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«Troppe scuole sparse, il sistema è in crisi», dall’Ic2 di Belluno l’invito a ragionare di accorpamenti

«Il nostro sistema scolastico, pensato in pieno boom economico-demografico per servire capillarmente una popolazione sparsa in un vasto territorio, oggi non può più reggere, specialmente nelle frazioni lontane e nei piccoli paesi».

A parlare e entrare nella discussione sul futuro della scuola nel capoluogo è il presidente del consiglio di istituto dell’Ic 2 Tina Merlin, Paolo Bello. Anche per lui, è necessario, vista la crisi demografica, iniziare a ripensare l’organizzazione della rete scolastica «essendo pronti anche a fare delle scelte difficili e impopolari, se è necessario», sottolinea Bello.

Per il presidente del consiglio di istituto dell’Ic 2, i temi della formazione scolastica e il drammatico calo della natalità sono le due emergenze sociali più gravi «che la nostra comunità deve affrontare dal dopoguerra ad oggi. Sono evidentemente connesse tra loro e implicano la necessità di rivedere un po’ tutto: politiche familiari, edilizia scolastica e abitativa, trasporti, offerta formativa, politiche del lavoro. Insomma, una rivoluzione drastica del nostro sistema di convivenza civile a tutti i livelli», sottolinea ancora Bello.

Queste parole arrivano basandosi sul fatto che chi studia demografia sta spiegando ormai da tempo che il futuro del nostro Paese è gravemente a rischio. In ambito scolastico, fino ad ora, abbiamo visto solo alcuni effetti del calo demografico: nei prossimi 3-5 anni è previsto un calo verticale delle iscrizioni a scuola «e il nostro sistema scolastico sarà letteralmente divelto dalle radici. A fronte a questo scenario apocalittico noi siamo completamente impreparati. La politica naviga a vista, senza idee, senza visione d’insieme, senza il coraggio di scelte impopolari, lasciando la scuola da sola ad affrontare il disastro, come se il problema fosse della scuola e non di tutta la comunità», continua ancora Bello che aggiunge: «Il nostro sistema scolastico oggi non può più reggere, specialmente nelle frazioni lontane e nei piccoli paesi. È necessario pertanto ripensare sia l’offerta formativa - in capo alla scuola - che l’offerta dei servizi come il trasporto e l’edilizia scolastica, il dimensionamento degli Istituti Comprensivi e la dislocazione dei vari plessi (questioni in capo al comune)».

Bello riconosce che questa operazione non sarà però indolore: «Richiederà coraggio di scelte che preservino la qualità dell’offerta formativa. I piccoli istituti non sono in grado di offrire servizi educativi diversificati. Le scelte dovranno cercare, inoltre, di evitare il più possibile la chiusura di plessi periferici sapendo però che questo sarà presto inevitabile».

Per il rappresentante dei genitori da 11 anni del comprensivo Tina Merlin, sarà necessario lavorare di più su questioni come le mense scolastiche, le classi primavera all’infanzia, l’ottimizzazione del trasporto pubblico, la creazione di poli scolastici sul modello nord europeo. «E sarà necessario farlo non studiando i numeri di oggi ma le proiezioni demografiche a 20 anni. Per fare questo, la scuola, le famiglie e l’amministrazione devono muoversi insieme, senza imposizioni dall’alto o barricate inutili. La scuola non è dei presidi, non è degli insegnanti, non è delle famiglie. La scuola è della comunità e la comunità insieme deve affrontare i problemi».

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