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Calciatore arrestato per la violenza su una 19enne. «Nessun freno davanti a un’evidente fragilità»

VOGHERA. Non si è fermato, sostiene l’accusa, nemmeno di fronte ai “no” e ai tentativi di respingerlo da parte della vittima, «condotta in una zona appartata» e «in condizioni di evidente fragilità». Il gip Alberto Carboni parla di «assenza di freni inibitori» e «particolare determinazione a delinquere» nell’ordinanza di custodia in carcere notificata a Stanislav Bahirov, 25 anni, attaccante della Vogherese e per quasi due stagioni, tra il 2020 e il 2021, centravanti anche del Pavia.

Il giovane di origini ucraine e cittadinanza rumena si trova da giovedì a San Vittore, con l’accusa di avere violentato una giovane di 19 anni, dopo averla indotta a bere, nel parco di via Veglia, in zona Niguarda a Milano. Per il giudice, che ha ravvisato un rischio di reiterazione del reato, Bahirov potrebbe rifarlo, perché un mese dopo la presunta aggressione è stato visto aggirarsi nello stesso luogo, di notte, «solo e senza apparente ragione». Non si può quindi escludere, scrive il giudice, «che egli stesse portando avanti un’attività di monitoraggio di quella zona in cerca di nuove occasioni per perpetrare ulteriori condotte violente».

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Lo stupro al parco

Alla base dell’arresto c’è il racconto della giovane donna, che ha denunciato i fatti due ore dopo, quando è riuscita a chiedere aiuto, e i riscontri trovati dagli agenti della squadra Mobile di Milano, che hanno esaminato i filmati di alcune telecamere (in particolare quelle della Unicredit di viale Istria) ed eseguito appostamenti nella zona del parco per diverse settimane.

La giovane ha spiegato di avere incontrato il suo aggressore la notte del 23 ottobre proprio in viale Istria, dopo che era uscita di casa in seguito a un litigio con i genitori. I due non si conoscono ma l’uomo la consola, poi, secondo la ricostruzione dell’accusa, la porta al parco Wanda Osiris, in una zona appartata. Qui l’avrebbe sfidata a bere la bottiglia di wodka che la giovane aveva con sé, offrendole 5 euro. Lei beve, quasi fino a perdere i sensi. Lui comincia a molestarla. Poi, di fronte al suo rifiuto, la spinge in un angolo ancora più nascosto, vicino all’area cani. Qui, secondo l’accusa, la violenta. Lei è semi incosciente, ma l’uomo la lascia lì e se ne va. La 19enne riesce a chiedere aiuto solo dopo 45 minuti. Un passante tunisino la vede per strada, disperata e sporca di fango, e chiama i soccorsi.

«Non poteva chiedere aiuto»

La vittima ha dichiarato di «avere espressamente manifestato la propria contrarietà a qualsiasi tipo di contatto sessuale» ma di fronte a questo rifiuto «l’indagato – scrive il gip – ha condotto la ragazza in un luogo ancora più appartato in modo da poter agire senza timore di essere scoperto» e non ha «esitato a indurla a bere ulteriore vodka per riuscire a vincere ogni forma di resistenza. Il fatto inoltre, si è consumato in piena notte e all’interno dell’area cane del parco, «così da rendere assai difficile l’intervento di terzi». Un modo di agire, secondo il giudice, che indica «un’attività non del tutto occasionale».

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