Gaza, Israele non va ai negoziati del Cairo. Netanyahu: “Progressi impossibili”. Famiglie ostaggi: “Così è come condannarli a morte”
Non si potranno fare progressi nei colloqui al Cairo finché Hamas non cambierà la sua posizione ”delirante”. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu spiega così la decisione di non mandare giovedì una delegazione nella capitale egiziana per ulteriori colloqui su un accordo per gli ostaggi con Hamas. Al Cairo sono presenti le delegazioni di Stati Uniti, Qatar ed Egitto proprio per cercare di raggiungere un accordo per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e il rilascio degli ostaggi in cambio dei detenuti palestinesi. Una notizia che ha causato la dura reazione dei familiari degli ostaggi che considerano la decisione di Netanyahu come una condanna a morte per gli israeliani ancora nelle mani di Hamas.
“Al Cairo, Israele non ha ricevuto alcuna nuova proposta da parte di Hamas per il rilascio dei nostri ostaggi. Il primo ministro insiste affinché Israele non si sottometta alle richieste deliranti di Hamas”, si legge nella dichiarazione dell’ufficio di Netanyahu. “Un cambiamento nelle posizioni di Hamas consentirà di avanzare nei negoziati”, si legge ancora. Il problema attuale tra le parti sarebbe il numero di detenuti palestinesi che Hamas chiede per liberare gli ostaggi, che a Israele non sta bene. Per questo la delegazione israeliana, guidata dal capo del Mossad David Barnea, è rientrata dal Cairo. Insieme al capo dello Shin Bet, Ronen Bar, Barnea aveva incontrato nella capitale egiziana il primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il capo della Cia William Burns.
Le famiglie degli ostaggi israeliani hanno definito la decisione del premier Benyamin Netanyahu “una sentenza di morte” per i rapiti. Il Forum delle famiglie ha attaccato la decisione dicendosi “sorpreso” aggiungendo che “sembra che qualcuno dei membri del Gabinetto abbia deciso di sacrificare gli ostaggi“.
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