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Pavia, è fermo da cinque anni il cantiere per le nuove aule del tribunale

PAVIA. «Consegneremo i nuovi uffici e le aule di udienza entro la fine dell’anno». Era il 2014 e la promessa arrivava dall’allora dirigente del Provveditorato alle Opere pubbliche della Lombardia, ente che aveva e ha in mano i lavori del nuovo tribunale di Pavia. A distanza di anni, però, quella promessa è rimasta sulla carta, almeno in parte. Gli uffici dei magistrati e della polizia giudiziaria, nell’ala del palazzo di giustizia che guarda su piazzetta Garavaglia, sono stati consegnati ma non le aule di udienza, i cui lavori sono fermi da oltre cinque anni, compreso il progetto dell’aula magna, che dovrebbe ospitare i processi con tante parti, risalente ormai alla fine degli anni ’90. Della situazione di «grave inefficienza che caratterizza l’edilizia giudiziaria nel circondario di Pavia» si parla nella relazione presentata sabato all’inaugurazione dell’anno giudiziario.

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La storia del palazzo

La situazione del palazzo di giustizia, di cui si stanno occupando con numerosi solleciti al Provveditorato sia il presidente del tribunale Guglielmo Leo che il procuratore Fabio Napoleone, è descritta nella relazione come «l’aspetto più problematico nel quadro di fattori che condizionano l’efficienza dei servizi di giurisdizione nel territorio pavese». La relazione ripercorre la storia del palazzo, che risale, nella struttura originaria, al 1140 circa. «È stato adibito ad attività giudiziarie nella metà circa del 1800 e fino ad epoca recente ha dovuto ospitare solo un piccolo Tribunale e una Pretura, oltre al carcere, trasferito altrove all’inizio degli anni ’90».

Il collasso è arrivato con l’accorpamento dei tribunali e il trasferimento degli uffici e del personale di Voghera e di Vigevano nella sede di corso Cavour, a Pavia. «Oggi la struttura dovrebbe ospitare quasi 50 magistrati, tra togati e onorari, e quasi 200 unità di personale amministrativo, oltre ai servizi al pubblico e a quelli comuni, tutto ciò senza tenere conto del personale e delle strutture della locale Procura».

Le aule di udienza

La situazione più critica riguarda le aule di udienza, i luoghi cioè dove si celebrano i processi e dove quindi ogni giorno confluiscono centinaia di persone, tra giudici, personale, imputati e testimoni. Nel palazzo ce ne sono tre, ciascuna per ogni piano, «utilizzate per i processi penali e platealmente insufficienti». Aule, peraltro, che sono state “rimpicciolite” per l’adeguamento alla normativa in materia di sicurezza, con il risultato di un ulteriore restringimento dello spazio riservato al pubblico. Nel 2014 furono stanziati, per l’ala di piazzetta Garavaglia e anche per le nuove aule di udienza (in tutto erano tre lotti), 5 milioni di euro ma oggi la porzione di edificio che doveva ospitare le nuove aule è ancora un cantiere da finire. «Nell’ambito di progetti di ristrutturazione pluridecennali, e in larga parte non avviati e obsoleti, sono in corso di realizzazione due nuove aule, ma i lavori sono sostanzialmente fermi da anni e finora – si legge nella relazione – nessuno stimolo proveniente dai dirigenti degli Uffici è riuscito a ottenere che il competente Provveditorato acquisisse un significativo avanzamento».

Le conseguenze

La carenza di aule ha, come effetto, la necessità di cercare luoghi alternativi per celebrare i processi più affollati, come sta avvenendo per il processo sulla rivolta in carcere, ospitato nella sala dell’Annunciata in piazza Petrarca. Il problema, comunque, non sono solo i lavori non completati ma anche la manutenzione ordinaria e straordinaria del palazzo. «Sono frequenti gli incidenti, per scarichi idrici e collegamenti elettrici – si legge nella relazione –, che portano alla chiusura per mesi dei locali e degli uffici».

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