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Primi alberi in fiore in più punti di Trieste: «Occhio alle gelate»

TRIESTE Primi alberi in fiore a Trieste. È bastato un paio di giorni di sole e caldo per osservare una serie di scenari primaverili in diverse zone della città, in particolare fra Altura e Campanelle.

Merito delle temperature miti, specie fra martedì e mercoledì, in un quadro meteo stabile, destinato a perdurare per tutta la settimana, così come previsto dall’Osmer, l’osservatorio meteorologico regionale.

Ma le fioriture precoci non sono un buon segnale secondo gli esperti. Il noto naturalista e divulgatore scientifico Nicola Bressi spiega infatti che «ci sono tantissime varietà di piante e ognuna reagisce in modo diverso. Per esempio, albicocchi tipici del sud Italia possono adattarsi, quelli viennesi invece non tollerano questo clima. Ma in generale molte piante hanno bisogno di un riposo invernale delle gemme, per fortificare bene. Per alcune è indispensabile, come il ribes, che ha bisogno di freddo. Pure l’ulivo necessita di un periodo di “dormienza”».

Il risveglio anticipato può determinare poi il fatto che gli alberi producano meno. «È vero che stiamo “scaldando” il clima – aggiunge Bressi – ma questo non eviterà che ci possano essere gelate serie nei prossimi mesi, punte sentite di freddo. Quando le gemme si svegliavano a marzo, in passato, una gelata tardiva faceva poco danno. Con le gemme che si svegliano a febbraio, se la gelata arriva a marzo, o peggio ancora ad aprile, può causare la perdita dell’intero raccolto. Secondo alcuni climatologi inoltre, proprio queste lunghe ondate di caldo possono favorire picchi isolati di freddo, non è il mio campo – precisa il naturalista – ma per alcuni esperti è un nuovo tipo di circolazione che può favorire brevi periodi di freddo intenso e questo sarebbe molto nocivo per le piante già in fiore».

Risvolti negativi sono possibili anche per gli insetti, «dai quali alcune piante dipendono per l’impollinazione. Alcuni, come l’ape domestica, che reagisce alle temperature, arrivano subito appena si aprono i fiori. Ci sono poi piante che dipendono da altre specie di insetti, che rispondono alle ore di luce e non alle temperature, mettendosi in azione a marzo. A quel punto gli impollinatori potrebbero rivelarsi ancora assenti».

Ma secondo Bressi gli scenari ormai sono imprevedibili: «Il problema è proprio che non sappiamo con esattezza cosa potrebbe accadere»

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