Il Viminale mette sotto scorta l’ad della Rai Roberto Sergio dopo le minacce per le posizioni pro-Israele
Il Viminale ha messo sotto tutela l’ad della Rai Roberto Sergio. Dopo il comunicato a sostegno di Israele letto pochi secondi prima del Tg1 da Mara Venier e ribadito anche durante il telegiornale qualche minuto più tardi, e dopo le minacce ricevute, arriva la decisione dal ministero di assegnargli la scorta. Sergio nei giorni scorsi ha spiegato anche sui social di provare “orrore per le continue stragi di civili nella striscia di Gaza”: “Si era parlato di genocidio ed io ho aggiunto il pensiero per i giovani trucidati il 7 ottobre e per i bambini, donne e uomini barbaramente uccisi nei kibbutz e per gli ostaggi”. Intanto una prima informativa delle forze dell’ordine in relazione alle minacce ricevute dall’ad è stata inviata in procura a Roma. I pm capitolini, coordinati dal procuratore capo Francesco Lo Voi, esamineranno le carte per valutare eventuali ipotesi di reato e l’apertura di un fascicolo di indagine.
Ma la tensione dentro e fuori la Rai resta alta: dopo la preoccupazione per le violenze al presidio davanti alla sede di Napoli e gli annunci di manifestazioni nei prossimi giorni in altre città, il comunicato – arrivato di riflesso dopo la protesta dell’ambasciatore israeliano Alon Bar – ha diviso anche la politica e i piani alti di Viale Mazzini. E a Sergio, infatti, sono arrivate anche le rimostranze della presidente della Rai Marinella Soldi che ha espresso forte disappunto sia per i contenuti del comunicato che per il metodo, essendo mancata condivisione e cautela su un argomento così delicato. Intanto le manifestazioni di risposta non si fermano. Alcune decine di persone hanno dato il via al presidio convocato per mercoledì 14 febbraio davanti alla sede Rai di Viale Mazzini a Roma da Potere al Popolo: i cancelli del palazzo che ospita i vertici della tv pubblica sono stati chiusi e diversi agenti di polizia controllano la situazione, che al momento è tranquilla.
Sul comunicato letto da Mara Venier – che ha portato anche la conduttrice al centro delle polemiche e delle accuse di censura – è intervenuto lo stesso ambasciatore Bar. È una “dichiarazione importante” di solidarietà quella arrivata dall’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, ha dichiarato l’ambasciatore israeliano in Italia, incontrando i giornalisti in occasione del 75esimo anniversario delle relazioni tra Israele e Italia. “Apprezzo quando ricevo solidarietà e spero ne arrivi d più”, ha aggiunto. Il motivo centrale delle contestazioni del diplomatico era in particolare la parola “genocidio” usata da Ghali in relazione all’azione militare che Israele sta portando avanti dopo gli attentati del 7 ottobre compiuti da Hamas.
“Mai in vita mia ho censurato qualcuno, né sono mai stata accusata di censura”, ha affermato invece Mara Venier, difendendosi dalle accuse in un’intervista al Corriere della Sera. “Sono una conduttrice Rai. Se l’Amministratore delegato della Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza”, ha spiegato. La questione non è solo la guerra di Gaza – sottolinea Aldo Cazzullo nella sua intervista – ma se gli artisti ne possano parlare nel contesto più seguito della tv italiana: il palco dell’Ariston, dove è andato in onda un festival dal 70% di share. Lei stessa domenica ha fatto il 40%. “Certo che gli artisti devono essere liberi di esprimersi”, ha risposto la conduttrice Rai.
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