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La testimonianza del pescatore caduto in mare a Trieste: «Ecco come gli agenti mi hanno salvato»

TRIESTE «Se adesso posso raccontare al Piccolo cosa mi è successo, lo devo ai poliziotti che mi hanno salvato la vita».

Lo choc è ormai passato, ma resta l’emozione nel ripercorrere l’accaduto e nel desiderio di dire «profondamente grazie» agli agenti della Polizia di frontiera marittima di Trieste. «Sono stati straordinari».

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Il signor Bruno R., 68 anni a breve, residente a Borgo San Sergio, è il pescatore in pensione che giovedì mattina – saranno state le 7 o poco più – è caduto in mare, sulle rive, in molo Venezia, a pochi passi dal “Pinguino”. Una disavventura che poteva costargli la vita. «Sono rimasto oltre dieci minuti in acqua, urlavo e nessuno mi sentiva. Tremavo dal freddo, il peso dei vestiti inzuppati mi trascinava sotto, stavo per annegare».

Signor Bruno, come ha fatto a cadere in mare?

«Allora, era mattina presto, circa le sette. Ero andato a pescare sul molo Venezia... io sono un pescatore in pensione, ho fatto questo per decenni. Insomma, non appena ho posteggiato il motorino subito dopo il locale “Pinguino”, mi è caduto il casco per terra ed è rotolato. Io, istintivamente, mi sono chinato per prenderlo per evitare che scivolasse in acqua. Ma sono inciampato... e imprecando sono caduto in mare di schiena».

Cosa indossava?

«Un giubbotto grosso, maglione, doppi pantaloni e scarpe da ginnastica. Il peso dei vestiti pieni di acqua mi trascinava sotto. Ma visto che per fortuna c’era bassa marea, ho tentato di aggrapparmi con le mani alle croste dei mitili attaccati al molo. Ho iniziato a sanguinare alle dita».

Ha gridato aiuto?

«Sì, ma nessuno sentiva. Da quanto ho capito, gli operai della Stazione marittima hanno visto una persona in mare e hanno allertato la Polizia. Ma io ero già da dieci minuti in acqua. Tremavo dal freddo».

A quel punto cosa ha fatto?

«Mi sono avvicinato al punto in cui pensavo fosse situata una scaletta di ferro piena di ruggine, ma non c’era. In quel momento sono arrivati i poliziotti. Si sono accucciati, spingendosi con il busto e le braccia verso di me, mentre altri colleghi e altre gente li tenevano per le gambe.

Sono stati straordinari, così come la poliziotta che era con loro... penso fosse una dirigente. Ma io non riuscivo ad aggrapparmi alle braccia dei poliziotti, allora mi hanno detto di fare un ultimo sforzo, di mettercela tutta... io ho infilato un piede nell’unico scalino che c’era e in tre mi hanno issato su.

Ero pesantissimo.. io già peso di mio 92 chili, s’immagina con tutti quei vestiti pieni d’acqua? Avrò avuto 120 chili... poi è arrivata l’ambulanza e mi hanno fatto spogliare per avvolgermi nelle coperte termiche perché ero in ipotermia. Ora sto bene».

Ha rischiato di annegare.«Sì, ma grazie ai poliziotti ora sono salvo. I triestini devono sapere quanto bravi sono stati: la tempestività, la determinazione, la volontà e la forza... sono vivo grazie a loro».

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