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A 75 anni dalla sciagura Ivrea ricorda gli alpinisti morti sul Monte Bianco

A 75 anni dalla sciagura Ivrea ricorda gli alpinisti morti sul Monte Bianco

foto da Quotidiani locali

IVREA

Sono stati commemorati nella messa di inizio anno e del 2° centenario della Giovane montagna di Ivrea, celebrata lo scorso gennaio nella chiesa di San Salvatore, i quattro alpinisti eporediesi tragicamente caduti sul Monte Bianco, 75 anni fa: un accadimento che suscitò in città un’ondata di emozione non inferiore a quella vissuta tre mesi prima, nella capitale sabauda, con i funerali del Grande Torino.

Era l’11 agosto 1949 quando, investiti da una improvvisa bufera, perirono Emilio Parato, 40 anni, Emilio Riva, 42, Giovanni Orengia, 33, e Francesco Lama, 25, tuttora ricordati anche da chi, all’epoca bambino, visse l’atmosfera di dolore che avvolse la città, che partecipò in massa alle esequie svoltesi otto giorni dopo. Un dolore corale perché, come scrisse Aldo Pagani, in occasione del 50° anniversario: «Non erano morti quattro valenti alpinisti della locale sezione del Club alpino. In un’epoca in cui la reciproca conoscenza e la solidarietà rivestivano un’importanza determinante nella società, era scomparso un pezzo di Ivrea».

Oltre al ricordo durante la messa di inizio anno, la Sezione di Ivrea dell’associazione alpinistica Giovane montagna, ha provveduto a ricordarli in modo tangibile e duraturo: «Lo abbiamo fatto - spiega il presidente, Enzo Rognoni- pubblicando un numero speciale monografico di Rocciaviva, il nostro notiziario sezionale, dal titolo “75 anni fa sul Monte Bianco-Una passione crudele”. La realizzazione dell’opuscolo, corredato da significative immagini d’epoca, è frutto della minuziosa ricerca condotta dai soci Claretta Coda e Fulvio Vigna, mio predecessore, i quali hanno davvero svolto un importante lavoro che potrà trasmettere alle future generazioni eporediesi il ricordo di un momento particolare della storia della loro città, che vasta eco suscitò anche nell’intero mondo di chi arrampicava in montagna. Sono pagine che raccolgono resoconti di ascensioni dei quattro sfortunati scalatori, articoli sulla tragedia e testimonianze di amici, e nelle quali gli interludi intervallano i pezzi portando la voce di grandi alpinisti e le parole di don Piero Solero, cappellano del Gran Paradiso».

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«Amavano quella montagna - ricorda lo speciale di Rocciaviva - e già ne avevano raggiunto la vetta dalla via dell’Innominata e dalla Cresta di Peuterey. Emilio Parato ed Emilio Riva con Guido Giva, tra i fondatori della Sezione Gm di Ivrea, presidente dell’Azione cattolica e unito a Parato anche dall’impegno civile e politico, essendo entrambi consiglieri comunali Dc, nel primo dopoguerra, l’avevano tentata nel ‘39 anche attraverso la via dei Brouillard, ma avevano dovuto desistere, per l’infortunio di uno di loro, dopo aver salito, primi in Italia e terzi in Europa, la Punta Baretti per la cresta sud-est. Ora, nel 1949, avevano scalato con successo la via della Sentinella rossa, quando, durante il ritorno, li colse una terribile bufera che non lasciò loro scampo. Erano soci delle Sezioni Giovane montagna e Cai di Ivrea».

Tra l'altro, come fu evidenziato all'epoca, ognuno conosceva la prudenza dei quattro alpinisti, la loro meticolosità di preparazione e la capacità di realizzazione. La Sentinella del Canavese dedicò alla sciagura un lungo articolo e una puntuale cronaca dei funerali: «Le tre salme (quella del Riva non fu trovata), faticosamente recuperate, a totale onere della ditta Olivetti, giunsero a Ivrea giovedì 18, alle 15 circa. Nel salone municipale era stata preparata la camera ardente dove le salme furono deposte. Una croce di stelle alpine ornava la loro cassa. Al posto della cassa del Riva era una sua fotografia. Le prime visite furono quelle di Monsignor Paolo Rostagno, Vescovo di Ivrea, e di tutte le autorità civili e militari; seguì per 24 ore quasi ininterrotte il commosso pellegrinaggio di tutti i cittadini».

E, ancora: «I funerali erano fissati per venerdì, alle 17, ma già un'ora prima la grande piazza era stipata all'inverosimile. Tutta Ivrea era presente e non soltanto Ivrea, ma gran parte del Canavese si era raccolta intorno alle bare, a dimostrare il cordoglio, con lagrime mal celate».

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