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Andrea e i cani poliziotto, il sogno divenuto realtà tra Italia, Spagna e Usa

Andrea e i cani poliziotto, il sogno divenuto realtà tra Italia, Spagna e Usa

foto da Quotidiani locali

Rivarolo Canavese. Sin da piccolo Andrea Bogiatto, classe 1981, originario di Rivarolo, sapeva cosa avrebbe fatto da grande: il suo sogno era diventare un poliziotto col cane. Un sogno divenuto realtà, perché oggi, dopo un decennio nella Polizia italiana, ha scelto di addestrare cani poliziotto, prima in Italia e in Spagna e ora anche negli Stati Uniti d’America.

Ci racconta come e quando è nata la sua idea di fare il poliziotto con il cane e quale è stato il suo percorso?
«Sapevo che avrei fatto il poliziotto con il cane da quando avevo 6 anni. Una volta cresciuto, seguendo lo stimolo di mio papà di fare il carabiniere, mi iscrissi anche all’università. La leva era ancora obbligatoria e così decisi di entrare nella Polizia. Poi non me ne sono più andato, lasciando anche gli studi. Ho lavorato come poliziotto per una decina di anni, anche in Canavese, sia nel reparto mobile, sia in quello denominato K9, in cui mi sono specializzato nell’istruzione e nella conduzione di cani. Dopo 10 anni la mia divisa non me la sentivo più addosso, così decisi di lasciare l’Arma. Entrare ed uscire dalla Polizia sono state entrambe le scelte migliori fatte in vita mia, perché poi ho avuto modo di sviluppare la mia attività privata di istruzione cinofila».

Dopo questo percorso ha deciso anche di lasciare l’Italia per andare negli Stati uniti d’America: come è andata questa esperienza?
«Ho seguito lo spunto di mio fratello, che viveva in Florida, e una volta lì ho seguito un’accademia. Dopodiché ho conosciuto uno sceriffo e, vedendo che dal punto di vista cinofilo erano più indietro rispetto a noi, mi sono offerto di addestrare un primo cane: lo addestrai in Italia e poi lo donai allo sceriffo. Dopo il primo cane antidroga, un breton di un anno di nome Chica, ottenni una prima lettera di endorsement e nel frattempo le richieste di cani addestrati aumentarono. Per questo motivo avevo chiesto il visto per poter restare negli Usa, la Visa: i requisiti c’erano, ma inizialmente la mia richiesta venne respinta. Il mio obiettivo, però, era venire a vivere qui e avrei continuato a provarci. A quel punto avevo già conosciuto mia moglie e avevo numerose collaborazioni attive con la Polizia olandese e tedesca per il settore K9 e quello antisommossa, le mie specialità, così tornammo insieme in Europa. Nel 2016 ci trasferimmo in Spagna, a Malaga, e qui sono nati i nostri tre figli. Ho proseguito la mia attività in Andalusia, collaborando anche con i Paesi dell’America del Sud, dall’argentina al Brasile, sviluppando ulteriormente i percorsi formatici e ottenendo io stesso diplomi e certificati. La voglia di tornare negli Usa, però, non mi abbandonava mai, così nel 2021 ci siamo nuovamente trasferiti».

Cosa ha trovato dall’altra parte dell’Oceano Atlantico?
«Ho subito rifatto la richiesta per il visto e questa volta, con l’aiuto di un avvocato, forte dell’esperienza acquisita, l’ho ottenuto nel 2022. È stata una prima volta nella storia del Paese che venisse dato un visto per lavorare nel K9. Adesso il nostro percorso sta continuando a Gainesville, in Florida, dove sto collaborando con la Polizia dello Stato del settore cinofilo e in quello dell’ordine pubblico. Come è stato venire qui? Lo shock culturale è stato importante, soprattutto arrivando dalla Spagna: le persone negli Usa sono più fredde e diffidenti rispetto ai popoli del Mediterraneo. Fortunatamente ci sono tanti latini, che hanno il nostro stesso approccio alla vita. Il rapporto con il cibo non è dei migliori e non è facile adattarsi, ma con la mia famiglia abbiamo scelto di non chiuderci nelle comunità italiane come tanti fanno. Io mi considero un cittadino del mondo, orgoglioso delle mie origini e della storia dell’Italia (sono anche un grande appassionato dello storico Alessandro Barbero), ma non sento nostalgia di casa».

Rifarebbe, quindi, la stessa scelta di partire verso gli States?
«Certamente, questa è una terra di grandissime opportunità, qui è tutto possibile. E io sono riuscito a realizzare ciò che già avevo cominciato in Italia. Inoltre, un aspetto che apprezzo molto è che qui è concesso fallire, ciò che conta, a qualsiasi età, è sapersi rimettere in piedi». —

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