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Truffa da oltre mezzo milione: condannate tre aziende agricole del Bellunese, tutti i nomi

Tre sentenze fotocopia chiudono una vicenda vecchia di dieci anni legata agli illeciti nei contributi agli agricoltori. Le sentenze sono state pubblicate il 31 gennaio dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato su altrettanti ricorsi di Avepa contro tre aziende agricole di Canale d’Agordo per ottenere la riforma delle sentenze di primo grado pronunciate dal Tar del Veneto nel 2021.

Si tratta di tre casi collegati tra loro, quanto meno dal punto di vista geografico, e tutto parte da un’indagine (poi arrivata a processo per truffa davanti al Tribunale di Belluno) condotta tra il 2014 e il 2015 dalla Guardia di Finanza, che aveva accertato irregolarità proseguite per anni nelle dichiarazioni delle tre aziende agricole relativamente alla reale consistenza dei terreni a loro disposizione e quindi nelle spettanze dei contributi del Psr per due misure: quella sul mantenimento di prati in zone vulnerabili cioè in montagna, e quella per i comuni a ridotta capacità foraggera.

La Gdf aveva scoperto che le tre aziende agricole avevano chiesto e ottenuto contributi per lo sfalcio e il pascolo anche su terreni di terzi, utilizzando fittizi contratti verbali di affitto su quei terreni, che in realtà i proprietari non avevano mai concesso loro in nessuna forma. In seguito a quelle indagini, Avepa aveva adottato un decreto di sospensione dei pagamenti nei confronti di ciascuna azienda, accertando poi come irregolarmente dichiarati a fascicolo aziendale una serie di terreni che si concentrano tra la Val Gares, il Passo Giau e il Passo Falzarego.

Al termine degli accertamenti Avepa aveva quindi disposto la decadenza delle ditte dai benefici ottenuti per le domande relative a quei terreni, chiedendo la restituzione delle somme e applicando le sanzioni del caso. Notevoli le somme di cui si parla: l’azienda agricola Maso Fumas di Valentino De Martin deve restituire 49.116 euro (di cui 36.560 di sanzione); l’azienda agricola Giau di Pio Braito ne deve 107.502 di cui 71.475 di sanzione; e l’azienda agricola Castello di Mauro De Martin deve restituire ben 396.355 euro di cui 237.040 a titolo di sanzione.

Le tre aziende avevano presentato ricorso al Tar per l’annullamento dei decreti di Avepa, ricorsi che avevano vinto. La materia, infatti, è estremamente complessa e articolata su più piani legislativi e in montagna vale una norma in più legata all’estrema parcellizzazione, con la quale, nei terreni sotto i 5 mila metri quadri, prevale l’interesse alla salvaguardia dei terreni altrimenti abbandonati. Le norme che regolano il Psr, tuttavia sono più stringenti sulla questione dei titoli che danno diritto ai contributi ed è risultato pacifico che i tre imprenditori ne fossero privi. Da qui la sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto i tre ricorsi di Avepa e condannato ciascuno degli imprenditori a pagare spese di giudizio per tremila euro.

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