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La mostra di Van Gogh a Trieste

La mostra di Van Gogh a Trieste

Da mercoledì al Revoltella l’esposizione aperta fino al 30 giugno con oltre cinquanta opere fra dipinti e incisioni dalle collezioni Kröller-Müller. Smantellato il quarto piano del museo

TRIESTE Tra dipinti, disegni e incisioni saranno oltre 50 le opere di Vincent Van Gogh proposte al pubblico nella mostra che si inaugura mercoledì 21 febbraio al Museo Revoltella di Trieste, intitolata semplicemente “Van Gogh” e aperta fino al 30 giugno (info e prenotazioni: arthemisia.it, tel 040 982781).

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Prodotta da Arthemisia, organizzata dal Comune di Trieste, curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti con la collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo, ricalca in gran parte quella tenutasi a Palazzo Bonaparte di Roma, la “mostra dei record” com’è stata definita, visitata da 600.000 persone dall’8 ottobre 2022 al 7 maggio 2023.

La provenienza delle opere

Anche a Trieste i prestiti provengono essenzialmente da una delle più grandi collezioni di opere del maestro olandese, seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam, che fa riferimento a Helene Kröller-Müller, tra le prime estimatrici del suo genio artistico.

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Nei primi anni del Novecento Helene insieme al marito Anton acquisì più di 90 suoi dipinti e 185 disegni, decidendo poi di lasciare in eredità ai Paesi Bassi l’intero suo patrimonio, con opere anche di altri notevoli protagonisti dell’arte tra Otto e Novecento e la loro tenuta di campagna, a condizione che fosse costruito un grande museo nei giardini del suo parco. Il Museo Kröller-Müller, inaugurato nel 1938 nel Parco Nazionale Hoge Veluwe, è oggi uno dei maggiori musei d’arte contemporanea europei.

Il percorso

Del breve ma intenso percorso artistico di Van Gogh vengono ripercorsi tutti i principali momenti: gli esordi olandesi, l’arrivo a Parigi, il soggiorno ad Arles, il ricovero al manicomio di Saint Paul de Mausole vicino a Saint Rémy, gli ultimi mesi trascorsi ad Auvers sur Oise dove, nel 1890, pose fine alla sua esistenza, a soli 37 anni.

La vita

Figlio di pastore protestante, Vincent, dopo un periodo trascorso a lavorare per la casa d’arte Goupil, aveva provato a iscriversi alla facoltà di teologia di Amsterdam senza però riuscire a superare gli esami di ammissione.

Recatosi a predicare la Bibbia tra i minatori della regione belga del Borinage, condivide con loro ogni attimo delle sue giornate, provando “un affetto sincero”, iniziando a pensare alla pittura come lo strumento più adatto a esprimere la sua vicinanza nei confronti degli ultimi, dei più poveri, dei lavoratori sfruttati, abbruttiti dalla fame e dalla fatica.

Le opere

Nel tempo trascorso a Cuesmes nel Borinage e poi tra Etten e Nuenen nuovamente in Olanda, inizia a disegnare minatori, contadini, donne che portano pesanti sacchi di carbone camminando sulla neve, donne che cuciono.

Ritrae Sien, una prostituta con il volto segnato dal vaiolo, magrissima e incinta quando lui la incontra e se ne innamora. Dedica una serie di disegni e dipinti ai tessitori, inizia a elaborare i “Mangiatori di patate”, un olio su tela che segna una svolta nella sua vita e nella sua arte: in mostra si vedrà la versione litografica (il dipinto, imprestabile, è custodito al Museo di Amsterdam).

Parigi

Su invito del fratello Theo, Vincent giunge a Parigi nel 1886: dipinge i mulini a vento sulla collina di Montmartre schiarendo gradualmente la sua tavolozza dopo aver visto la pittura degli impressionisti e dei neoimpressionisti. Dipinge anche alcune nature morte con fiori dove inserisce i libri che sta leggendo come “Bel Ami” di Maupassant. Ad un certo punto la luce e i colori di Parigi non gli bastano più e così va alla ricerca di un sole più caldo, più vivo, giungendo in Provenza, ad Arles.

La Provenza

Tra i dipinti di questo periodo spicca il “Seminatore” in un campo e con un cielo carichi di luci, colori, vita, ma pure i due ritratti di Monsieur e Madame Ginoux, proprietari del caffè frequentato da Van Gogh, il primo del Kröller-Müller Museum di Otterlo, l’altro prestato dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

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Non presenti alla mostra di Palazzo Bonaparte, i due ritratti si erano già visti l’uno accanto all’altro nella mostra dedicata al pittore olandese al Centro San Gaetano di Padova nel 2020-21, con più di settanta opere dal solo Museo di Otterlo, per la cura di Marco Goldin .

“Paesaggio con covoni e luna nascente” del ‘89 e “Covone sotto un cielo nuvoloso” del ‘90 sono tra gli ultimi dipinti dell’artista a testimoniare il suo disperato desiderio di vita e a presagire la sua tragica fine. Pure questi dipinti, dopo Padova e Roma giungono a Trieste in una mostra sicuramente da vedere o anche da rivedere per un pubblico di appassionati, perché Van Gogh è pur sempre Van Gogh.

Il quarto piano del Revoltella, cuore del museo

Solo dispiace che quale spazio dell’esposizione sia stato scelto proprio il quarto piano del Revoltella, il cuore del museo. Dispiace che non si sia trovata una soluzione alternativa.

Il quarto piano del Revoltella solitamente espone le opere di Fattori, De Nittis, Previati, Veruda, le opere acquistate alle Biennali di Venezia, i dipinti di Franz von Stuck, Antonio Mancini, Pietro Fragiacomo, Guglielmo Ciardi, le sculture di Leonardo Bistolfi; il “Beethoven” di Lionello Balestrieri e “Dopo la Prima Comunione” di Carl Frithjof Smith, opere particolarmente amate dal pubblico triestino e non solo.

Alcune di queste sono ora finite nei depositi, altre sono state inglobate o nascoste nel percorso vangoghiano; altre ancora troveranno una via di fuga in altre esposizioni come la “Signora del cane” di Giuseppe De Nittis chiesto in prestito per la mostra monografica in programma a Palazzo Reale di Milano o “La Esclava” di Gonzalo Bilbao in partenza per il Prado di Madrid; Gaetano Previati ne approfitterà per un restauro.

Forse, se anche Trieste vuole avere le “grandi mostre”, dovrebbe cominciare a pensare di trovare o creare uno spazio specificatamente ideato per tale scopo, senza dover sacrificare il proprio patrimonio, senza dover nascondere o svalutare la propria identità.

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