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Maltratta il padre convivente, il Gip gli vieta l’avvicinamento

MONFALCONE La convivenza era diventata insostenibile. Anzi, angosciante, se non fosse che era pure suo figlio. Ma alla fine, non ce l’ha fatta più a subire, era troppo anche per continuare forse a nutrire la speranza che la situazione potesse cambiare.

Che il loro rapporto potesse ricominciare nel recuperare quantomeno un equilibrio. Invece quel rapporto era ormai diventato così tossico e “malato”, da non dargli più tregua.

L’uomo, residente in città, s’è risolto a rivolgersi ai carabinieri per sporgere querela. Giacomo De Pangher Manzini, quarantenne è stato arrestato, ristretto nel carcere di via Barzellini. In sede di convalida della misura cautelare, il Gip ha disposto la liberazione del 43enne, ma con il divieto di avvicinamento al padre, quindi di entrare a Monfalcone.

Il figlio, in qualità indagato, è “attenzionato” dalla Procura goriziana da qualche tempo, il tutto culminato nel decreto di allontanamento. Questo perché il genitore è arrivato a temere per la propria incolumità. Il quarantenne è indagato per maltrattamenti e lesioni aggravate. Un vero e proprio caso di “codice rosso”.

La vita insieme, dalla fine del 2022, era diventata una continua sofferenza, tra aggressioni, percosse, ingiurie e minacce giornaliere, il figlio in preda a veri e propri raptus. Non c’era più pace in quella casa, ogni pretesto era motivo per scagliarsi contro il genitore, con violenza fisica e psicologica.

Per il pover’uomo era diventato un incubo, la paura, l’ansia ed il timore per la propria sicurezza. In più occasioni è stato costretto da scappare di casa. S’era rivolto anche più volte al Pronto soccorso. Un clima di costante tensione, il disagio ormai psicologico, interiore, il dolore non solo fisico, ma anche a piegare il suo stato d’animo la forza di andare avanti spezzata dai continui rimproveri, attacchi ingiustificati e graffianti, parole come fendenti, a cui seguivano spesso vessazioni fisiche. Era sfibrato, le giornate ridotte ad una “prigione” dentro le proprie mura di casa.

Era capitato che il figlio allungasse le mani, fino a stringergli con forza le mani attorno al collo con l’intento di soffocarlo. Schiaffi e pesanti ingiurie. Succedeva pure che, sempre in preda ad un frasario tanto drastico quanto dirompente, finisse per “dettare le sue regole” al padre nell’imporre le proprie esigenze e di fronte a rifiuti od obiezioni, lo affrontasse in malomodo fino ad avventarsigli contro, spintonandolo nel farlo cadere se non sputandogli addosso.

Il figlio si accaniva anche contro i mobili danneggiandoli, prendeva inoltre i vestiti del padre tagliandoli con le forbici. Insomma, giorni, ma anche notti da “trincea”, sottotraccia l’ansia ed il timore di cosa ancora potesse accadere. Una vita intollerabile, sotto scacco di ripetuti comportamenti aggressivi e violenti, le fughe da casa sempre in agguato, finendo in più occasioni all’ospedale.

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