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Michelle Masullo da Palmanova a L’eredità: «E’ un’esperienza entusiasmante»

Il suo sorriso luminoso puntella di allegria e bellezza “L’eredità”, tra le trasmissioni televisive più seguite di Rai1, condotta da Marco Liorni ogni sera dalle 18. 45 prima del telegiornale. Michelle Masullo, ventiquattrenne di Palmanova, è infatti da questa edizione una delle due “professoresse” (l’altra è Naomi Buonomo), vallette 4. 0 che, oltre a ballare, leggono quesiti ai concorrenti e dispensano battute ironiche.

Già Miss MiLuna Friuli Venezia Giulia nel 2018, quando entra nel cast del programma “Detto fatto” su Rai2 come indossatrice, Masullo è anche dj internazionale, tiene una rubrica di moda per la radio Gioconda di Udine, ed è impegnata con l’associazione “Wall of dolls” contro la violenza sulle donne, fondata da Jo Squillo e Francesca Carollo.

Masullo, com’è cominciata l’avventura a “L’eredità”?

«È una trasmissione che seguivo fin da bambina con i miei nonni: vedevo queste brave e belle ragazze che sapevano intrattenere il pubblico, nutrivo il sogno essere come loro. Un giorno, mentre ero dal parrucchiere, ho mandato mia la candidatura, ho fatto quattro provini e mi hanno presa. Per scaramanzia ho tenuto tutto nascosto, anche a Jo Squillo, con cui vivevo a Milano: l’ha saputo quando ha risposto alla telefonata a casa della Rai che annunciava il mio ingaggio».

Quali doti deve avere una “professoressa”?

«Per me la cosa più importante è saper portare un raggio di sole alle 7 di sera, un po’ di spensieratezza a chi ci guarda magari dopo una dura giornata, ma sempre con eleganza, non sguaiatamente. Questo ruolo prevede una grande preparazione, perché non è facile stare davanti alle telecamere. Di questo devo ringraziare gli anni di gavetta accanto a Jo Squillo, che mi ha fatto vivere lo spettacolo da dietro le quinte. La affiancavo in una trasmissione di moda, facendo le riprese e montando i video, cosa che ho imparato anche allo Iulm di Milano, dove mi sono laureata.».

Come giudica questa esperienza?

«Entusiasmante, e spero che il mio entusiasmo arrivi anche al pubblico. Siamo una famiglia, tutti sono lì per aiutarti, Liorni è molto simpatico, disponibile, una persona che ha sempre una parola buona. E poi ho stretto un rapporto di vera sorellanza con la mia collega Naomi, credo molto di più nella collaborazione che nella competizione per lavorare bene. La solidarietà è un valore importante per me, sono sempre stata sensibile alla questione del cambiamento climatico e sono impegnata nel sociale a sostegno delle donne vittime di violenza con la onlus “Wall of Dolls”, che opera anche a Udine e Trieste».

Cosa pensa la sua famiglia della carriera in tv?

«Mi ha sempre sostenuta, andavo a danza all’età di 5 anni, a 14 anni sfilavo in giro per l’Italia, mio padre sia alzava alle 5 del mattino per portarmi a Mestre a prendere il treno per Milano quando facevo “Detto fatto”, dove ho conosciuto Jo Squillo che, vendendo il mio impegno, mi offrì ospitalità a casa sua, diventando una seconda madre per me. L’imprinting però me l’ha dato mio nonno materno, la vena artistica della famiglia, che fin da piccola mi insegnò ad ascoltare musica per conoscenza e per accrescere la mia cultura, non solo per piacere e intrattenimento».

Passione che porta in giro come dj?

«Certamente, lo scopo delle mie serate, molte delle quali in locali del Friuli, è comunicare il divertimento senza eccessi, alcool, droga e fumo, un tema che porto avanti anche con l’esempio: l’unica cosa che bevo è la “sprite” mentre faccio la dj. A marzo, alla Settimana della moda di Miami, presenterò il mio nuovo brano musical e inedito, un remix tropical house.»

Essere friulana aiuta in questo mondo così complesso come è quello dello spettacolo?

«Vivere in Friuli mi ha insegnato a rimboccarmi sempre le maniche, a non arrendermi, in me la “friulanità” è quella sana testardaggine che ti fa andare oltre alle difficoltà. Ma sempre con il sorriso».

Un sogno nel cassetto?

«Portare un mio dj set sul palco di Sanremo, per far vedere che il mio intrattenimento non è solo mettere dischi, ma anche ballare davanti alla consolle e soprattutto parlare e coinvolgere i ragazzi».

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