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Quando al PalaBigot di Gorizia arrivarono Iron Maiden, Motorhead e Rockets

Quando al PalaBigot di Gorizia arrivarono Iron Maiden, Motorhead e Rockets

foto da Quotidiani locali

GORIZIA Ai confini dell’Europa (di allora). Eppure al centro della mappa per quanto concerne i grandi concerti dal vivo. A parlarne oggi pare fantascienza, eppure c’è stata un’epoca in cui Gorizia è stata una capitale della musica live. Il tema, del resto, sta ritornando in auge: il capoluogo sogna di riaprire il PalaBigot ai grandi eventi, ed è notizia di questi giorni il sopralluogo all’aeroporto Duca d’Aosta per regalargli – chissà – un futuro da “Campovolo” con possibile capienza da 50 mila persone.

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Senza dimenticare le opportunità di Go!2025, con ancora negli occhi e nelle orecchie le esibizioni di Editors e Patti Smith, la mente torna allora a quando nell’ultimo avamposto prima della Cortina di Ferro i grandi concerti – ebbene sì – erano quasi la norma. Ed erano hard rock ed heavy metal a farla da padrone. Il live più leggendario e infuocato che Gorizia – o meglio gli appassionati ormai più incanutiti – ricordano, è quello degli Iron Maiden.

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L’iconica formazione britannica sbarcò al palasport di via delle Grappate il 2 aprile 1981, nel pieno del tour promozionale del suo secondo e seminale album “Killers”. La band capitanata dal bassista Steve Harris vedeva ancora al microfono il primo cantante, Paul Di’Anno, con la sua attitudine più punk che heavy metal. Di lì a poco sarebbe stato allontanato per fare posto all’ugola di Bruce Dickinson, ma sono in molti a ricordare ancora l’energica prestazione del frontman. Furono in tanti, attorno ai 5 mila, gli spettatori che assistettero alla definitiva esplosione di una delle band che sublimarono il genere metal.

Il live, organizzato dal promoter Ararad Khatchikian e Old Swans, è stato registrato ed è ora un bootleg, ovvero un’uscita non ufficiale, che nei circuiti dei collezionisti va sotto il nome di “Killers in Gorizia” ma gira anche con i nomi alternativi di “Gorizia ’81” e “Stabbed in the back”.

Gli Iron Maiden giunsero a Gorizia dopo le tappe di Milano, Brescia e Reggio Emilia e prima della tappa a Torino. Amanti di storia e geopolitica più di quanto non si possa immaginare, i londinesi erano ben consapevoli di dove si trovassero. Tanto da voler sconfinare a Nova Gorica, magari a bersi qualche pinta prima dello show.

Leggenda metropolitana? Non proprio: esistono testimonianze fotografiche di un cippo confinario con l’allora Jugoslavia, il numero 58 di Casa Rossa, vergato da una scritta rimasta visibile per anni:

“Gli Iron Maiden qui hanno varcato la Cortina di Ferro, 02. 04. 1981”.

Ma organizzatori quali il già citato Khatchikian e Old Swan, l’Arci e Filippo Giunta portarono in quest’ultimo lembo d’Italia (non solo al palasport, ma anche all’Ugg e al castello) altri grandi nomi di rock, metal e jazz: i Motorhead di “Lemmy” Kilmister, Saxon, Wishbone Ash, Jaco Pastorius, Stanley Clarke & George Duke, Ultravox, Motorhead, i Gong di Pierre Morlen, John Martyn, Danzig. E venendo al mainstream, Rockets, De Gregori, Guccini, Bennato, Pfm, Pino Daniele, Venditti, Nomadi, Pooh, Banco del Mutuo Soccorso e Matia Bazar. Tempo di riprovarci. Se non ora, quando.

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