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L’esperto: «Per il successo di un park cittadino servono strategie e ampio confronto»

«Un parcheggio deve essere inserito in una strategia, condivisa e operativa. Solo così diventa davvero una opportunità». Luca Tamini, professore di Urbanistica al Politecnico di Milano, sarà uno dei relatori al convegno sulla “Treviso del futuro” organizzato dalla Tribuna e Ascom lunedì a Santa Caterina. E in tema di infrastrutture a servizio della città ha idee chiare.

Professore, il tema del park Vittoria oggi è molto dibattuto. Divisivo, perché?

«Sul cantiere in senso stretto non entro, non è mia intenzione. Quello che posso fornire è una visione prospettica, approfondita, che evidenzia come la conflittualità, politica ma più spesso tra commercianti, cittadini e chi lavora in città abbia spesso una ragione».

Quale?

«La mancanza di una condivisione ampia sulle politiche di governo del territorio, non sul progetto, ma sulla strategia complessiva. Quello che serve per creare poi il tessuto sociale ed economico per favorire il funzionamento di una simile infrastruttura è la comunicazione del progetto, anche in termini economici, e delle modifiche puntuali che questo porterà alla città e al tessuto del centro storico. Servono tanti e ampi tavoli di confronto, informati e competenti, così chi propone ha la possibilità di spiegare, chi ascolta di capire e magari contribuire».

Un park da solo basta a rilanciare un centro storico come Treviso?

«No. Un parcheggio da solo produce una potenziale attrattività ma va inserito in una pluralità di azioni di rilancio del centro storico. Con piani strategici. La pedonalizzazione è di certo una di queste, ma va attuata. Come il miglioramento della mobilità pubblica. Di certo già la trasformazione di un contesto oggi deputato alle auto in uno spazio urbano che un domani sarà pedonale è un punto di forza. Non deve essere il solo».

La localizzazione appropriata come va determinata? Meglio dentro la città o vicino alle infrastrutture della mobilità?

«Anche qui, abbiamo analizzato casi diversi, da Bergamo ad Asti, da Milano a Mantova, Piacenza, Brescia. Ogni situazione ha le sue peculiarità e lunedì lo spiegherò. Oggi si stanno demolendo parcheggi in centro perché inutilizzati, ma ci sono altri centri dove interrati o multipiano sono pieni, anche se costosissimi. Il successo lo determinano le condizioni di contesto che si vengono a creare con il parcheggio. Non lo ottiene il parcheggio da solo».

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A Treviso c’è l’esempio del Miani, costruito vent’anni fa, venti minuti dal centro a piedi, inutilizzato...

«Eh, qui c’è anche un problema culturale, il dover arrivare ovunque con la mobilità privata. Ma cambierà prima o poi. In molte città anche medio-piccole europee l’accessibilità prevalentemente pedonale ai centri storici è oggi una realtà concreta».

Torniamo alle criticità, anche i commercianti sono divisi dalla prospettiva di un park Vittoria. Perché?

«Perché mancano strategie di accompagnamento all’opera. Che sono l’informazione, come detto. Ma nel caso del commercio anche provvedimenti pratici come i ristori per il periodo di cantiere. Azioni compensative che servono e vanno unite alla prospettiva di quel che sarà domani una nuova piazza, o un sistema di spazi pubblici e strade, libere dalle auto. Il nuovo orizzonte urbano che non può mancare se si pianifica un’opera del genere. E torniamo alla necessaria pedonalizzazione. Penso solo ai plateatici dei locali...che possono ancora essere concessi gratuitamente».

Ristori come?

«Basta stabilire un criterio distanziometrico oppure un raggio che intercetta il bacino d’utenza a cinque, dieci minuti a piedi dal cantiere. Tutte le micro e piccole imprese commerciali, artigianali, del turismo e servizi che vi rientrano potrebbero accedere ai contributi di sostegno economico rispetto ai possibili impatti del cantiere di interesse pubblico».

Per partecipare al dibattito del 19 febbraio a Santa Caterina è consigliata la prenotazione a questo link.

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