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La Nord si trasferisce nel settore Distinti, tifa per la squadra e insulta i giornalisti

UDINE. “Razzisti” e altri insulti: di tutto è piovuto sulla Curva Nord dopo i fatti di Udinese-Milan. Rieccolo, un mese dopo, lo spicchio del Friuli più caldo: ultras e affini, scacciati dal proprio settore, espropriati a furor di media del proprio dominio, della loro casa.

A ospitarli i Distinti. Nel pre-partita, girano i tornelli, più di quanto abbiano fatto col Monza nel primo dei due turni di chiusura parziale imposta al Friuli in relazione al caso Maignan.

Si riempie l’impianto, si scalda la voce, gli aficionados bianconeri affacciati sulla bandierina, non lontani dai loro posti di sempre. Annuncio delle formazioni, applausi a Scuffet. Sciarpata, bandiere al vento, sapore di calcio, voglia di tifo. E di vittoria. Scattano allora i cori, i soliti, mirati a spingere la Zebretta al successo.

La Nord, però, non dimentica. Esce il pallone, dunque, e arriva il ringraziamento canoro per il trattamento ricevuto, secondo gli ultras, in queste settimane da giornalisti e alte sfere del calcio italico, tra “vaffa” e appellativi di circostanza. L’originalità della Nord trova poi sfogo nell’inedito, rivisitato «Udine!», la “U” di inizio termine ripetuta, provocatoria e scomoda.

In campo, intanto, la squadra avanza, prende terreno. Segna: Zemura a giro, festa generale. Applausi e mormorii di approvazione. «Fate gol», accenna la Curva, osservando i propri ragazzi spingere alla ricerca del doppio vantaggio. Quindi, altri insulti. Si spara nel mucchio con parole al vetriolo: «Giornalista pezzo di m...». L’Udinese intanto va forte, Lucca sfiora il 2-0 e viene ripresa da Gaetano a un passo dall’intervallo.

Più propositiva, la formazione di mister Ranieri centra una traversa, accende un settore ospiti colmo di fedelissimi giunti dal Triveneto e oltre. Man mano che il tempo passa, i sardi iniziano a giocherellare con il cronometro, quasi appagati, per la rabbia crescente del pubblico di casa. Ma con i rivali in calo, il Cagliari prende coraggio. «Alè Udin», intona la Nord, tentando di compattare l’ambiente, squadra compresa. L’effetto sperato non c’è: finisce l’incontro, piovono i fischi, coperti appena dal boato delle casse. E dal coro degli ultras, comunque vicini alla squadra, in barba ad accuse e chiusure.

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