. E noi, spettatori spesso disinteressati, oggi abbiamo un motivo per sorridere di noi stessi e dei nostri difetti.

Ps. Poi però, cari politici di qui e di là, non lamentatevi se alle prossime elezioni il primo partito sarà ancora quello di chi ha scelto di ignorarvi

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