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L’ecologia che diventa ideologia



Non si arriverà mai ad affrontare il vero tema dell’inquinamento, ovvero gli impianti di riscaldamento che non sono a norma. Quella sì sarebbe la vera transizione ambientale.

Milano non è il centro del mondo, ma spesso è il centro da cui partono alcune mode che poi contagiano il resto d’Italia. Anni fa, per esempio, il capoluogo lombardo ha dichiarato guerra alle auto, introducendo una tassa per consentire ai veicoli l’accesso al centro. Fu la giunta guidata da Giuliano Pisapia, ex deputato di Rifondazione comunista, a istituire la cosiddetta area C, ovvero una zona a pagamento per chiunque intendesse entrare con un veicolo. Per ogni ingresso fu stabilito un ticket di cinque euro, dal versamento del quale non furono esentati, se non per un numero limitato di accessi, neppure i residenti. Il sindaco e il suo assessore alla viabilità spiegarono che l’area C avrebbe consentito di migliorare la qualità dell’aria, riducendo del 20 per cento le emissioni di polveri sottili e del 25 per cento il traffico cittadino, con un beneficio per le casse comunali quantificato in 30 milioni di euro. Ai lavoratori costretti ad andare a piedi perché non in grado di spendere ogni mese cento euro in più per entrare nella zona a viabilità controllata dalle telecamere, il Comune avrebbe offerto mezzi pubblici migliori e più frequenti.

Da quando l’area C è stata istituita, sono trascorsi 12 anni e credo sia utile fare un bilancio di come sia andata la misura per ridurre inquinamento e traffico. Per capirlo è sufficiente prendere una notizia pubblicata nelle pagine di cronaca locale del Corriere della Sera giorni fa. Già il titolo dice tutto: «Smog a Milano, polveri sottili oltre i limiti da due settimane. Secondo l’ultimo rapporto di Legambiente, per quanto riguarda il Pm 10 Milano è la seconda città più inquinata d’Italia, perché per 84 giorni l’anno sfiora i parametri. In fatto di Pm 2,5 è seconda dopo Monza, mentre con l’azoto vince la maglia nera. Le famiglie: bambini con bronchiti e bruciore di occhi». In altre parole, rispetto a 12 anni fa non è cambiato nulla. Anzi, nonostante l’area C, la qualità dell’aria è peggiorata. In compenso, la giunta guidata da Beppe Sala, il sindaco che sette anni fa ha sostituito Pisapia a capo di una maggioranza ancora una volta di sinistra, ha aumentato il ticket d’ingresso, portandolo da cinque a 7,5 euro al giorno, con un aumento del cinquanta per cento. Non solo: visto che imporre una tassa per ridurre gli ingressi delle auto non era servito a far calare inquinamento e traffico, Sala l’anno scorso ha pensato bene di istituire anche un’area B, ovvero di estendere a tutta la città una zona di divieto per i veicoli più vecchi, ritenendoli più inquinanti. Risultato, la fascia di popolazione con redditi più bassi, che già era stata esclusa per ragioni di bilancio familiare dall’ingresso nel centro storico con un’auto, dallo scorso anno è stata espulsa anche dalla cerchia del capoluogo lombardo.

Se non si ha una vettura a emissioni ridotte, vale a dire nuova e di solito costosa, non si può raggiungere la metropoli con i propri mezzi, ma si deve ricorrere necessariamente a quelli pubblici che, ovviamente, nonostante le promesse del 2012 non sono stati affatto potenziati, tanto che le associazioni ambientaliste chiedono al Comune di aumentare i trasporti a disposizione delle centinaia di migliaia di pendolari che ogni giorno raggiungono Milano. Insomma, quella introdotta da Pisapia come misura sperimentale, a distanza di 12 anni si rivela un esperimento fallito, perché nessuno degli obiettivi che la giunta di sinistra si era prefissa è stato raggiunto. Lo smog non è calato, il numero di veicoli circolanti neppure e i soldi ricavati dalla tassa d’ingresso non sono serviti a rendere più efficienti i mezzi pubblici. Ma non per questo la «sperimentazione» è stata sospesa. Di fronte a un simile bilancio, qualsiasi amministratore di buon senso prenderebbe provvedimenti, decidendo di cambiare. Invece a Milano tutto ciò non succede.

Anzi, la guerra inutile alle auto continua e fa proseliti, perché altre città seguono l’esempio del capoluogo lombardo. Per scoraggiare gli automobilisti, Sala restringe le strade e aumenta le piste ciclabili, con il risultato che crescono gli incidenti stradali, a volte anche mortali, che coinvolgono chi viaggia su due ruote. Così si può lanciare un nuovo allarme dimenticando il precedente. Infatti, gli articoli sull’inquinamento e le malattie respiratorie dei bambini vengono relegati nelle pagine interne e ridotti a poco più di un francobollo, mentre nei titoli di testa dei quotidiani trovano spazio gli incidenti. Il nuovo mantra non è più la lotta allo smog, ma quella alla velocità. Bisogna costringere le vetture a viaggiare a 30 all’ora. Non importa che la velocità media a Milano superi di poco i 20 chilometri, ciò che conta è inseguire una nuova mania. Così, di moda in moda, non si arriverà mai ad affrontare il vero tema dell’inquinamento, ovvero gli impianti di riscaldamento che non sono a norma. Quella sì sarebbe la vera transizione ambientale. Ma per attuarla servirebbe qualcuno che si intenda di ecologia invece che di ideologia.

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