Gli effetti ed i significati della caduta di Avdiivka
Una sconfitta di poco conto oppure il via alla nuova avanzata russa? Il segno che la coalizione occidentale è meno vicina a Kiev rispetto a due anni fa o solo una battaglia persa per una banale questione di uomini e mezzi?
Sono diverse le domande che si porta con se la ritirata da Avdiivka delle truppe di Kiev che hanno lasciato la città all'esercito russo.
Secondo l’analista strategico Virgilio Lo Presti: «La sorte di Avdiivka era segnata già da inizio gennaio; il problema non era il se ma il quando la ex-cittadina sarebbe caduta. L’inferiorità ucraina si manifestava da tempo in tutti i settori: numero di soldati a disposizione, mancanza di fuoco di controbatteria, inferiorità nel numero di mezzi corazzati. La 110° Brigata Corazzata Ucraina ha combattuto fino all’esaurimento, senza mai ricevere la giusta rotazione per far rifiatare le truppe. La 3° Brigata d’Assalto che ora è intervenuta sul campo dovrebbe servire allo scopo di far sganciare la 110° da Andiivka senza subire troppe perdite»
I russi conquistano Avdiivka
I russi conquistano Avdiivka www.panorama.it
Ecco l'immagine che testimonia la caduta della città nella zona di Donetsk
E ora cosa accadrà?
«La conquista di Avdiivka in sé non rappresenta un cambiamento fondamentale dell’equilibrio bellico in Ucraina. A mio avviso è più significativo il suo valore in chiave difensiva e psicologica. Avdiivka era una città-fortezza che resisteva ai russi da nove anni ed era una postazione avanzata che minacciava da pochi chilometri di distanza la città di Donetsk; con la sua caduta i russi si garantiscono lo sblocco di Donetsk e la fine della minaccia ucraina su questo insediamento. A distanza di quasi un anno dalla conquista delle macerie di Bakhmut i russi possono ora fregiarsi della presa di una nuova ex-città ucraina, sebbene – proprio come a Bakhmut – ad un costo di perdite umane e materiali spaventoso. Ad Avdiivka i russi hanno nuovamente dimostrato di poter eseguire avanzamenti di massa. Oltre a tutto il resto, la sua conquista è la dimostrazione del problema che ha l’Ucraina nel reclutare nuove truppe a fronte della capacità russa di raccogliere un gran numero di uomini sotto la propria bandiera e di inviarli senza battere ciglio nel tritacarne della guerra. Così come a Bakhmut, così come nella Seconda Guerra Mondiale, ad Avdiivka il numero-potenza ha funzionato».
Le Dichiarazioni
Ieri il generale Oleksandr Syrskyi, che ha assunto il comando delle forze armate ucraine dall'8 febbraio, ha comunicato tramite i social media: «Le truppe di Kiev si stanno ritirando da Avdiivka (nella regione di Donetsk n.d.r), per evitare di essere circondate. Adotteremo le misure necessarie per stabilizzare la situazione e mantenere le nostre posizioni, spostandoci verso posizioni più vantaggiose per la difesa. I nostri soldati hanno adempiuto al loro dovere militare con dignità, facendo tutto il possibile per neutralizzare le migliori unità militari russe e infliggere perdite significative al nemico». Poco dopo, Oleksandr Tarnavsky, comandante dell'area, ha scritto su Telegram: «In ottemperanza all'ordine ricevuto, ci siamo ritirati da Avdiivka verso posizioni precedentemente preparate, in base alla situazione operativa circostante, al fine di evitare l'accerchiamento e salvaguardare la vita e la salute dei nostri soldati. Ho deciso di ritirare le nostre unità dalla città e di stabilirci in difesa su linee più favorevoli. In una situazione in cui il nemico avanza su un mare di cadaveri dei suoi stessi soldati e ha a disposizione dieci volte più munizioni, questa è l'unica decisione ragionevole». Poi il generale ucraino che è comandante del gruppo operativo e strategico delle truppe “Tavria”, ha ammesso che nel corso della ritirata da Avdiivka «alcune forze» sono state fatte prigioniere dai russi senza però specificare il loro numero. Da Monaco dove è intervenuto alla Conferenza sulla sicurezza, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato: «È stata una decisione logica giusta e professionale quella di salvare quante più vite possibile»
Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha dichiarato che attualmente non esistono le condizioni ottimali per ritornare al tavolo dei negoziati riguardo alla guerra in Ucraina. Durante un'intervista alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, il capo della diplomazia cinese ha precisato che, nonostante ciò, «la Cina non rinuncerà agli sforzi di mediazione fintanto che ci sarà una possibilità di risoluzione pacifica». Poi Wang Yi ha sottolineato l'importanza di avviare i colloqui di pace il prima possibile per ridurre le perdite da entrambe le parti coinvolte. Wang Yi ha inoltre menzionato la questione della sovranità e dell'integrità territoriale, insieme alle preoccupazioni per la sicurezza di tutti i Paesi. Ha anche dichiarato «che agendo in base a questi principi fondamentali, la Cina ha costantemente cercato di promuovere la pace e di facilitare i colloqui di pace in Ucraina». Parole sulle quali è lecito avere molte perplessità vista la vicinanza tra russi e cinesi. Per il segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha parlato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, la guerra in Ucraina «è una debacle strategica per Putin, per la Russia che ora è più debole».