Dopo l’agguato, la sommossa in carcere: ancora guai per l’aggressore di Marta
C’era anche il ragazzo che nel pomeriggio del 22 marzo 2021 aggredì a colpi di coltello Marta, una studentessa universitaria di 26 anni, impegnata a fare jogging, lungo una strada di campagna di Mogliano, tra i protagonisti della rivolta del 12 aprile 2022, nel carcere minorile di Treviso. Dieci detenuti da una parte e dieci guardie carcerarie dall’altra.
La sommossa ebbe momenti drammatici con i rivoltosi che diedero fuoco a materassi, aggredirono le guardie con gli estintori, lanciarono oggetti verso la penitenziaria che tentava di sedare la rivolta.
Per i capi-rivolta, un ventenne di Bolzano L.D.A., e H.T., un ventiduenne di Trieste, unici maggiorenni, ora la giustizia ha presentato il suo conto. A fine maggio prossimo è stata fissata l’udienza preliminare, davanti al giudice Cristian Vettoruzzo, per i reati di lesioni personali, resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e devastazione.
Mentre per gli altri otto compagni di rivolta, tutti minorenni, tra i quali il giovane che accoltellò Marta con 23 fendenti, l’indagine della procura dei minori di Mestre sta per chiudersi. Quel giorno i dieci “rivoltosi”, in forma di protesta per un pretesto legato alle condizioni interne al carcere minorile, diedero vita ad una vera e propria sommossa.
I due maggiorenni si rivelarono i più esagitati. Il triestino oltre a minacciare di dare fuoco all’intera struttura diede il via alla rivolta incendiando i materassi mentre il bolzanino, oltre ad aver preso a pugni un agente della penitenziaria, aizzò i minorenni contro le guardie.
Nei corridoi dell’istituto penitenziario volarono estintori e oggetti vari. Per tenere alla larga le guardia fu spruzzata anche la polvere contenuta negli estintori. Una rivolta domata non senza difficoltà.
I detenuti minorenni, all’indomani della sommossa, furono poi spostati in altri carceri minorili.
Il sedicenne che infierì su Marta, che nella rivolta ebbe un ruolo attivo, fu spostato a Napoli quattro mesi prima di essere scarcerato per un vizio di forma. Dopo essere stato condannato a 6 anni e 8 mesi in primo grado, pena poi ridotta in Appello, a 5 anni, in attesa della sentenza della Corte di Cassazione, l’aggressore di Marta fu scarcerato il 21 luglio e se ne andò dall’Italia raggiungendo la madre in Inghilterra.
Ma la cosa incredibile è che potè farlo secondo tutti i crismi della legge per decorrenza dei termini. Il giorno prima di uscire dal carcere sarebbe dovuto entrare in comunità per due anni, vista «la sua pericolosità sociale», come attestava la sentenza di secondo grado, solo che qualcuno sbagliò a scrivere la data, 20 settembre anziché 20 luglio, e il giovane ebbe così tutto il tempo di starsene qualche giorno a casa e poi andarsene dove voleva, senza che nessuno potesse dirgli niente. Il fatto sollevò polemiche e polveroni mediatici.
Nel frattempo, è arrivata anche la sentenza di Cassazione che ha annullato la condanna a 5 anni di galera della Corte d’Appello perché non era stato sufficientemente approfondito, nella sentenza, il tema dell’immaturità e della capacità d’intendere e volere del quindicenne al momento dell’aggressione.
Non è mai stata chiarita la ragione che spinse il giovane, quel pomeriggio del 22 marzo 2021, ad aggredire Marta con una rabbia incontrollabile. Tra le ipotesi la necessità di procurarsi denaro per la droga. È stato accertato, inoltre, che i due non si conoscevano.
La scelta della sua vittima era stata dettata dal caso: in quel momento, lungo via Marignana a Mogliano, aveva assalito con un coltello da cucina la 26 enne moglianese soltanto perché era sola e in zona non c’erano testimoni. Marta stava facendo jogging, quel pomeriggio: il giovane all’improvviso l’aveva assalita e colpita ripetutamente spingendola nel fossato che costeggia la strada. Solo l’intervento provvidenziale e miracoloso di due operai di un cantiere della zona, e per caso in via Marignana a quell’ora, strappò la ragazza dalla furia del giovane aggressore.