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Blitz di Dossoman a Casale di Scodosia: rimossi tre dissuasori di velocità

on un Fleximan più che mai latitante – nel vero senso del termine – la Bassa padovana si trova a fare i conti con un altro “giustiziere fai da te”, quel Dossoman già visto anche in altre province, soprattutto nel vicino Veronese.

Prosopopea dei supereroi a parte, nella notte tra venerdì e sabato qualcuno ha ben pensato di rimuovere i tre dossi installati tra via Argine e via Ferrarese, un lungo rettilineo fuori dal centro paesano. Erano stati installati due anni e mezzo fa, su richiesta – con tanto di raccolta firme – degli stessi residenti.

Il lavoro è stato decisamente certosino: i vari moduli non sono stati danneggiati, ma svitati e gettati poi ancora integri nei fossati e in uno scolo.

Il sindaco Marcello Marchioro, arrivato ieri per un sopralluogo, ha persino ritrovato la “bussola” dell’avvitatore, forse dimenticata dagli autori del vandalismo, per distrazione o fretta. Decisa la condanna del primo cittadino: «Al di là della legittima protesta e del possibile dissenso verso certi metodi per limitare la velocità e assicurare la sicurezza stradale, l'amministrazione è fortemente preoccupata per l'incolumità di quelle persone che per la loro protesta mettono a repentaglio la loro vita»

La rimozione dei dossi, infatti, è avvenuta in una nottata molto nebbiosa, in un tratto di strada non illuminato: «Mettersi in mezzo alla strada, nel buio e con la scarsa visibilità, è stato davvero molto pericoloso», denuncia Marchioro. «Vogliono far sentire la loro voce? Facciano come i cittadini che hanno promosso una raccolta firme per far installare quei dissuasori: valuteremo anche la loro richiesta».

Manco a dirlo, i dossi saranno reinstallati già a inizio settimana. «Ripeto, sono stati chiesti dai cittadini e sono un serio presidio di sicurezza», incalza il sindaco, che ora spera non si verifichi un effetto emulazione come per Fleximan con i velox segati a suon di flessibile. La rimozione di dissuasori ha già riempito le cronache, più volte, della vicina provincia di Verona. Nel territorio della Bassa padovana, questo risulta invece il primo caso, perlomeno in epoca recente.

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